è tempo di congresso
Morello Pecchioli

Tra le Alpi altoatesine della fastosa Merano, l’annuale appuntamento con il Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Sommelier giunge alla 52° edizione.

“Non fiorite troppo presto, o fiori, ma solo quando io verrò, / solo allora ricopritemi con la vostra immensa vastità, / mandorlo, forsizia, splendente sole... / Alla valle il luccichio, a me il sogno...” Non sono parole, ma pennellate, le prime della poesia Marzo. Lettera a Merano del poeta tedesco Gottfried Benn. Impressionismo in versi che dipingono l’attesa di una primavera di tanto tempo fa. Sensazioni ed emozioni colte come preludio a un soggiorno sul Passirio. Non fanno venir voglia di trascorrere qualche frazione di esistenza nella bella Merano?


Merano, città da vivere in tutte le stagioni, riconoscente a Benn e agli altri poeti e scrittori che l’hanno conosciuta, vissuta e amata (Salvatore Quasimodo, Giuseppe Ungaretti, Franz Kafka, Rainer Maria Rilke, Julian Green, Ezra Pound...), ha dedicato alla poesia e a loro la romantica passeggiata lungo le rive del Passirio che arriva fino alla Gilf, la gola in cui scorre irrequieto il fiume a pochi passi dal centro. Vale la pena percorrerla per cogliere l’afflato lirico di questo luogo magico, che i Romani chiamarono Maia, come la dea della primavera e del risveglio della natura.


Sissi, l’imperatrice d’Austria moglie di Franz Joseph, aveva trentatré splendide primavere, quando arrivò per la prima volta a Merano nel 1870.Vi tornerà altre volte, l’ultima nel 1889 dopo la morte per suicidio del figlio Rodolfo a Mayerling. L’imperatrice si illuse di ritrovare, come scrisse in una lettera, i “ricordi di precedenti periodi più felici”, ma non fu così. La tragedia di Mayerling accentuò il distacco tra lei e Franz, già in corso; ma all’epoca del primo viaggio di Sissi a Merano, l’amore e l’attaccamento dell’imperatore alla moglie erano ancora tenaci. Quando Elisabeth era lontana da lui o lui da lei, il che accadeva spesso per i frequenti viaggi della duchessa di Baviera o per le numerose incombenze del sovrano nel vasto impero, Franz si spogliava della divisa o della rigida etichetta di corte, intingeva la penna d’oca nella malinconia e indirizzava alla moglie tenere parole: “Mia cara, celestiale Sisi, le tue lettere mi rallegrano sempre straordinariamente e aumentano ancora la mia nostalgia per te, angelo mio”. “Mia immensamente amata Sisi”... Si firmava in calce: “Il tuo Franz che ti ama ardentemente”. Per lui Elisabeth era “Sisi”, non “Sissi”. La “esse” fu raddoppiata, per esigenze cinematografiche, nei tre film dedicati alla bellissima e irrequieta duchessina bavarese, interpretata talmente bene da Romy Schneider da diventare Sissi per tutti, tradizionalisti asburgici compresi.