Senza scomodare un maestro del cinema come Vittorio De Sica, è possibile affermare che il miracolo a Milano si è riproposto anche quest’anno. Non è un racconto surreale come quello narrato nella celebre pellicola del 1951, ma rappresenta il risultato di un complesso lavoro di squadra, un’opera d’arte collettiva che prende forma grazie all’apporto di numerose mani. È proprio il caso di esprimersi così, a proposito dell’edizione 2018 della Guida Vitae, dal momento che in apertura di ogni sezione una serie di scatti in bianco e nero si sofferma sulle mani, nei loro molteplici dettagli e nelle storie a loro collegate. Non si tratta solo di immagini simboliche che riconducono alla fatica del lavoro in vigna.
Sono espressioni di un mondo complesso e articolato, che inizia tra i filari e si conclude con i bicchieri: dalle dita rugose e consumate di un anziano vignaiolo a quelle lisce e aggraziate di una giovane sommelière che serve un calice; da quelle rapide e competenti che compiono il remuage in cantina a quelle laboriose e instancabili che raccolgono i tralci recisi; da quelle forti e determinate che trasportano l’uva appena colta a quelle esperte e sicure che scelgono la bottiglia da abbinare a un piatto. Sono tante le suggestioni esercitate dalla struttura stilistica e cromatica di Vitae 2018, un volume che non ha mancato ancora una volta di presentare elementi innovativi, come in ogni edizione.