sommelier da Gran Premio
Emanuele Lavizzari

A Trento non si svolge alcun Gran Premio di Formula Uno o di MotoGP, ma al 50° Congresso Nazionale l’umbro Maurizio Filippi, grande appassionato di motori, taglia il traguardo per primo, conquistando il titolo di Miglior Sommelier d’Italia.

“Quando il vino è poesia della terra”: parole che riportano alla mente il 50° Congresso Nazionale dell’AIS, ospitato in novembre a Trento. A un sommelier in particolare questa città resterà impressa nella memoria in maniera indelebile. Si tratta di Maurizio Filippi, che ai piedi delle Alpi ha conquistato il titolo di Miglior Sommelier d’Italia, precedendo Massimo Tortora e Carlo Pagano. Sempre indaffarato nella sua “Sala della Comitissa”, un ristorante molto particolare a Baschi, in provincia di Terni, è riuscito a liberarsi dagli impegni professionali per raccontarci qualcosa di sé. 


Maurizio, il titolo italiano rappresenta senza dubbio un traguardo rilevante, ma è anche un’opportunità per trarre nuove motivazioni. 

Non solo rilevante, direi quasi inimmaginabile. Un appassionato, soprattutto se dalle passioni trae forza di vita, immagina che sia un traguardo destinato ad altri. Come un appassionato di Formula Uno o di moto – come lo sono io – che si pone in trepida attesa del Gran Premio o di una competizione di MotoGP e vede queste gare come qualcosa di lontano, destinato a persone che non fanno parte della normalità, a supereroi, gente capace di fare qualcosa di irraggiungibile. Ecco, partecipare al concorso che decreta il Miglior Sommelier d’Italia è come correre un campionato di MotoGP. Vincerlo, poi, supera ogni aspettativa. Non mi sento certo un supereroe, ma io c’ero ed è stata una sensazione magnifica. 

Considerare questo successo un nuovo punto di partenza? Le prime parole pronunciate dopo la proclamazione sono state proprio sulla consapevolezza di quanto ci sia ancora da fare. In questo mondo, come in tutti i settori che la vita ci propone, non esiste un punto di arrivo. Essere nominato il Miglior Sommelier d’Italia non ha fatto che amplificare in me questa convinzione.