Nella storia del vino ci sono luoghi e personaggi che, nei decenni o nei secoli, hanno acquisito una dimensione leggendaria, quasi mitica, travalicando i confini della nicchia di esperti e appassionati, per diventare noti al grande pubblico.
Parlando di grandi vigne, assurte al rango di immortali icone del mondo del vino, accanto ai clos di transalpina memoria - da La Romanée-Conti a Montrachet, da Hermitage a Les Mesnil a pochi angoli renani - figurano alcuni nomi legati al Barolo in grado di emozionare tutto il mondo: Cannubi, Bussia, Brunate, Monprivato,Villero, Cerequio,Vigna Rionda, tra i più conosciuti.
L’introduzione delle Menzioni Geografiche Aggiuntive nei disciplinari del Barolo e del Barbaresco ha rappresentato non solo un eccitante stimolo all’assaggio e alla comparazione, e un’ulteriore articolazione commerciale dell’offerta, ma il recupero dall’oblio di un pezzo di memoria collettiva di grandissimo fascino. Il riconoscimento di tali Menzioni ha codificato ufficialmente un mondo di toponimi, nomi di vigne, cascine e appezzamenti, la cui origine spesso si perde nella notte dei tempi o nei racconti dei viticoltori più anziani, memoria storica di questo angolo di Piemonte. La ricerca che ha portato all’attuale definizione ha ratificato un patrimonio inestimabile, legando ancor più saldamente l’interpretazione di un vino al territorio che lo esprime: un comandamento fondamentale nel comprensorio del Barolo.
Nella serie di eventi dedicati alle più grandi vigne del Barolo e del Barbaresco, l’AIS Piemonte ha ospitato a Torino, lo scorso maggio, una memorabile serata, offrendo l’occasione unica di degustare tutti i vini della Vigna Rionda attualmente in produzione. Unica anche perché, oltre a schierare tutti i vini che questa miracolosa collina regala, il centinaio di fortunati partecipanti ha diviso il piacere con gli stessi produttori, accorsi per la ghiotta occasione, rara in una terra come la Langa, in cui ancora sussistono alcune piemontesi ritrosie e diffidenze tra vicini di vigna, per orgogliosa tradizione familiare o per ruggini più o meno antiche.
La Vigna Rionda o Riunda, come suggerisce il nome, è una vigna dall’aspetto morbido e arrotondato, situata nel comune di Serralunga d’Alba, sul versante occidentale, tra le Menzioni Geografiche Aggiuntive Damiano e Collaretto: poco più di dieci ettari (10,24 per l’esattezza), tra i 260 e i 360 metri di altitudine, quasi interamente coltivata a vigneto (96%), di cui oltre l’80 per cento dedicato al nebbiolo.