una giornata da coltivare
Antonello Maietta

La Giornata Nazionale della Cultura del Vino e dell’Olio si avvia a tagliare il traguardo delle dieci candeline. La manifestazione, ormai consolidata, si è guadagnata un ruolo di primo piano tra gli eventi di settore, grazie al suo profilo interdisciplinare che coinvolge le migliori professionalità nell’ambito agroalimentare, sociale, economico e della divulgazione scientifica ad ampio raggio.

Vale la pena tracciare un resoconto delle prime nove edizioni, a beneficio soprattutto dei nostri associati di più recente iscrizione.


Ero stato eletto da pochi mesi alla Presidenza dell’Associazione Italiana Sommelier, nel 2010, e la prima iniziativa da me prospettata al nuovo Consiglio Nazionale fu proprio quella di dedicare un momento di riflessione all’aspetto culturale che gravita attorno al vino, in un Paese leader mondiale nella produzione e con una qualità universalmente riconosciuta. L’idea fu prontamente accolta, ma il successo era tutt’altro che scontato, perché, malgrado la nostra dimensione nazionale, non avevamo mai sperimento l’organizzazione congiunta di un evento così complesso e articolato. Tuttavia, nonostante il radicamento al proprio territorio e l’autonomia gestionale di cui ogni realtà regionale dispone, in AIS da sempre ci consideriamo parte integrante di una comunità che supera i confini geografici. Inoltre, ci eravamo accorti che il vino stava acquisendo sempre più un ruolo edonistico - un aspetto certamente positivo -, ma allo stesso tempo non si percepiva un pari interesse per i suoi risvolti culturali. Nelle nostre intenzioni la Giornata avrebbe dovuto rinsaldare il legame con il mondo agricolo, stimolando al contempo l’attenzione e la curiosità dei consumatori attraverso dibattiti, seminari, convegni e degustazioni guidate.