Fuori nevica, le finestre di casa sono leggermente appannate, una tazza di cioccolata calda in mano, bambini vestiti di rosso giocano in strada a palle di neve, mentre una coppia nel parco si diverte ad assemblare un pupazzo di neve, con occhi a bottone, carota, cilindro e sciarpa. Ok, è Natale, ma non siamo nella più classica e banale commedia americana.
Siamo abituati a discettare di birra, e così sarà, ma per questo articolo ho bisogno di una non breve digressione.
Ci troviamo in Italia, il Bel Paese in cui è sempre più difficile vivere tranquilli, ma dove arrivano sempre più turisti provenienti da lidi lontani, in cerca della Bellezza (con la B maiuscola), quella artistica e architettonica, della semplice ma appassionata bontà d’animo di noi Italiani e delle bontà gastronomiche. Alla mia affermazione: “L’Italia è il miglior paese del mondo dal punto di vista culinario”, immagino tre reazioni possibili. La prima: una cascata di applausi. La seconda: “Ha scoperto l’acqua calda”, detto con tono un po’ annoiato. La terza: inorridimento.
Chiarisco alcuni aspetti di questa frase, cominciando dall’escludere tutti gli chef stellati. È una semplice questione di gioco alla pari. I conquistatori di “corpi celesti” in Italia non mancano, anzi, primeggiano spesso, ma giocano un campionato di livello superiore che va inquadrato nei gironi internazionali, dove l’equilibrio tra le fazioni è ristabilito, per buona pace di tutti i palati.
I nodi centrali di questo ragionamento sono da ricercare essenzialmente nelle materie prime (scusate se è poco), nella lunghissima tradizione e nell’estro, la proverbiale mente geniale che ci contraddistingue. Da Bolzano a Siracusa, spostandosi di solo qualche decina di chilometri per volta è possibile imbattersi in almeno un paio di piatti tradizionali del luogo, che difficilmente non lasciano estasiati. La tavola Italia è imbandita bene dappertutto.