delizie natalizie
AIS Staff Writer

A Natale va in tavola la tradizione, in tutto il mondo. I Presidenti Regionali dell’AIS propongono un piatto delle feste e un vino in abbinamento, rappresentativi del proprio territorio.

Non è Natale senza un pranzo da gustare in famiglia con i propri cari. Questo giorno simbolico, inizialmente incentrato sulla valorizzazione della realtà umana del Bambin Gesù, ai nostri giorni si è allontanato dall’esclusività religiosa cristiana, assorbito da altre culture. Lentamente la tradizione si è saldata nel quotidiano, ha assunto valenze ed esteticità molto variegate, abbinando al presepe cristiano l’albero di Natale, pagano, lo scambio dei regali, fino a preparare dolci e cibi radicati nella tradizione del focolare domestico. Infatti, la cena della vigilia o il pranzo di Natale esulano dal contesto religioso di quei popoli che professano altri credi; resta però la sostanza: cibi e dolci abbondano e il vino va di pari passo. 

L’essenza del cibo cambia a seconda che si tratti della cena del 24 o del pranzo del 25, che si mangi di magro o di carne, e muta non solo da nazione a nazione, ma anche da regione a regione, fino a distinguo microterritoriali, quelli più intimi e suggestivi, quelli del puro Natale gastronomico. Si va dalla carne di maialino alle salsicce bianche in Germania con tanto Riesling della Mosella o la nuova star, il Pinot nero del Pfalz. Ostriche e foie gras animano i boulevard di Parigi, abbinati ai vini della Loira, dal Muscadet al Bonnezeaux. L’anatra nel Sud-ovest della Francia vuole vini bordolesi d’Aquitania. Il tacchino con castagne è tipico dell’entroterra montuoso del Massiccio Centrale e i vini sono Cahors o Madiran, mentre il plateau de fruits de mer della costa mediterranea richiede Côtes-de-Provence Rosé. 

In Danimarca il piatto celebrativo è l’oca con le patate scure, innaffiata con Amstel Beer, in Polonia molto pesce e verdure, mentre in Inghilterra fu la regina Vittoria a dare popolarità al tacchino e alle patate (però mashed), tanto che il 90 per cento delle famiglie lo sceglie per le libagioni natalizie con vini da tutto il mondo: quest’anno sono in auge il Nebbiolo e il Douro. In Scozia si alterna il tacchino con l’haggis, un insaccato di interiora e frattaglie di pecora fatto come un cotechino, la cui potenza richiede quasi un whisky o una birra scurissima. In Spagna è tradizione proporre il tacchino ripieno di tartufi accompagnato da uno strutturato Rioja, mentre in Galizia si sceglie tutto mare, dai crostacei ai molluschi, abbinati all’Albariño. In Portogallo, manco a dirlo, un piatto della tradizione è il baccalà con patate bollite e verdura verde; chiaramente con tutti i dolcetti, azevias e felhozes, è d’obbligo il Porto. 

Anche l’Italia ha il suo Natale gastronomico, ricco e suggestivo non solo per la straordinaria variabilità di sapori e profumi, ma anche per il numero dei vini che possono maritarsi a quei gusti, tanto che verrebbe da riciclare un bel “vini e buoi dei paesi tuoi”. 

I cibi del Natale italiano penetrano l’intimo e il conviviale, coinvolgono l’allegro e il purificante, oscillano tra il grasso e il magro, stimolano il piccante e il delicato, mentre ogni vino, se ben selezionato, riesce ad ammaliare tutte le eccentricità e le bizzarrie di gusto, fino all’armonioso “in alto i calici”. 

Buon Natale a tutti.