renano italiano Massimo Zanichelli “Probabilmente l’uva più sottovalutata del mondo, di certo quella che più spesso viene pronunciata scorrettamente (quella giusta è “ri-sling”). Il riesling è il vitigno tedesco per eccellenza e può orgogliosamente rivendicare lo statuto di migliore varietà a bacca bianca del mondo in virtù della longevità dei suoi vini e della loro capacità di esprimere le caratteristiche di un vigneto senza perdere l’inimitabile stile del vitigno.” Le parole di Jancis Robinson in sono senza appello: il Riesling - il suono affilato del nome restituisce tutta l’incisività e il dinamismo di questo aristocratico bianco - è uno dei vini più espressivi, poliedrici e complessi del pianeta terra. The Oxford Companion to Wine Un meteorite che fonde mirabilmente il calore del frutto con la freddezza dell’acidità, sprigionando effetti di luce e contrasto. Nel Riesling tutto desta meraviglia: la brillantezza del suo colore, la raffinatezza della sua aromaticità, così diverse da quelle del Gewürztraminer, del Moscato o della Malvasia, la prodigiosa longevità. A lungo penalizzato in Italia - per il basso grado alcolico e il cospicuo residuo zuccherino, che sviluppa naturalmente; per lo scarso feeling con la barrique in un’epoca che accettava la grandezza di un bianco solo se questo era passato nel legno piccolo; per il suo difficile, ancorché ineguagliabile, carattere, punteggiato da vibrazioni idrocarburiche e serpentine d’agrumi; per le etichette tedesche dai nomi lunghi e incomprensibili - il Riesling ha fortunatamente trovato in tempi recenti un miglior ascolto e consumo da parte degli appassionati. Parlare oggi di Riesling non è più un tabù e il gusto contemporaneo, alla ricerca di sensazioni insolite e inedite, ha riscoperto le peculiarità di un bianco che non assomiglia a nessun altro. Vitigno tardivo, particolarmente resistente al freddo e alle gelate, dalla vite vigorosa, dal grappolo compatto, quasi “a pugno”, e dagli acini piccoli, il riesling - chiamato anche Rhine Riesling o Weisser Riesling, da noi ribattezzato , da non confondere con il Welschriesling, o, sempre da noi, riesling , varietà meno aromatica e nobile - è conosciuto in Germania, sua terra d’origine, dal XV secolo.Tra le diverse regioni in cui è qui diffuso (Rheinhessen, Rheingau, Nahe, Württemberg, renano italico Baden) spiccano per importanza e notorietà la Mosella, o Mosel, celebre per i suoli di ardesia e i vigneti spioventi sul fiume, e il Palatinato, o Pfalz, dai più morbidi rilievi e dai vini più secchi. La Mosella è anche il regno di squisite versioni dolci, dal raro Eiswein, o “vino di ghiaccio”, che restituisce la purezza di un frutto vendemmiato a diversi gradi sotto lo zero, alle irresistibili versioni botritizzate chiamate Beerenaulese (BA) e Trockenbeerenauslese (TBA), apologo della concentrazione e del contrasto, ennesima dimostrazione della versatilità del Riesling, capace di dialogare con la e di esprimersi in termini di grandezza e longevità su diverse scale di dolcezza. botrytis cinerea “L’alto livello naturale di acidità del frutto fa da contrappeso all’elevato zucchero residuo con molta più efficacia, ad esempio, rispetto all’uva sémillon di Sauternes”, scrive ancora Jancis Robinson. In Europa il riesling è diffuso anche in Austria, specie nelle vigne terrazzate della Wachau. In Francia, soprattutto in Alsazia, gode di alcuni “grand cru”, dove contende la palma al più conosciuto e coltivato gewürztraminer e dove si producono alcune prestigiose Vendange tardive (VT) e Sélection de grains nobles (SGN). È infine diffuso in Italia, dove trova terreno fertile tra le montagne dell’Alto Adige (specialmente in Val Venosta e in Valle Isarco, due terroir dissimili posizionati ai lati opposti del territorio regionale) e del Trentino (soprattutto in Val di Cembra), tra le colline piemontesi della Langa e dell’Alta Langa, tra quelle lombarde dell’Oltrepò Pavese (qui è affiancato dal più anodino riesling italico) e sporadicamente (come sporadica e laterale, per ettari vitati e quantità prodotte, è la diffusione di questo vitigno su suolo nazionale) in altre regioni del nord-est come Friuli e Veneto. Se l’Italia è il fanalino di coda europeo nella coltivazione del riesling, i risultati che si ottengono sul piano qualitativo sono tutt’altro che secondari, con picchi spesso sorprendenti, specie in Alto Adige, Trentino e Piemonte. Di seguito una selezione dei principali e più significativi Riesling “italiani”, raccontati attraverso diverse annate per metterne in luce l’evoluzione. La successione dei vini è regionale e non ubbidisce necessariamente a una classificazione di merito. Südtirol Vinschgau Riesling Weingarten Windbichel CASTEL JUVAL – UNTERORTL Questo Riesling nasce in Val Venosta (Vinschgau in tedesco) dalle vigne aggrappate alle rocce di Unterortl, ai piedi del medievale Castel Juval, su pareti scoscese tra i 650 e i 750 metri di altitudine. Lo produce Martin Aurich con la moglie Gisela in una piccola cantina montana oggi di proprietà di Simon Messner, figlio del celebre alpinista Reinhold. Il Windbichel – piantato nel 1996 su terreni sabbiosi e limosi, prodotto solo in alcune annate e vinificato in acciaio – porta a supremo compimento il portato di purezza già contenuto nel Riesling “base”: ha un colore luminoso, i profumi degli agrumi e la durezza della pietra, è radioso come una giornata di sole, è un cristallo che si nutre di una luce fredda e aromatica. Il 2015 è un susseguirsi di sensazioni olfattive: idrocarburi, zeste di lime e pompelmo, sfumature di anice. Il palato è longilineo, sapido, con persistenza lenta e implacabile, lunga e infiltrante. Una complessità che si riflette nel 2013: florilegio minerale (idrocarburi, pietra pomice, roccia bagnata), struggente succosità, gusto di agrumi assortiti, continue vibrazioni acido-sapide, persistenza incessante. Esplode nel 2012: sferzate idrocarburiche, scaglie di granito, suffumigi minerali. La bocca è tra pietra e agrume, lo sviluppo è puro, inarrestabile, con finale punteggiato da continui ritorni aromatici. Südtirol Vinschgau Riesling FALKENSTEIN Nel loro maso sopra il castello di Naturno, alle pendici del Monte Sole, in Val Venosta, Franz Pratzner e la moglie Bernadette agli inizi degli anni Novanta decidono di non produrre più mele ma vino. La svolta è radicale e i lori vini, soprattutto bianchi, forse non casualmente, porteranno sempre con sé un cristallino timbro fruttato. È il caso anche del Riesling, nato nel 1995, le cui uve, raccolte nella prima quindicina di ottobre, provengono da piante esposte a sud e coltivate tra i 600 e i 900 metri di quota su terreni sabbiosi di origine morenica, acidi, di poco scheletro. Il vino fermenta e matura in botti grandi di legno di acacia. Dentro scintilla più la luce dell’agrume che il minerale della pietra, come in un 2016 dal colore paglierino brillante, con profumi di frutta fresca, menta, erbe di montagna, dal palato pieno di succo, cosparso di sprazzi minerali, scandito da un brillante, tonico registro acido. Caratteristiche che compaiono anche nel più raro Riesling Alte Rebe 2015, una selezione dalle vigne più vecchie: ariosità montana, espansione aromatica, freschezza fruttata, sviluppo gustativo più profondo che persistente, più teso che slanciato, con finale dai ritorni sapidi. Südtirol Eisacktaler Riesling Kaiton KUENHOF All’estremità opposta della Val Venosta, in Valle Isarco (Eisacktal), nella zona di Mara (Mahr), comune di Bressanone, il maso Kuen è un antico podere con oltre otto secoli di storia alle spalle, che appartiene da duecento anni alla famiglia Pigler. Un tempo stazione di posta per chi attraversava il Brennero in carrozza e più di recente dedito alla coltivazione della frutta, Kuenhof è dal 1990 il piccolo regno dei grandi bianchi di Peter Pigler, che in quell’anno decide con la moglie Brigitte di non conferire più le uve all’Abbazia di Novacella per vinificare in proprio. Ad affiancarli c’è oggi il giovane figlio Simon, enotecnico fresco di studi ed esperienze internazionali. Il Kaiton, imbottigliato dal 1996, nasce da poco più di due ettari terrazzati a 700 metri di altitudine su suoli scistosi ed è prodotto con un 15 per cento della massa vinificata in legno grande di acacia. Se il 2015 ammalia per l’ampiezza dei sentori minerali e per un gusto penetrante, il 2013 è trascinante e irresistibile: cenni idrocarburici con prima formazione di cherosene, erbe aromatiche, fiori di montagna, agrumi freschi al naso, con un palato che tracima polpa, dinamismo, fermenti vulcanici. La progressione è inarrestabile, la salivazione a mille, la persistenza irraggiante: un trionfo acido-sapido di incessante vibrazione. Südtirol Eisacktaler Riesling KÖFERERHOF È il 1995 quando Günther Kerschbaumer, vignaiolo di talento e temperamento, decide, come già prima di lui Peter Pigler, di non conferire più le uve all’Abbazia di Novacella, vinificandole in proprio. Tre anni dopo pianta un ettaro di riesling a 700 metri, in piena esposizione solatia, su terreni di origine morenica tra ghiaie, sabbie, scisti e graniti. Il primo imbottigliamento è del 2002. La vendemmia è effettuata in tre fasi, dalla prima più precoce per conservare acidità all’ultima più tardiva, che può arrivare anche a novembre, per gli zuccheri, assemblando poi le tre diverse vasche di vinificazione. Il 2016, che ha visto un quarto della massa riposare in botte grande, ha profumi di erbe d’altura e sfumature di menta, nonché un palato voluminoso e stratificato che contrassegna da sempre i bianchi della casa: vini ricchi, intensi, glicerici, che non perdono per strada la focalizzazione varietale e la modulazione. Lo sviluppo è risolto, l’equilibrio saldo. Lo dimostra anche il 2011: ai polposi toni tardivi e allo spessore di alcoli e glicerine si accompagnano ariose nuance di agrumi e balsami rinfrescanti. Il finale, dal canto suo, è improntato a una sapidità progressiva, capace di trascinare il palato in un allungo pieno di tensione. Alto Adige Riesling Berg IGNAZ NIEDRIST Ovvero della stilizzazione. È questo il tratto saliente del Riesling Berg interpretato con dedizione e accuratezza da Ignaz Niedrist, che produce vino dal 1989 nella tenuta di Cornaiano, di proprietà della sua famiglia da quasi due secoli. Le uve arrivano dai terreni calcarei del vigneto Untersteiner di Appiano Monte: 600 metri di altitudine con esposizione a sud. Il vino fermenta e matura in acciaio. Il 2017 è un soffio: punture minerali, essenze montane, fiori d’altura. Palato incisivo, tonico, ancora trattenuto. Il 2016 non è più concessivo: suggerisce l’immagine di una lama all’orizzonte dai contorni sfumati ancorché luminosi. Il 2013 comincia ad aprirsi: balsamico, succoso, con vibrazioni minerali, e uno sguardo dritto, penetrante. Il 2011 traduce questa evoluzione lenta e continua: ecco l’idrocarburo che si affaccia. Il palato è, ancora una volta, vibrante, teso, dal ritmo balsamico, con formazione minerale che prende forma e continuità. Coerentemente il 2010, dal colore ancora paglierino brillante, si offre in chiave di tonicità e freschezza: incisivo, balsamico. Un Riesling in levare, giocato sulla sottrazione senza sacrifici sul piano della profondità. Trentino Riesling POJER & SANDRI Eclettico, appassionato, ingegnoso sperimentatore, Mario Pojer è animato da una curiosità che lo spinge a un’esplorazione continua. È stato dunque un passaggio fisiologico, benché recente (2015), la vinificazione in purezza del Riesling, che prima recitava un ruolo principale nell’uvaggio del Besler Biank. Nasce in Valbona, zona laterale della Val di Cembra, su terreni sabbioso-porfirici, con fermentazione in acciaio e maturazione in barrique di acacia per sei mesi. Il vino traduce tutto lo spirito “mozartiano” dei bianchi di questo territorio: sfogli una dopo l’altra le annate ed è una ghirlanda di sfumature, un prisma di mezze tinte e pastelli, un cristallo di luce in attesa di far esplodere la propria aromaticità. Il 2018 ne è l’embrionale viatico, il 2017 l’emblema, il 2016 il principio di espansione, il 2015 l’apologo: colore paglierino leggero, verdognolo-brillante; profumi di erbe aromatiche (l’anima della salvia e della lavanda, gli accenni di timo e rosmarino, i riflessi della menta), foglia di pomodoro, agrumi freschi; palato tenero, puro, nitido. Un piano aromatico tutto in levare, lo “staccato” di un clavicembalo, un disegno a matita che incide il palato, un tracciato essenziale, diritto: il sale che cresce, la saliva che aumenta. Tutto in divenire, tutto a fuoco: una luce diffusa, smerigliata, hi-tech, fusione di territorio e tecnologia. Trentino Riesling Stròpe ZANOTELLI Originari della Val di Non, gli Zanotelli legano da secoli il proprio nome e il proprio agire alla Val di Cembra e oggi l’ultima generazione di Nicola, Dino, Orietta e Roberto rappresenta le capacità e il dinamismo di una famiglia che unisce dedizione alla terra, intelligente imprenditorialità e accuratezza produttiva: la “stropa” posta in etichetta, ovvero il rametto di salice che lega la vite al suo sostegno, è il simbolo di questo legame tra uomo e pianta. Il Riesling nasce nel 2007 dalle aspre vigne del cru Saosent, poste nel comune di Cembra a 650-700 metri di altitudine su suoli sabbioso-porfirici. La vinificazione avviene in acciaio. Il 2017 stupisce per l’incanto dei prati e degli orti che diffonde nell’aria: pompelmo, buccia di limone, fiori d’arancio, lavanda, rosmarino, salvia, per un’evoluzione gustativa che unisce il calore alla freschezza degli agrumi e delle erbe aromatiche. Un profilo fresco, incisivo, che riecheggia in un 2016 più sussurrato, giocato sulle sottrazioni e modulato al gusto, tagliente e contrastato. Il 2015 seduce per le note di erbe di campo (menta, basilico), le fioriture minerali, la verve degli agrumi (ancora il pompelmo), l’incidenza della pietra, e per un finale sapido. Trentino Riesling Renano MASO BERGAMINI Ci sono Riesling che si esprimono con pacatezza, pudore, con la delicatezza di un sussurro, e poi evolvono per decenni in bottiglia. È il caso del Renano prodotto da Remo Tomasi, un vino che gode di un nutrito gruppo di estimatori. Nasce da una doppia raccolta delle uve (la prima a ottobre, la seconda più tardiva, ad autunno inoltrato, aspettando talvolta l’arrivo della muffa nobile) su terreni vulcanici situati sopra Trento a 550 metri di quota, e da una sosta in acciaio nella cantina di un’antica villa seicentesca, un tempo di proprietà del vescovo di Trento. Il 2017 ha un olfatto dal respiro di montagna, un palato delineato, poco aromatico ma molto tonico, con una lieve morbidezza zuccherina che accompagna e stempera i picchi acidosapidi. Il 2016 procede ancora per sfumature e sussurri olfattivi: fiori di campo, erbe montane, agrume fresco. Il palato conserva l’anima dinamica e tagliente del Riesling senza il suo lato più aromatico, gelosamente conservato dentro una polpa acida di frutto che fa salivare e trascina in una persistenza sottilmente minerale. Il 2015, più compassato e accomodante, ha accenni minerali, evoluzioni di lime e cumino al naso, un palato con tutto il succo di una raccolta tardiva bilanciata da vivi sprazzi acidi. Langhe Riesling Hérzu ETTORE GERMANO Già interprete di vigorosi Barolo, Sergio Germano si è cimentato con successo nella produzione di un Riesling, l’Hérzu, che a poche annate dal suo primo apparire (2005) si è perentoriamente imposto come un’etichetta cult. Il vigneto a piombo sul corso del Tanaro (da cui il nome, “erto, scosceso” nel dialetto locale) si trova a Cigliè, in Alta Langa, tra i 500 e i 570 metri di altitudine su un terreno molto sabbioso, con esposizione tra sud-est e sud-ovest. La vinificazione è svolta in acciaio. L’Hérzu abbaglia per il suo irresistibile mix di aromaticità e freschezza. Le ultime annate sono una polifonia di sentori e sapori: se il 2017 sublima l’annata calda in un concerto di agrumi freschi, il 2016 comincia a far trapelare le prime formazioni idrocarburiche, mentre il palato sfoggia un afflato stordente di agrumi e minerali, l’acidità è elettrica e la persistenza sapida tutta a trazione integrale. Il 2015 ammalia per l’agrumeto olfattivo, le vibrazioni di pietra focaia, lo stile “spätlese” del palato, con lunghezza spropositata di lime, cedro, erbe. Il 2014 è più tagliente, un cuneo minerale sfumato dallo zafferano della botrite e magnificato da un’acidità vibrante. Il 2013 ha sentori sulfurei e granitici, una polpa che si scioglie al palato, pura e balsamica. Il 2012 è un assieme di sapori e tensioni: erbe aromatiche a gogò (lavanda, rosmarino, menta, salvia), incessante persistenza sapido-minerale. Langhe Riesling Pétracine G.D. VAJRA Il Pétracine, antico sinonimo alsaziano di Riesling, non dimostra solo il talento e la versatilità della produzione dei “barolisti” Aldo e Milena Vajra con i loro figli Giuseppe, Francesca e Isidoro, ma è anche uno dei Riesling nazionali di più lungo corso: le prime vigne sono state piantate tra il 1985 e il 1986 (vigneto Fossati di Barolo), seguite nel 2000 da quelle nel comune di Sinio, con la prima uscita in bottiglia nel 1990. Maturato in acciaio, è un Riesling di precisione micrometrica, ricco di dettagli quanto lento a uscire. Il 2018 ha sentori cristallini quanto embrionali che si stagliano sullo sfondo di una luce agrumata, mentre il 2003, l’annata della canicola, si accende di un colore giallo dorato brillante e presenta evoluzioni di agrume candito, menta, petrolio. La panoramica degli anni Duemila regala millesimi emozionanti: il 2017, succoso, trasversale, elettrico, ha una prima formazione idrocarburica che sta per spiccare il salto; il 2013 sfoggia sensazioni di menta e agrume, infiltrazioni minerali, freschezza balsamica; il 2012 trafigge i sensi con una continua percussione aromatica: il lime che spinge, il minerale che avvolge, il sale che cresce, la menta che rinfresca; il 2011 ha nitidezza aromatica, succo da vendere, una buccia d’agrume che irrora la persistenza; il 2010 possiede l’evoluzione dell’agrume candito (lime) e l’affaccio dell’idrocarburo nobile e inebriante (petrolio), si muove con incedere mobile, contrastato, elettrico. Langhe Riesling CA’ DEL BAIO Il Riesling è un vecchio pallino di Giulio Grasso, vignaiolo di Treiso con il Barbaresco nel sangue, di cui è solido interprete: ne pianta mezzo ettaro nel 2008 sui terreni sabbiosi e calcarei della sottozona Ferrere, tra le vigne di nebbiolo sopra la cantina, esposizione nord. Quando esce il 2011 è una rivelazione, ma le ultime annate sembrano ancora più consapevoli e compiute. Il 2017, colore paglierino-verdognolo brillante, esibisce profumi di erbe, menta e spiccato agrume (fresco lime, buccia di mandarino, pompelmo), ha un palato tonico, incisivo, di energia citrina e allungo che testimonia la bontà del millesimo (non solo in Italia) per le peculiarità e le potenzialità del vitigno a discapito dell’annata siccitosa (e dei luoghi comuni). Il 2016 ne è il pendant a livello cromatico, olfattivo, gustativo: nitido fin dai riflessi, ha sentori minerali, calcarei. Offre tensione, acidità, cospicua persistenza e brillante contrasto. Di recente le figlie Paola, Valentina e Federica, anime femminili dell’azienda insieme alla madre Luciana, hanno convinto il padre ad acquistare quattro ettari e mezzo in Alta Langa, zona Chinassa, a 500 metri di altitudine, mettendo subito a dimora un ettaro di riesling di cloni diversi su terreni più gessosi: to be continued... Riesling Praecipuus ROENO Benché sin dal suo esordio, avvenuto con l’annata 2009, abbia destato l’interesse dei degustatori e dei critici meno distratti, l’outsider Praecipuus – in latino “individuale”, “particolare”, “speciale” – è il Riesling che più di ogni altro ha scalato nell’arco di pochi anni la vetta del successo. Lo interpretano con passione e precisione Giuseppe, Cristina e Roberta Fugatti, che insieme alla madre Giuliana continuano l’operato del fondatore Rolando. Il Praecipuus nasce in Terradeiforti, cuore della Valdadige e zona di confine tra Veneto e Trentino, a 640 metri di altitudine, con una vinificazione in acciaio. Il 2018 è un embrione aromatico foriero di promettenti sviluppi. Il 2017 una carezza di pesca bianca e toni esotici, una parete minerale stillante agrumi di mirabile dirittura acida e irraggiante persistenza. Il 2016 ha un’anima con agrume e minerale a braccetto: penetrante nella scaglia pietrosa, cristallino nel disegno aromatico, persistente nel tono sapidissimo. La Riserva di Famiglia, infine, rappresenta l’ultimo approdo dei Fugatti, l’interpretazione più radicale del loro gioiello di famiglia. Proviene dalla selezione speciale di alcune partite con un passaggio di 18 mesi in legno grande e ben 36 in bottiglia prima dell’uscita sul mercato. Il 2013 ha grande rigoglio d’agrume, sostanza, nitidezza aromatica, acidità elettrica e grande sapidità. Oltrepò Pavese Riesling Vigna Costa BRUNO VERDI Si pensa spesso all’Oltrepò come al territorio delle occasioni perdute, eppure questo luogo comune non privo di verità non deve sottrarre attenzione e merito ai produttori che nel tempo si sono fatti portavoce di qualità. Come Paolo Verdi, vignaiolo di Canneto Pavese, erede di una tradizione familiare che ha radici locali risalenti al XVIII secolo e che da almeno cinque generazioni produce vino. Riservato, modesto, preciso, versatile, Paolo ha saputo rispettare le prerogative del Riesling traducendole in un bianco di carattere, il Vigna Costa, prodotto dal 1991 con uve provenienti dall’omonimo cru di Castana (vigne piantate nel 1989 su terreni limososabbiosi, con esposizione a est/nord-est) e vinificate in acciaio. Il 2017 presenta profumi pietrosi e un palato animato da una bella verve salina, dal finale sciolto e penetrante. Il 2015 avvolge i sensi con sfumature tra pietra focaia e petrolio, il palato ha pienezza, tenacia, sapore. Nel 2012 il varietale vira all’idrocarburo e all’agrume candito, il palato è tonico e incisivo, con una lama sapida che s’infiltra in un finale assai persistente. Il 2007, infine, presenta fin dal colore, un paglierino maturo-dorato, una fascinosa evoluzione, cangiante quanto controllata: scorza d’agrume candito, erbe officinali, cumino, sentori minerali. Palato maturo, dritto, a trazione anteriore, con finale rigoroso e ricco di sapore.