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Morello Pecchioli

“Se al cuor non si comanda, figuriamoci alla pancia.” Forse per questo la storia gastronomica d’Italia è costellata di creatività e intuizioni geniali: i tormenti dell’anima si possono sopportare, i languori di stomaco proprio no...

“When the moon hits your eye like a big pizza pie, / that’s amore. / / When the stars make you drool just like a pasta e fasule, / that’s amore.”Traduciamo liberamente per i pochi che potrebbero inciampare nello slang: “Quando la luna colpisce il tuo occhio come una grande pizza, quello è amore. Quando le stelle ti mettono l’acquolina in bocca come la pasta e fagioli, quello è amore”. Sono due strofe di una delle più belle canzoni della musica leggera americana degli anni Cinquanta: That’s amore. La gorgheggiava Dean Martin, cantante statunitense figlio di emigrati italiani.


Sul felice abbinamento tra la pizza e l’amore, si sapeva. Suppergiù negli stessi anni il Quartetto Cetra cantava Sole, pizza e amore. Ma che la pasta e fagioli suscitasse sentimenti romantici come un firmamento di stelle, chi lo poteva immaginare? “Amore, ci facciamo una pizza?” “No, caro, desidero un’indimenticabile serata sentimentale. Meglio una pasta e fagioli con le cotiche.”


La pasta e fagioli è un piatto pop. Popolare. Come la pizza, il risotto alla milanese, le tagliatelle alla bolognese, le linguine al pesto, il baccalà alla vicentina, gli gnocchi (fritti, col pomodoro, alla romana...) e altre superlative bontà made in Italy. Tutti piatti pop. Leggendari. La pasta e fagioli è, con la trippa, il piatto più nazional-popolare che ci sia. Non c’è regione in Italia che non proponga la propria versione di pasta e fagioli. Naturalmente ognuna di queste è quella tipica che più tipica non si può, la mamma di tutte le paste e fagioli dello Stivale. Veneto, Toscana, Emilia, Campania, Puglia, Lombardia, Liguria, eccetera, ne vantano la primogenitura. C’è chi la fa di magro, chi aggiunge le cotiche, chi usa la cipolla, chi l’aglio. Chi la cucina con olio extravergine d’oliva e chi con lardo o burro. Chi la irrora di pomodoro e chi la prepara in bianco. Chi fa il soffritto e chi raccomanda la lunga, lunghissima, pipata - puff puff - in pentole di coccio. Qualcuno la prepara il giorno prima per mangiarla il giorno dopo, convinto che più la si riscaldi, più vien buona. Ed è vero.