Che cosa differenzia i vini vulcanici dagli altri e perché di recente la loro richiesta è molto aumentata? Le ragioni sono tante, alcune più razionali, storiche o legate all’aspetto chimico-fisico dei suoli, e giustificate dalla scienza; altre più romantiche ed effimere. Appare chiaro che i vini dei vulcani italiani, vecchi e nuovi, stanno vivendo una riscoperta internazionale.
Analizziamo alcune motivazioni di questo successo, approfondendo gli aspetti legati all’origine, all’età di queste montagne speciali e alla tipologia eruttiva.
Si può vedere anche a occhio nudo la morfologia dei vulcani: coni di diversa pendenza, originati dalla stratificazione di materiale lavico, collassando possono dar luogo a laghi e colline più o meno dolci. Meno scontata all’apparenza è la loro natura, che deriva proprio dal cuore, dallo strato fluido di roccia appartenente al substrato più profondo della crosta terrestre. La materia, densa, si concentra in zone che fungono da “magazzini di stoccaggio”, per poi fuoriuscire nel momento in cui le placche tettoniche, avvicinandosi o allontanandosi, esercitano una pressione che spinge il magma attraverso il condotto vulcanico direttamente verso la terra, l’aria o l’acqua, a seconda di dove esso conduca. Sia la morfologia del vulcano, sia il tipo di eruzione hanno a che fare con il contenuto minerale della materia magmatica. Sarebbe interessante valutare il riscontro gustativo dei vini ottenuti da suoli con caratteristiche chimiche diverse, mantenendo inalterate le altre variabili; questo risulta però di difficile sperimentazione, in quanto le stesse variabili si modificano in maniera significativa (altitudine, pendenza e struttura del terreno) al mutare della composizione del magma.
Un accenno alla chimica è indispensabile per comprendere la struttura e la tipologia di eruzione di ogni vulcano, e quindi il tipo di suolo che ne deriva. La differenza principale è data dal contenuto in silice, che rende più o meno viscosa la consistenza del magma e al tempo stesso permette o meno di imprigionarne i gas. Nel caso di elevata presenza del minerale, le sostanze gassose esplodono nel momento in cui avviene l’eruzione, un po’ come le eruzioni vesuviane. La carenza di silice nel composto, invece, rende l’amalgama decisamente più fluido e libero dai gas: le eruzioni che lo interessano risultano meno violente e più continuative, la struttura del vulcano è più distesa, con pendenze meno significative. Perfino l’aspetto e la superficie della pietra lavica cambiano radicalmente in questo caso, al punto da sembrare quasi vetrificata o basaltica.
Diverse caratteristiche legate alla struttura fisica del suolo influenzano i terreni delle zone vulcaniche. In primo luogo, l’inconsistenza del terreno (che terreno poi non è) determina una forte capacità drenante e addirittura permette di vedere tuttora frequenti vigneti a piede franco, senza il pericolo che le larve della fillossera possano attaccare le radici in questo suolo sabbioso e dalla grana grossa. Inoltre, l’alto contenuto di ossigeno consente lo sviluppo di una microflora e di una microfauna indispensabili per una vita sana della pianta, e quindi influisce sulla capacità dell’apparato radicale di penetrare in modo profondo e verticale.