Il teatro del vino francese presenta un palcoscenico calcato da grandissimi attori: Borgogna, Bordeaux e Champagne su tutti, come “spalle” Valle del Rodano, Alsazia e Valle della Loira, e gli incisivi caratteristi Jura e Madiran. E tutti gli altri? Sono solo comparse.
L’attenzione verso queste comparse enologiche è cresciuta negli ultimi anni, sia perché le star del palcoscenico hanno ingaggi di mercato molto onerosi, sia perché le cosiddette “spalle”, ascoltando le sirene dell’internazionalizzazione organolettica, si sono parzialmente allontanate dal legame col terroir tanto decantato dai vigneron. Comparse e meteore - la filmografia lo insegna - potrebbero allora trasformarsi in stelle.
Pic-Saint-Loup è una meteora nella frastagliata galassia enologica chiamata Coteaux du Languedoc, dalla storia viticola un tempo dominata dal vitigno aramon, spesso destinato a nutrire, quando il vino era un alimento, le aree minerarie e industriali del nord della Francia, nate a metà dell’Ottocento con la rivoluzione industriale, nonché a rinforzare le deboli alcolicità dei vini ottenuti nei climi freddi. Quel vino era impiegato come energia a basso prezzo, ma ad alto contenuto calorico, per stemperare sfruttamento e proletarizzazione. Oggi è tutto cambiato, a partire dal vitigno aramon, ormai un lontano ricordo.
Dal 7 settembre 2016 Pic-Saint-Loup vanta una personalità enologica, i vignaioli ne imprimono il nome in etichetta, in bella vista, e già mormorano, occhieggiando alla Borgogna, che il loro Pic- Saint-Loup di fatto è un cru. Insomma, si stanno attivando per diventare una stella. Pic-Saint-Loup è un fazzoletto di terra a nord di Montpellier, da cui dista una ventina di chilometri, mentre quelli dal mare sono trenta. Il territorio è dominato dall’omonimo monolito calcareo, una vera opera d’ingegneria scolpita dalla combinazione di tempo e natura.