millennials sommelier
AIS Staff Writer

Il tema dei “millennials”, cioè la generazione nata tra il 1980 e il 2000, è uno dei più dibattuti nel mondo del marketing. Si susseguono senza sosta inchieste, report e analisi su questa numerosa generazione, che sta avviandosi a diventare protagonista dei prossimi quarant’anni, con una certezza su cui tutti concordano: questo futuro sarà molto diverso da quello immaginato dai predecessori. In fatto di vino, questa generazione rappresenta per l’Italia un bacino di utenti di circa 11 milioni e mezzo di persone, per cui si studia dal punto di vista sociologico come indirizzeranno i loro interessi, commerciali e non, per poterli anticipare. 

Le testate giornalistiche hanno riproposto questa tematica, analizzando diversi studi. Con fervore si è cercato di avvalorare una tesi o un’altra, ma la sostanza del contendere è rimasta inchiodata a un dato di fatto inconfutabile, espresso anche da uno che di queste cose se ne intende, Oliviero Toscani, il quale ha affermato nel programma radiofonico “Non sono obiettivo” che i giovani non si sono creati nuovi idoli, non hanno strattonato la realtà delle generazioni precedenti, con il risultato che, nonostante il nuovo tecnologico nato nel frattempo, si trovano a celebrare idoli come Bob Dylan e The Rolling Stones, di cui potrebbero essere i nipoti. E il nuovo dov’è? 

Le nostre riflessioni sono chiaramente incentrate sul pianeta vino. Non abbiamo mai messo in discussione che Barolo o Brunello di Montalcino non siano in grado di mettere d’accordo grandi e piccoli, e lo stesso vale per i vari vini bio. Un lampo, però, ha folgorato la nostra meditazione a proposito dell’approccio che questa generazione potrebbe imporre sul modo di acquistare vino e di istruirsi in tema di degustazione: quest’ultima parte è quella più affine alla nostra missione istituzionale. 

La prima analisi, e forse la migliore, punta al fatto che la connessione internet li rende globali. Quasi tutta la parte dell’informazione e dell’apprendimento di cose nuove passa dalla rete, e le applicazioni hanno definitivamente sostituito il “Reader’s Digest”. Il vino entrerà di certo a far parte della quotidianità dei millennials. Lasciamo ad altri l’appeal merceologico da creare e il gusto da proporre, a noi interessa capire se c’è qualcosa di intuibile nella formazione dei millennials sommelier, che dialogheranno con i millennials consumatori. 

Gli States, con quella guaglioneria che spesso li caratterizza e che spacciano per friendly, hanno coniato la professionalità dell’“hipster sommelier”: un professionista che parla di vino a modo suo, decodifica la rigidità della tecnica di degustazione, ha un pensiero alternativo e soprattutto un autonomo gusto per il vino. Due cose dovranno attirare il cliente: il sommelier e il vino, insieme. L’Italia non è così in fatto di sommelier, o perlomeno non lo è ancora, ma qualcuno potrebbe avere le doti e la propensione per assorbire questo nuovo modo di contatto col vino. Non resta che gettarsi sull’innovazione della formazione, che abbia le radici nel passato e il futuro nella dinamicità dell’insegnamento e dell’apprendimento. Un esempio: il libro è statico, internet è dinamico. 

Il bello deve ancora arrivare, ha sentenziato qualcuno; di certo, l’attuale sistema internet sarà superato nell’arco di qualche anno. Il millennial sommelier avrà a disposizione nuove modalità di conoscenza, che misceleranno il rigore della classicità con le informazioni naviganti, sulla cui autenticità molti sono disposti a credere, ma sulle quali incombono drammatici dubbi e nascoste incertezze. Sotto questo aspetto la formazione del sommelier elaborata attraverso cinquant’anni di storia dall’Associazione Italiana Sommelier è ormai consolidata, in un consesso mondiale che attira le nuove leve non solo per i contenuti, ma per l’autenticità con cui li rappresentiamo: un mix formidabile che dà fiducia al nostro brand. 

Abbiamo compiuto molti passi in questa direzione negli ultimi anni, con uno studio e uno sviluppo sempre più articolato di interconnessione didattica, formativa e informatica; abbiamo creato una delle prime formazioni dinamiche del settore, cui seguirà un ulteriore sviluppo per consolidare ogni nuovo tassello educational inserito nel percorso didattico per diventare sommelier. Il futuro del corso avrà quindi dinamicità, superando la lezione frontale in aula e attivando un dialogo nuovo per tutta la durata del corso. Questo significa un interesse reale nei confronti dei millennials. La nuova professionalità del sommelier sarà ancor più fusa tra manualità e tecnologia. Immaginiamo le carte del vino del futuro come un’applicazione che ogni ristorante o enoteca farà gestire al sommelier, mettendo a disposizione della clientela informazioni più dettagliate e personalizzate rispetto alle liste dei vini delle attuali versioni cartacee o visibili nei siti aziendali. Ci sarà molta dinamicità d’informazione, perché il cliente potrà interagire con l’applicazione, segnalando le sue impressioni e le sue riflessioni sul vino degustato in quel locale. 

Ancora non riusciamo a prevedere del tutto la professionalità dei millennials sommelier AIS e tantomeno di quelli che verranno dopo. Una cosa però è certa: saremo in prima fila e metteremo a frutto un’esperienza dalla storicità unica e non clonabile, perché dal vero passato nasce il vero futuro.