il cuore
(in)contrastato di Milano

Ilaria Santomanco

In una città in continuo divenire, una passeggiata per i locali storici del Centro, tra passato e futuro. Aspettando il prossimo Congresso.

Piazza del Duomo rappresenta il centro della città, reale e simbolico, la più classica delle mete per chi visita Milano. La cartolina che un tempo si spediva, prima che arrivassero le foto su WhatsApp, Facebook e Instagram. La mole della cattedrale, imponente e leggiadra, prendendo a prestito le parole del poeta inglese Shelley “è un’opera d’arte che fa sbalordire. È tutta di marmo bianco, frastagliata da guglie di altezza immensa, lavorate e scolpite, e ornate di statue, in modo mirabile. L’effetto di questi pinnacoli, che forano la solida profondità del cielo d’Italia, alla sera, sotto il chiaro di luna, quando le stelle sembrano sparse in mezzo alle ombre delle guglie del Duomo, offre uno spettacolo che supera tutto ciò di cui io credevo capace l’architettura”.

Sarebbe opportuna una visita per ammirare la selva di pilastri, che il sole talvolta, accarezzando le vetrate come dita su un’arpa, picchietta di caleidoscopici riverberi colorati, senza tralasciare di riverire il grappolone d’uva della Terra Promessa che ammicca da un angolo della facciata, ad altezza d’uomo. Si sa, i sommelier amano l’uva in tutte le sue forme.