editoriale
Antonello Maietta

Nell’anno del cinquantesimo anniversario della nascita dell’Associazione Italiana Sommelier è indispensabile ricordare quel particolare momento storico dell’esordio. Eravamo in pieno boom economico, si era scomodato persino il prestigioso giornale britannico “Financial Times” per assegnare alla Lira, a cui guardiamo ancora con molta nostalgia, la palma di moneta più affidabile tra quelle del mondo occidentale. Il reddito nazionale cresceva, grazie a un sistema che marciava spedito, i cittadini si sentivano confortati dall’incremento dei salari e dei posti di lavoro, crescevano di pari passo i consumi. Lentamente si allontanava lo spettro degli anni bui del dopoguerra con il Paese interamente da ricostruire. È pur vero che la carenza di strutture di base, come scuole e ospedali, segnava la priorità tra i problemi ancora da risolvere, ma è innegabile che parecchie opere pubbliche furono oggetto di particolare attenzione: nel 1965 fu inaugurato il traforo del Monte Bianco e l’anno prima era stata completata l’Autostrada del Sole.

Curioso pensare come a quell’epoca, al cospetto di un’industria che viaggiava a gonfie vele, il comparto più incerto e preoccupante della nostra economia fosse quello dell’agricoltura. Ebbene, a distanza di cinquant’anni le attenzioni saranno nuovamente dedicate a quest’ambito, l’EXPO accenderà i riflettori su un settore in cui oggi l’Italia si difende molto bene e al quale sempre più spesso affidiamo il delicato e impegnativo compito di rappresentarci all’estero.

Questo 2015 sarà per noi denso di opportunità per fare festa, ma allo stesso modo sarà innervato da innumerevoli spunti di riflessione. Cercheremo nelle nostre radici i motivi di un innegabile successo, evidenziando il coraggio dei nostri predecessori quando decisero di aprire le porte dell’Associazione anche ai non addetti ai lavori. Quell’esperienza, per nulla esente da biasimo allora, sancì la nascita della nuova figura del Sommelier comunicatore, un professionista dedito al racconto del vino al di fuori degli spazi canonici della ristorazione. Fu poi la volta dell’ampliamento dei programmi dei corsi di formazione a tutto l’universo dell’agroalimentare, prevedendo e anticipando le richieste del mercato del lavoro. Abbiamo contribuito a innalzare il livello di conoscenza di un prodotto strategico per l’economia italiana, convinti da sempre che la cultura sia un bene prezioso e, come tale, debba essere messo a disposizione di tutti.

Se nel 1965 prevaleva un clima generalizzato di ottimismo, possiamo affermare con tranquillità che in casa AIS questo entusiasmo non è mai cessato, probabilmente perché in tutti i momenti critici e nelle scelte più difficili che questo nostro meraviglioso sodalizio ha dovuto affrontare nel corso degli anni non è mai venuta a mancare la coesione interna.

Per questo motivo non ci resta che dire: