Esiste un Abruzzo del vino ancora poco noto, situato nelle zone interne, spesso ad altitudini considerevoli, dove si pratica una viticoltura di montagna, vitigni d’alta quota compresi.
l'Abruzzo va in montagna
Fabio Pietrangeli
L’Abruzzo, situato al 42° parallelo, è inserito perfettamente al centro dell’areale di coltivazione della vite nell’emisfero boreale. Per il 65 per cento la regione è caratterizzata da un’ampia fascia di territorio montuoso, e per la parte restante da una zona collinare suddivisa in collina interna e collina litoranea che arriva a ridosso del mare Adriatico. Nella fascia costiera e collinare, dove si concentra oltre il 95 per cento della superficie viticola regionale, stimata in 32.000 ettolitri, il clima è temperato, con precipitazioni annue che superano mediamente i 700 mm; il periodo più piovoso si registra tra novembre e dicembre (oltre 80 mm/mese), mentre il mese più asciutto è luglio (intorno a 30 mm). Le temperature medie annuali oscillano tra i 12 °C di aprile e i 16 °C di ottobre, con l’intermezzo dei mesi di luglio e agosto, intorno a 24-25 °C. L’indice di Winkler, ossia la temperatura media attiva nel periodo aprile-ottobre, è compreso tra 1800 e 2200 gradi/giorno, cosa che garantisce la maturazione ottimale dei principali vitigni coltivati, dai più precoci chardonnay, moscato e pecorino, a quelli a maturazione intermedia, quali trebbiano toscano, trebbiano abruzzese, passerina e cococciola, per finire con il montepulciano che beneficia dell’accumulo di calore per maturare perfettamente e fornire uve ricche di zuccheri, colore e polifenoli.