I morsi della crisi, economica e sociale, hanno eroso le mura di due baluardi storici del Natale italiano. Sopravvivono a stento tra le pieghe di nuove abitudini. Ma la resa definitiva è prossima, ormai.
Mi riferisco, innanzitutto, a quel fenomeno che la comunità scientifica ha rubricato con il nome di “cena dei cretini”.
Amici d’infanzia e parenti lontani, uomini e donne dispersi tra le nebbie, riaffiorano dagli abissi di un intero calendario col cigolio di un WhatsApp:
- Ehi, come state? Teniamoci liberi per una sera prima di Natale! Mi raccomando!! ©
Nel lampo di un sospiro ansioso, ti ritrovi virtualmente circondato da un plotone di sfaccendati che si nutrono di messaggini.
Gruppo WhatsApp: Natale’s coming!!!! (cuoricini, manine plaudenti, fiorellini sparsi) All’ombra di questa tragica promessa, il telefonetto cicaleggia senza soste per giorni 10.
Sono uno stretto manipolo di esseri post-umani. Eppure, sembrano mille. Si danno il cambio, per presidiare persino le ore notturne. Appena trovi il filo di un sogno, il gruppo malefico aggiunge una nuova riga di commento, facendo vibrare il comodino.
Gradualmente, però, il discorso prende altre vie. La salute, il lavoro, le vacanze. E il problema dei ragazzi, soprattutto.
Questi benedetti ragazzi che non studiano, che non leggono, che stanno tutto il giorno al cellulare…
- A quell’età, leggevo un libro alla settimana!
- Giusto!
- Bravo (manina plaudente)
- Leggono soltanto le chat!
Quanto hanno ragione! I nativi del nuovo millennio hanno abitudini cretine sin dalla nascita. Sono il primo a dolermene. Noi che abbiamo vissuto l’adolescenza tra televisione e libri, invece, siamo cretini di ritorno. Plagiati in età adulta dagli stessi mezzi di comunicazione che vorremmo allontanare dalle grinfie dei nostri figli.
Meno male che, a ben vedere, c’è del buono in ogni cosa.