Quando i Romani colonizzavano una nuova terra, erano attenti a due dettagli, le terme e il vino, piaceri per premiare i militari dopo le fatiche della battaglia. Non a caso in quasi tutte le regioni conquistate si trovano bagni termali e vigne. In Belgio è famosa la cittadina di Spa, Salus per Aquam, il cui nome è diventato sinonimo di bagni termali. E il vino?
Quando mi sono trasferito in Belgio, nel 1994, di vino locale non se ne trovava, anzi non se ne sentiva parlare. Il motivo: non se ne produceva. Eppure il vino in Belgio ha origini lontane. Faceva parte di quel bagaglio culturale che Roma aveva ereditato dalla Grecia, e che avrebbe lasciato al resto dell’Europa. La Gallia Belgica aveva un’estensione superiore rispetto al Belgio moderno. Si sa per certo di vigne romane lungo la Mosella, nell’odierno Lussemburgo e in Germania, e ci sono reperti lungo le rive della Mosa e dell’Eschaut (Schelde).
Purtroppo le opere romane spesso cadevano in disuso dopo la partenza delle legioni, o per mancanza di interesse delle popolazioni locali o per imperizia tecnica: basti ricordare i bagni di Bath, in Inghilterra, che finirono insabbiati fino al XIX secolo. E così pure si inselvatichirono le vigne della Gallia Belgica.
Ci volle qualche secolo finché ad Amay, dal 634, si piantarono nuovamente vigne. Nell’VIII secolo si segnalano viti nei dintorni di Liegi e Huy, lungo le rive della Mosa. In quello successivo la viticoltura si diffuse capillarmente, con microcoltivazioni familiari in molti villaggi. I centri principali erano Bruxelles, Malines (Mechelen), Briolet (vicino Charleroi), Tournai, e soprattutto Torgny, all’estremo sud del paese, che produsse vino quasi ininterrottamente fino alla fine del XX secolo.
Tra il XV e il XVII secolo è maggiore la documentazione su vignaioli e vigneti, anche se è scarsa sul vino prodotto. Un certo monsieur Schayes scrisse due articoli in proposito: Sur la culture de la vigne en Belgique (1833) e Sur l’ancienne culture de la vigne en Belgique (1843). Lo studioso fa cenno a vigneti apparsi a intervalli irregolari nelle zone di Tournai, Lovanio e persino all’interno della cinta muraria di Anversa. Il vino belga sopravviveva appeso a un esile filo.