Un’autentica Signora della Tavola e il bon ton per un perfetto pranzo di Natale, conciliando estetica e funzionalità senza perdere di vista il piacere dello stare insieme.
Miss en place
Barbara Ronchi della Rocca
A dispetto di tutti i tentativi di dimenticarli e minimizzarne l’importanza, riti e feste tradizionali sopravvivono. Per fortuna, perché danno un valore simbolico alle vicende della nostra vita e ripropongono il potere profondo dell’affettività e della memoria.
Natale, in tutto il mondo cristiano, è il momento in cui la famiglia si riunisce intorno al tavolo imbandito, per consumare un pasto ricco di significati. Pertanto, la tavola natalizia è (dovrebbe essere) molto più di un luogo in cui apprezzare il piacere del gusto e i sapori della buona cucina. I piatti più belli, i bicchieri più eleganti, la tovaglia ricamata o comunque ben intonata costituiscono gli elementi di un festeggiare che parla di amore e di cura per chi ci è caro.
Ma la bellezza della tavola non è fatta di lusso o ostentazione, anzi, proprio l’opposto: non cadiamo nell’equivoco del “più spendo, più faccio bella figura”. Perché proprio nel ricercare il lusso è assai facile commettere qualche passo falso. Basta vedere le tavole di certi ristoranti stellati, tutte concentrate sull’aspetto estetico e bellamente incuranti di (sacrosante) esigenze di comodità d’uso: con piatti piani enormi, che allargano a dismisura il posto a tavola (e non entrano nelle comuni lavapiatti), o quadrati, in cui è difficile “inseguire” il cibo. O le posate scandinave, tanto di moda, con un’estetica esagerata e non in sintonia con la nostra tradizione culinaria: forchette a rebbi cortissimi (con cui è impossibile afferrare gli spaghetti), cucchiai “a paletta” inadatti ai nostri minestroni, coltelli corti e larghi che non riescono a tagliare una bistecca. Inutile dire che odio i bicchieri quadrati con cui è impossibile bere senza sbrodolarsi!
Invece la tavola apparecchiata con vasellame e posate di gusto classico non passa mai di moda. Perché è fatta di storia. Di oggetti che hanno in sé il calore, la tradizione, la memoria, forse la nostalgia. E la bellezza. Di cui abbiamo sempre più bisogno. Risolviamoci quindi a usare più spesso il servizio “bello” o le posate d’argento ereditate dalla zia, che se ne stanno sempre chiuse nella custodia di panno in nome di una presunta difficoltà di pulizia.