Nel settembre 2016 abbiamo affrontato il tema dei Sommelier Millennials non solo per teorizzare un marketing a uso e consumo di quella generazione, ma anche per interrogarci su un’ipotetica nuova professionalità del Sommelier. L’articolo pubblicato sul nostro web-site terminava così:“AIS […] un’esperienza di una storicità unica e non clonabile, perché dal vero passato nasce il vero futuro”. Un ritorno al nostro passato è di grande utilità per comprendere ciò che rappresenta l’odierno Sommelier, e forse quello che sarà domani.
Negli anni Settanta l’Associazione Italiana Sommelier è stata presieduta da Franco Colombani, illuminato ristoratore della Locanda del Sole, a Maleo. Durante la sua presidenza (1973-1981) nacquero le “dispense ad uso didattico per i Sommeliers dell’AIS”. Egli partecipò alla stesura, ma si avvalse anche delle straordinarie competenze di personaggi come Emilio Sernagiotto, Antonino Trimboli, Luigi Veronelli, tutti coordinati da Franco Tommasi Marchi. Leggendo il testo si comprende quanto sia cambiato il ruolo del Sommelier. Ecco alcuni punti salienti: “Il Sommelier comincia ad essere per tutti il vero “maestro” dei vini: non è soltanto quello che stappa con arte una bottiglia e versa il vino con mano sicura. […] È parimenti il consigliere sempre più gradito del consumatore […] sta diventando giustamente un personaggio chiave […] che può portare i consumatori a capire meglio il vino, tutti i vini, i vini di qualità”.
Come si evince, i Sommelier ante 1980 offrivano la loro competenza quasi esclusivamente nella ristorazione e il focus della formazione era particolarmente espresso nel servizio del vino e nell’abbinamento col cibo. Il cambiamento intervenuto è stato impressionante: quel “personaggio chiave” è lentamente uscito dalle sale dei ristoranti e, supportato dal nostro continuo aggiornamento didattico e culturale, si è presentato nel mondo dell’informazione on-line e social con una solida preparazione.
Furono quei pionieri post-sessantottini a interrare i semi dell’odierno raccolto professionale, cui ha fatto da contorno una continua ricerca nell’insegnamento, supportata da investimenti economici e intellettuali. Che cosa è cambiato? Se allora la professionalità del Sommelier era ben inquadrata, statica, oggi è la dinamicità a connotare il nuovo Sommelier, catapultato suo malgrado nella rete e nei social. La partita tuttavia non si giocherà solo su queste tematiche, perché l’ingolfamento mediatico mal determina la differenza tra quantità e qualità delle notizie e si presta a manipolazioni, fino all’accettazione di fake news quando l’interlocutore/lettore è distratto o poco avvezzo a una disamina critica delle notizie. Il Sommelier AIS si è ben adeguato a una comunicazione del vino appassionatamente obiettiva, espressa con toni pacati, non trionfalistici e senza pontificazioni. Anche nel contesto editoriale, il punto di equilibrio raggiunto nell’informazione ci pone su un piano altamente credibile.
Tutto ciò rappresenta un dinamismo ormai ben consolidato, che ci consente di analizzare le nuove prospettive di carattere culturale per attivare un percorso formativo innovativo, disegnando una figura di Sommelier dotato di pluricompetenze. Una diversa professionalità è richiesta anche dal mercato, soprattutto alla luce del D.M. del 12 marzo 2019 a proposito di enoturismo e delle attività di degustazione, che devono essere svolte da personale addetto, dotato di competenza e formazione. In quelle righe c’è una parte del nostro futuro formativo, un tema che sarà dibattuto nel Congresso Nazionale a Verona, il 22-24 novembre prossimi. Il Sommelier AIS si rinnova ancora una volta, facendo tesoro di quel passaggio nelle dispense in cui era definito “personaggio chiave che porterà i consumatori” - in questo caso mondiali - “a capire meglio il vino”: dovrà svolgere un servizio di formazione culturale, che miscelerà il vino, tra storia e degustazione, con i prodotti gastronomici tradizionali, con la paesaggistica, con le attrazioni artistiche e quant’altro di utile per dare valore al territorio. Il Sommelier che guidava, e ancora accompagna, il commensale nella scelta del vino, aggiungerà al proprio bagaglio professionale un altro tassello di duttilità, in una dimensione innovativa, sia domestica sia internazionale. Non si parla ancora di guida eno-turistica, ma il viaggio di avvicinamento è iniziato.
Noi siamo già pronti a partecipare a questo percorso evolutivo della formazione, mettendo in campo le risorse più fresche per costruire un format educativo che investirà la degustazione modulata in più lingue straniere, si allargherà alla gastronomia delle altre nazioni per meglio suggerire gli abbinamenti con i nostri vini, si completerà con approfondimenti storico-culturali delle regioni italiane, con un occhio di riguardo alle sfaccettature del territorio che evidenziano un maggior appeal. Il Sommelier torna quel “maestro” dei vini di cui parlavano i nostri primi Soci, maestro inteso nella pienezza del ruolo, quindi non esclusivamente un abile insegnante d’aula, ma anche una guida esperta per coloro che si avvicineranno alle aziende vitivinicole, ai prodotti gastronomici, alla ristorazione, al paesaggio viticolo, fino alle attrazioni archeologiche e museali di quell’areale. Questa è la sfida che abbiamo raccolto, per proiettarci in quel futuro dai nuovi risvolti occupazionali, nel settore del turismo del vino, finalmente sulla via dell’equiparazione con le altre eccellenze storico-culturali. È attraverso questa coabitazione che si potrà avvalorare definitivamente il vino come mezzo turistico per cogliere appieno la nostra civiltà, la nostra storia e il nostro quotidiano.