il caso Casentino
Fabio Rizzari

Nel Casentino il pinot noir sembra essersi ambientato magnificamente, tanto da regalare agli appassionati due espressioni di esemplare finezza. Due vini da vigne contigue, ma dal profilo distante.

I confini possono essere netti: una piccola distanza di spazio, magari di pochi metri, può separare il paradiso dall’inferno, o meno catastroficamente un luogo celebrato e conosciutissimo da un posto ignoto ai più. Oppure un luogo degno di ammirazione e un angolo impresentabile. Il giardino dell’Eden, che secondo molti studiosi biblici si trovava in Mesopotamia dalle parti della coppia di fiumi Tigri ed Eufrate (tutti nomi che riemergono dai precordi della scuola elementare), pare confinasse con la piana desolata di az-Zubayr, nel deserto siriano. Non mancano gli esempi attuali. I più inaccessibili condomini dei ricchi di Rio de Janeiro, lussuosissimi, e a qualche centinaio di metri favelas degradate e invivibili. L’ufficio della sindaca Raggi, nel luminoso colle del Campidoglio, e il montarozzo di rifiuti buttato ingloriosamente accanto alla Rupe Tarpea. Il centro storico di Tropea, con il suo mare di un azzurro definitivo, e il resto della cittadina, che andrebbe evacuato e poi raso al suolo dal Genio civile per la sua bruttezza inaccettabile.


Molto più spesso i confini sono invece sfumati, tracciano linee soltanto formali e astratte. È superfluo fare esempi, tanto è lampante come assunto.

Nelle terre vitate la faccenda si complica. Se manca una frattura, una soluzione di continuità evidente - un fosso, una dorsale di roccia, un torrente - le vigne confinanti sono ingannevolmente simili. Come sappiamo bene da borgognofili (e/o langofili, e/o chiantofili, eccetera), quando si fa vino contiguità non significa necessariamente affinità nei risultati finali. Due vigne poste una accanto all’altra possono dare vini molto differenti. Una piccola strada sulla sommità di una morbida collina separa il Clos Vougeot dal Musigny, ma i due vini sono percettibilmente diversi. Figeac e Cheval Blanc sono Château vicini, condividono un terroir ciottoloso (più da Médoc che da Rive Droite), ma difficilmente i due rossi si potrebbero confondere alla cieca. E così in decine di altri casi.