Non vorrei sembrarvi cinico se, non godendo il privilegio di una fede alla quale afferrarmi, dichiaro che il Natale è la più dolce e medicale tra le invenzioni umane. D’altra parte, è un’ansa del tempo accessibile a tutti, senza obbligo di tessera, biglietto o iscrizione. Natale è, per chiunque lo voglia, un pensiero libero tra mille costretti; una carezza tra uno schiaffo e l’altro; una salvifica scialuppa, sia pure limitata nel viaggio.
E allora? Da tempo, non invio più letterine a Babbo Natale. Coglierò al volo questa amata tregua, per scriverne una agli chef, agli osti, ai ristoratori. È un alfabeto di cattivi propositi da censurare per l’anno che verrà.