critico gastro(g)nomico
Valerio M. Visintin

- Buongiorno, signor Visintin. Mi scusi se la disturbo…
Capita di frequente che qualche giovane armato di confuse speranze mi contatti, sui social o via email, per chiedermi un consiglio circa le strade che conducono alla mia professione.
Sarà che, avendo avuto quindici figliuoli da sfamare e da cullare, sono particolarmente sensibile al tema del disagio giovanile. Sarà che, in fondo, sotto la mia coltre nera, ho un cuore anch’io. Ma non riesco a rispondere con la dovuta spietatezza, indicando il baratro nel quale sta precipitando la critica gastronomica.
- Buongiorno, signor Visintin. Mi scusi se la disturbo…
Talvolta, prevedendo la domanda, medito di risparmiare a entrambi la pena di una risposta.
- No, caro, non la scuso. Sparisca.
Ma non metto in pratica i buoni propositi. E, al contrario, tergiverso, sto sul vago. Getto nel mucchio un’ipocrisia di comodo. Oppure, circumnavigo l’argomento indorando la verità.
- Si applichi con studio e con puntiglio. Vedrà che il suo impegno sarà premiato.
E se, da domani, la piantassi con queste formulette vuote? E se dicessi la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità? Sarebbe cosa buona e giusta. Anche perché, in casi non rari, fin dal primo approccio si evince qualche patologia.
Abbiate pazienza. Lasciate che dia libero sfogo alla sincerità almeno sulla carta.
- Buongiorno, signor Visintin. Mi scusi se la disturbo. Vorrei fare il suo mestiere. Sono un suo accanito ammiratore. La leggo sempre su “Repubblica”!
(Io, però, scrivo per il “Corriere”…)
- Venga a trovarmi in redazione a “Repubblica” questo pomeriggio e la assumo sull’istante. La aspetto!
- Buongiorno, signor Visintin. Mi scusi se la disturbo. Mi può dire QUAL’È la qualità più importante per diventare critico gastronomico?