Dal look piratesco e il piglio arrembante, il sommelier toscano Simone Loguercio espugna il palazzo del Kurhaus durante il congresso nazionale di Merano dello scorso novembre.
assalto al Kurhaus
Emanuele Lavizzari
Chi si aspettava a Merano di sentire la marcata inflessione germanica della popolazione locale a un certo punto ha pensato di trovarsi a un’altra latitudine. Le acque gelide del torrente Passirio confluiscono forse nel dolce corso dell’Arno? Qualcuno potrebbe averlo pensato, perché sul palco del concorso Miglior Sommelier d’Italia Premio Trentodoc, ospitato dal 52° Congresso Nazionale in Alto Adige lo scorso novembre, si è sentito solo un accento toscano. Il livornese Massimo Tortora e il lucchese Simone Vergamini sono giunti al terzo posto ex aequo, mentre Valentino Tesi, da Pistoia, si è battuto con Simone Loguercio, il nuovo campione nazionale, di origine campana ma ormai fiorentino a tutti gli effetti. Nella capitale del Granducato Simone è impegnato al Ristorante Konnubio, e fra un pranzo e una cena ha trovato il tempo di raccontarci com’è nato questo successo.
Simone, la conquista del titolo italiano rappresenta un traguardo ambito, ma anche un nuovo punto di partenza, considerando la visibilità che ne
consegue.
Sì, è un traguardo rilevante, oltre ogni più rosea aspettativa. Ho sempre guardato con ammirazione i miei predecessori, pensando allo studio e ai
sacrifici che occorrono per raggiungerlo. Mi chiedevo se un giorno l’avrei agguantato anch’io. Sembrava un’utopia! Ma non ho mai gettato la spugna, mi
sono rimboccato le maniche e ho raggiunto il podio tanto sognato. Subito dopo ho vissuto una sorta di sbandamento, tra confusione e inquietudine. Mi è
bastato però rientrare nella mia quotidianità lavorativa per tranquillizzarmi, aiutato anche dai feedback dei clienti, dei conoscenti e delle persone
vicine. Acquisendo così una nuova consapevolezza e facendo di questa conquista un punto di partenza per nuove avventure.