L’amato pomodoro, simbolo di solare mediterraneità, arriva da molto lontano, dalla terra degli Aztechi. Per il mondo occidentale una scoperta che vale un Perú.
adoro
il pomodoro
Morello Pecchioli
Mi sbròdolo d’immensa. O san Giuseppe (Ungaretti), patrono dei poeti ermetici e dei buongustai di prim’ordine, categoria alla quale, come sappiamo bene, anche tu appartenesti, perdona la profanazione del tuo verso sublime. Non è colpa nostra se ogni volta che ci accostiamo all’Immensa Rossa sbrodoliamo camicie, inzaccheriamo cravatte, impatacchiamo giacche. L’Immensa Rossa, la salsa di pomodoro, meraviglioso dono degli dei, condimento con il più alto q.b., quoziente di bontà, di tutti gli altri intingoli, ricambia l’amore con trasporto.
Se, avvinghiata agli spaghetti, l’avvolgi nella forchetta con impaziente voluttà, ti salta addosso. Se, ingordo, inzuppi un boccon di pane sul sugo scarlatto rimasto in fondo al piatto, versa lacrime di gioia nei punti non coperti dal tovagliolo. Se, goloso, t’accosti alla pentola dove gorgoglia per concentrarsi meglio – plof, plof – ecco un zac che t’impillacchera. È il suo modo per dirti: Godimi, sono parte di te.
Gli storici della gastronomia concordemente stabiliscono nel 1770 la vera data della rivoluzione del pomodoro, cinque anni prima dell’insurrezione americana, diciannove prima della rivoluzione francese e ben centoquarantasette prima di quella sovietica. Fu, come le altre, una rivoluzione rosso sangue, ma gli unici globuli versati furono quelli dell’ortaggio che, nel frattempo, aveva trovato casa sui terreni vulcanici della piana del Sarno, con superba vista sul Vesuvio. Aveva individuato il santo protettore, San Marzano, e scelto il popolo cui essere fedele in vita e in morte, la gente napoletana.
E siccome in certe cose siamo tutti napoletani, il pomodoro abbracciò volentieri tutti gli altri italiani. Grati di tanto amore lo abbiamo ricambiato permettendogli, unico ortaggio tra tutti, di fregiarsi di ben tre plurali: pomidori, pomidoro, pomodori. Quando Garibaldi, dopo Teano, si ritirò a Caprera con un sacco di cipolle, i Mille tornarono a casa con i San Marzano nelle giberne. Gli italiani adottarono il pomodoro, originario dell’America Latina, come cosa loro, migliorandone prima l’aspetto, il colore e il sapore, poi diffondendo in Europa e nel mondo la grande cultura della cucina tricolore, verde, bianca e rossa pomodoro. Come dire che l’Italia si è trasformata in centrifuga e ha fatto partire infiniti schizzetti di sugo che hanno allegramente imbrattato tutti i piatti del mondo.