i gemelli diversi
Fabio Rizzari

Due vini di una medesima area vinicola, uno celebre e blasonato, l’altro pressoché sconosciuto ai più: due facce della stessa medaglia territoriale.

Il noto pittore e pazzo internazionale Salvador Dalí ebbe un fratello dello stesso nome, nato e scomparso prima che lui venisse al mondo. Una circostanza che ebbe un ruolo non marginale nella psiche e quindi nella meccanica dell’arte di Dalí. Parlando del fratello omonimo, ripeteva spesso: “Ho realizzato il mito dei Dioscuri: un fratello morto, l’altro immortale”.

È una buona sintesi interpretativa di quanto accade in molti ambiti dell’esperienza umana. Nel mondo del vino esistono coppie di fratelli dei quali uno ha fama immortale, mentre l’altro è come se fosse morto: morto alla conoscenza comune, al sapere condiviso, al circuito di scambio di opinioni - e di bottiglie - degli appassionati. Una sorta di doppio misterioso e inafferrabile. Ovviamente, parlare di morte costituisce una forzatura, un espediente retorico che mi serve per tratteggiare in modo violento il quadro iniziale. I fratelli di cui scrivo oggi sono entrambi vivi e attivi, per fortuna di tutti gli appassionati del buon vino.


Soltanto che il primo è famoso e riassorbito nell’iconografia classica del settore quanto lo è la Gioconda nell’arte; e il secondo è un segreto condiviso da pochissimi enofili carbonari: almeno qui da noi in Italia.