strategie d'attacco
Valerio M. Visintin

Non so se vi siete accorti del conflitto permanente che serpeggia, ormai, tra ristoratori e clienti. È una battaglia quotidiana combattuta sottotraccia, fra reciproci dispetti. Il cliente viene allo scoperto, di tanto in tanto, lanciando strali su qualche social o vergando recensioni al cianuro su TripAdvisor. Più raro che cuochi e osti controbattano, per ovvie cautele commerciali. Ma se lo fanno, scagliano frasi che esplodono come granate.

I primi pretendono che tutto sia perfetto. I secondi negano il diritto di critica.

Quello che dovrebbe essere un rapporto di reciproco rispetto sta digradando verso una infinita faida.


Sarà per effetto della crisi. Per il sospetto e dannoso boom demografico di esercizi commerciali dedicati al cibo. Per le invidie e le antipatie che genera la sovraesposizione mediatica di questo settore. Sarà per smania di protagonismi. Per la presunzione, per superficialità.

O per tutte queste ragioni messe assieme.

Non mi schiero da una parte, dall’altra.Tuttavia, riesco a leggere, in quest’ottica, alcune scelte dei ristoratori altrimenti inspiegabili. Se non si trattasse di una forma di segreta guerriglia al cliente, le circostanze che seguono resterebbero un assoluto mistero da consegnare alle manone di un Roberto Giacobbo.