addio numero uno
Ilaria Santomanco

Caro Jean, ancora risuonano nella mia mente le nostre frequenti telefonate: “Pronto, sono Jean. Come sta il Presidente?”. La tua voce era inconfondibile, con quella cadenza francese che avevi ereditato dalla mamma Josephine. 

Eri nato a Casazza, nella Bergamasca, il 25 aprile del 1923, durante un periodo di riposo dei tuoi genitori che vivevano stabilmente in prossimità di Parigi. Amavi ripetere un aneddoto su questa data: uno dei tuoi dieci nipoti, Pietro, da piccolo era convinto che ogni anno l’Italia intera si mettesse in festa in tuo onore. Qualche giorno dopo il tuo compleanno ci davamo appuntamento nella sede centrale dell’AIS, a Milano. Ti preparavamo una festicciola e tu, davanti alla torta, quest’anno decorata con un grande 93, ti emozionavi e la voce ti si spezzava. Allora portavi la mano alla tasca interna della giacca ed estraevi la tua tessera, inseparabile compagna da oltre cinquant’anni. Esibivi fieramente quel cartoncino, con indicato il numero 1, a suggellare il tuo ruolo di fondatore e di primo socio nella storia dell’Associazione Italiana Sommelier. 

Quante volte, mentre orgogliosissima ti davo il braccio ai Congressi o a qualche manifestazione, hai mostrato quella tessera ai sommelier in servizio, i quali facevano a gara per essere ritratti insieme a te in fotografia! 

Facevamo così ogni volta, concordavamo un incontro in viale Monza 9, e tu arrivavi, sempre inappuntabile in giacca e cravatta, in anticipo. Ti trovavo seduto nell’ufficio della didattica, tra le scrivanie di Laura ed Ester, ti correvo incontro e ti stampavo due bacioni sulle guance. Sorridevi felice e andavamo ad accomodarci nella sala riunioni. Davanti a un caffè e a una fetta dell’immancabile ciambella, fatta con le tue mani e farcita di golose confetture, ti informavi sull’andamento dell’Associazione, sui corsi, sugli iscritti e poi rievocavi qualche aneddoto della tua vita avventurosa, a partire dall’azienda di tuo padre Francesco Valenti, che a ovest di Parigi coltivava e commercializzava con profitto funghi champignon. La famiglia avrebbe voluto vederti principe del foro, ma un giorno un socio truffaldino si era volatilizzato, sottraendovi risparmi, serenità e il tuo futuro da avvocato. 

Così avevi trovato un impiego come cantiniere presso il ristorante Grand Veneur di Barbizon, dove il vecchio sommelier, monsieur Enoch, ti aveva insegnato i primi rudimenti di quest’arte, mentre lavavi bottiglie, spillavi vino dalle botti e incollavi etichette.