l'appeal della Apple Isle
Lisa Cardelli

Tra le regioni vinicole australiane la Tasmania è la sola a essere considerata come un’unica “GI” o Indicazione Geografica. Dietro questa generalizzazione si nasconde tuttavia una variegata differenziazione di climi e suoli, tanto da suscitare l’interesse di molti vigneron australiani e non. L’“Isola delle mele” (così denominata per la grande produzione di questi frutti), pur rimanendo un’unica Indicazione Geografica, è suddivisa in subzone o sottozone. Il famoso winewriter e vigneron australiano James Halliday ripartisce lo stato fra le zone del nord e del sud, mentre il sito ufficiale di Wine Tasmania individua sette sottozone: North-West, Tamar Valley, North-East, East Coast, Coal River Valley, Derwent Valley e Huon Channel.

Separata dalla costa meridionale della main land australiana, la viticoltura non esisterebbe se la sua parte occidentale non fosse quasi interamente ricoperta da fitte foreste, capaci di proteggere dai potenti e continui venti gelidi dell’Antartide, che spirano da Ponente, e rilasciando nelle zone vitate solo 500 mm di pioggia dei 2000 annuali. Il fenomeno dei roaring forties, come da sempre li hanno chiamati i marinai locali, è tipico in questa parte del globo sistemata tra i 40 e 50 gradi di latitudine sud, dove in primis Tasmania e Nuova Zelanda sono spazzate da questi venti, causati dalla combinazione dello spostamento di masse d’aria dall’equatore, attraverso il Polo Sud, e dalla particolare rotazione terrestre. A livello di temperature, nel nord dell’isola si raggiungono facilmente gli estremi registrati nella Champagne e nel Rheingau, mentre nel sud si può arrivare a temperature ancora più fredde. La viticoltura è possibile grazie alla combinazione di lunghe ore di luce, dovute alla latitudine, e alla mite temperatura durante il ciclo vegetativo, che favorisce una lentissima maturazione dell’uva.