Molte aziende iniziano a scommettere sui rosé, che regalano sempre più spesso belle sorprese
la vigne en rose
Cristina Serra
Quando gli Iowa Hawkeyes giocavano in casa, al Kinnick Stadium di Iowa City, ospitavano gli avversari in uno spogliatoio interamente rosa. Rosa il pavimento, rosa le pareti, rosa ovunque. John Hayden Fry, coach del team di football con laurea in psicologia, riteneva che il rosa avrebbe confuso gli avversari, rendendoli succubi nel gioco.
Sulla stessa linea il progetto “Cool Down Pink” della psicologa Daniela Späth, realizzato nelle carceri elvetiche, in base al quale i condannati troppo esuberanti venivano calmati facendoli soggiornare a rotazione in celle rosa.
Che il rosa sia un colore particolare, con forti connotazioni sociali e di genere, è risaputo. O lo si ama, o lo si detesta. Il rosa calma, non stimola. Nell’immaginario collettivo trasuda romanticismo, gentilezza, amore tenero, femminilità, accoglienza.
E come la mettiamo col rosa nelle cantine e in bottiglia? Che siano gli stereotipi di genere associati a questo colore il motivo per cui, in Italia, i rosé stentano a decollare, mentre la produzione mondiale ha registrato negli ultimi tredici anni una crescita del 17%?
I rosati sono forse un prodotto da declinare al femminile? Da relegare a grigliate estive e occasioni frivole?
No, soprattutto se pensiamo ai due nomi eccellenti che hanno dato il la ai rosati in Italia: Leone de Castris con il suo Five Roses in Salento (1943) e Guido Berlucchi con Max Rosé, il primo rosé Metodo Classico italiano (1962).
I motivi per cui il mercato dei rosati zoppica nel nostro paese, per lo meno rispetto alla Francia, sono tanti, complessi e di difficile disamina. Il primo, forse, è la mancanza di dati ufficiali e univoci su produzione e consumo, che impedisce di individuare i confini del mercato e, dunque, di provare a superarli.
Secondo France Agrimere, l’ente francese che si occupa di prodotti dell’agricoltura e marini, e l’OIV, l’Organizzazione internazionale della vigna e del vino, nel 2016 l’Italia è stato il quinto produttore mondiale di rosé, con 2,3 milioni di ettolitri, pari al 6% del totale globale.