Il dizionario Treccani alla voce “pignòlo” indica: “Persona che agisce e si comporta con eccessiva pedanteria, che nello svolgimento di un’attività mette, e soprattutto pretende dagli altri, una cura meticolosa, eccessiva, spesso inutile, anche nei particolari più insignificanti, che è rigidamente attaccata ai principî e ai regolamenti e sim. (quest’uso fig. è probabilmente fondato sul confronto tra il pignolo strettamente incastrato nella pigna e la persona che non sa liberarsi da schemi mentali rigidi e minuziosi)”. Il dizionario menziona anche il vitigno coltivato nel Friuli che produce un grappolo piccolo, serrato quasi come una pigna, da cui si ricava un ottimo vino rosso. Mi piace pensare che l’accostamento del vitigno con la definizione richiamata dal dizionario sia, in qualche modo, appropriata, quasi obbligatoria. Termini come “difficile”, “ostico”, “ostinato”, “rigido”, “inflessibile” sono certamente adattabili alla pianta che origina uno dei vini più importanti del Friuli Venezia Giulia.
Le sue origini sono riconducibili all’area collinare friulana posta a nord-est della provincia di Udine. Secondo l’archivio storico municipale di Cividale, la prima attestazione del Pignûl (così chiamato in friulano) risalirebbe al 1° gennaio 1300, quando un conzo di vino Pignolo a Cividale valeva quaranta denari. Altre testimonianze ne evidenziano il valore economico e qualitativo: in un documento del 1422, reso noto dallo studioso Pietro Londero, il camerato della chiesa di San Giovanni in Senodochio di Cividale elenca gli affitti pagati non con vino generico, ma con del pregiato Pignolo. Le origini del nome, più prosaiche dell’accostamento figurativo con la pigna, forse si riconducono a un toponimo. Nel volume La vite nella storia e nella cultura del Friuli, curato da E. Costantini, C. Mattaloni e C. Petrussi, si legge che nel Trecento in quel di Buttrio esisteva una località detta Pignolo, citata anche nei due secoli successivi come “li ronchi chiamati pignolo” (per ronco in friulano si intende una collina ben esposta e adatta al vigneto). Il toponimo, secondo gli autori, “potrebbe non essere originato dal Pignûl in quanto vitigno o vino, ma da un qualsivoglia appellativo con radice pin (pino), oppure da un nome, o soprannome di persona. Vi è però un’ulteriore attestazione che rende quasi certa la genesi del toponimo a partire, se non dal vitigno, dal vino Pignûl”. Nella prima metà del Quattrocento, la presenza di vino Pignolo è documentata in varie località, come San Giovanni di Manzano, Manzano, Gagliano, Sanguarzo, Cividale, Dernazzacco, Visinale, Case di Manzano, Cormòns, Chiopris, Carraria, che gravitano attorno a un luogo emblematico per la vitivinicoltura friulana: la collina eocenica di Rosazzo.