vino d'antiquariato
Fabio Rizzari

“Vino di antiquariato” è una locuzione un po’ polverosa, poco glamour: non è un caso che fino a qualche anno fa in Italia soltanto ventidue/venticinque persone sapessero di cosa si tratta e come muoversi nel relativo mercato. Per tutti gli altri il termine stesso risultava eccentrico e pure abbastanza comico, un po’ come quando da piccoli - per i caramogi che hanno la mia età - faceva ridere il nome dell’antiquario di Paperino, Nataniele Ragnatele.


Il vino infatti è materia vivente e si è istintivamente restii ad associarlo a un oggetto d’epoca. Invece, né più né meno di un trumeau Luigi XV o di un dipinto di Fattori, una bottiglia di molti anni fa - decenni, mezzi secoli, talvolta secoli interi - può avere un valore collezionistico significativo.

Per raggiungere una qualche quotazione di mercato, tuttavia, il punto decisivo è uno solo: che il vino, sia di venti o di cinquant’anni, risulti in teoria ancora bevibile. Dico in teoria perché le variabili in gioco, già insidiose da maneggiare per quanto riguarda i vini giovani (tenuta del tappo, condizioni di conservazione, fasi di evoluzione, eccetera), diventano impervie man mano che ci si allontana nel tempo dalla data dell’imbottigliamento. I casi in cui un collezionista è disposto a spendere cifre notevoli per un flacone di vino sicuramente ossidato solo per accedere alla relativa etichetta sono pochissimi e non fanno testo.


E come si giudica se un vino è ancora bevibile senza stapparlo? Con un’indagine sullo stato esterno, per cominciare. Il primo e più importante punto da considerare è il livello di colmatura: più il liquido è basso nel contenitore, maggiore è la probabilità che il vino sia defunto. Per questo esistono precise tabelle di riferimento, indicate nelle compravendite internazionali da una scala convenzionale in inglese: per le bottiglie bordolesi, si va da mid neck (collo medio: la colmatura perfetta) a below shoulder (sotto la spalla: vino che, tranne casi specifici, non ha più valore), passando per base neck (base del collo), top shoulder (spalla alta), mid shoulder (spalla media). Ovviamente tali parametri devono essere coerenti alla normale evaporazione del vino dovuta all’età: così come non si può pretendere di avere un Latour 1928 mid neck (il che farebbe dubitare dell’autenticità dello specimen), allo stesso modo non conviene acquistare un Margaux 2010 mid shoulder (che segnalerebbe un vino precocemente ossidato).

Le altre indagini esteriori riguardano l’etichetta, la capsula e il tappo, a patto che quest’ultimo sia in parte visibile attraverso il vetro. Sempre attraverso il vetro si considera infine il colore del vino, ponendo la bottiglia controluce. Anche da un vetro scuro si coglie in genere la tonalità: se un rosso conserva qualche bagliore di rubino o un bianco qualche traccia di giallo, ci sono buone possibilità che siano ancora potabili; se viceversa sono accomunati da una tinta bruna, mattonata, è altamente probabile trovarsi davanti a vini ormai andati.