tutti i vini
del presidente

Massimo Castellani

La straordinaria carriera politica di Thomas Jefferson annovera un’inaspettata esperienza nel mondo del vino. In un minuzioso diario di viaggio in qualità di diplomatico illustra i tratti peculiari delle produzioni vitivinicole francesi e piemontesi.

Thomas Jefferson, uno dei redattori della Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti (4 luglio 1776), ebbe una carriera politica sfolgorante: fu Governatore della Virginia (1779 e 1780), Segretario di Stato (1789) e poi Presidente per due mandati, dal 1801 al 1809. Fautore di una federazione decentrata e di una politica di colonizzazione dei territori americani dell’ovest, rafforzò le basi di un’economia agraria e di una strategia di isolamento dall’Europa e, nel 1803, acquistò dalla Francia la Louisiana. Maturò esperienza sul vino ricoprendo l’incarico di Diplomatico presso la Corte del Re di Francia a Parigi, dal 1785 al 1789, in sostituzione di Benjamin Franklin.


Durante il soggiorno francese, il futuro presidente raccolse notizie sull’agricoltura allo scopo di migliorare le condizioni delle campagne americane. Il 28 febbraio 1787 intraprese un viaggio solitario in carrozza passando per la Borgogna, la valle del Rodano, la Provenza, fino al Piemonte. Nel corso del tragitto annotò con grande minuzia ogni cosa degna di essere riportata. Il diario esordisce con giudizi critici per i vini dello Yonne (“non buono”) e la condizione di povertà dei contadini, a differenza della Borgogna che godeva già di grande redditività nella produzione enologica. Infatti, nelle taverne di Digione le bottiglie di Vosne erano vendute a prezzi elevati.