i bandi di Cosimo III
Massimo Castellani

Il Serenissimo Gran Duca di Toscana, e per S.A.R. Gl’Illustrissimi Signori Deputati della Nuova Congregazione sopra il Commercio del Vino […] anno stabilito, concordato e fermato le Circonferenze, e i suoi Confini dell’accennate quattro Regioni cioè, Chianti, Pomino, Carmignano, e Vald’Arno di Sopra, nella forma, ch’appresso. 

Così iniziava lo straordinario e innovativo bando di Cosimo III de’ Medici, emanato il 24 settembre 1716. Per capire l’originalità legislativa di questo atto, occorre comprendere il momento storico in cui operò il granduca. 

Sul palcoscenico politico dell’Europa tra la fine del Seicento e l’inizio del secolo successivo primeggiava uno scontro bellico fra la monarchia assolutista di Luigi XIV e la più aperta regalità inglese. Il contendere era la successione al trono di Spagna, pilotata dal Re Sole in favore del nipote Filippo di Borbone, non gradita da Inghilterra, Austria e dagli altri paesi legati nella Santa Alleanza. Questo si ripercuoteva sui rapporti commerciali, evidenziando una forte criticità nell’esportazione del vino gallico in quei mercati. Il Portogallo, sfruttando questa congiuntura, con il trattato di Methuen del 1703 aveva favorito l’ingresso del Porto in Inghilterra. In dieci anni i Lusitani acquisirono oltre la metà del mercato vinicolo britannico, facendo passare come orgoglio patriottico e antifrancese il consumo del vino liquoroso dell’Alto Douro. 

Il lunghissimo governo di Cosimo III, dal 1670 al 1723, agli occhi degli storici è stato ritenuto di mediocre spessore politico e sociale. Montesquieu nel suo Viaggio in Italia lo descrive così: “È un buon sovrano, intelligente ma molto pigro e, inoltre, gli piace un po’ bere, anche liquori. Non si fida di nessun ministro e spesso li strapazza ben bene e ciò può accadere nei suoi momenti di ebbrezza. Per il resto, il miglior uomo del mondo”. 

In questo grigiore politico Cosimo nutriva un grande interesse per il mondo del vino. Per lui la botanica era una vera passione e nella Villa di Castello, sulle colline fiorentine, collezionava ogni sorta di frutta e varietà di uva conosciute in Toscana, in buona parte d’Italia e addirittura in Europa. Di questa raccolta ampelografica abbiamo preziosa testimonianza nelle due tele di Bartolomeo Bimbi, pittore al suo servizio, in cui sono raffigurati settantasette vitigni riprodotti a grandezza naturale e corredati di legenda esplicativa. Al 1716 si data la fondazione della Società Botanica Fiorentina (primo sodalizio botanico del mondo) da parte di Pier Antonio Micheli, autore del trattato Istoria delle viti che si coltivavano in Toscana, in cui si descrivono e si raffigurano centottantasette vitigni, ma già alla fine del Seicento il medico granducale Francesco Redi aveva raccontato i vini locali nel poemetto Bacco in Toscana.