EXPO food circus
Valerio M. Visintin

Che cos’è l’Expo? La mattina del primo maggio, mi sono presentato all’ingresso con questa domanda in tasca. Sotto un cielo di nuvole umide e spesse, dal vastissimo catino del teatro all’aperto rimbalzava l’eco della cerimonia inaugurale. Celebrità nostrane, funzionari governativi di mezzo mondo, giornalisti e visitatori della prim’ora indossavano un identico sguardo incerto ed emotivo, come quei cani al guinzaglio che vedono il padrone in lontananza.

I colleghi, in attesa ai tornelli, sguainavano smartphone, tablet e sospiri impazienti. I più disinvolti squittivano, come in gita scolastica, mostrandosi l’un l’altro le foto dei pass; ambitissimi feticci, che a novembre penderanno con artata nonchalance da qualche gomito di mobile in salotto. Cinguettii da cosmonauta di una cronista bionda appollaiata su quei tacchi che a tarda sera avrà stramaledetto: “Ciao, cara, dove sei? In Ecuador? Io sto per entrare. Ci vediamo in Olanda tra dieci minuti”.

Che cos’è l’Expo? Al termine di quella prima giornata contusa, ho segnato sul taccuino una sintesi rabbiosa: “Vesciche, pioggia, stanchezza negli occhi e nelle gambe”.

Ma ancora oggi, dopo settimane di maratone su quel tavoliere di cemento, non ho trovato una risposta. Tutt’al più, potrei dire di aver raccolto un quadro scomposto di indizi.