Bacco ai Caraibi
Sonia Sandri

Repubblica Dominicana. Basta un’ora e mezzo di auto da Santo Domingo per raggiungere Ocoa Bay, l’unica realtà vitivinicola di tutto il Caribe.

Una baia tranquilla, mare cristallino e colline disposte a formare un anfiteatro naturale, l’azzurro del cielo e del mare, siepi fucsia di bougainville in fiore, piante spontanee di baya honda che ondeggiano al vento: qui si trova il vigneto di Ocoa Bay. Il progetto, che prende il nome dall’omonima baia, la Baia di Ocoa ad Azua, sta suscitando grande interesse, essendo l’unica realtà vitivinicola di tutto il Caribe. Si coltiva in maniera eco-sostenibile, senza l’utilizzo di prodotti chimici. In prospettiva, l’installazione di pannelli solari per produrre tutta l’energia elettrica impiegata all’interno dell’area. Siamo nella parte meridionale della Repubblica Dominicana, a un’ora e mezzo di auto da Santo Domingo. Man mano che dal nord dell’isola, verdissima e piovosa, si scende, il paesaggio cambia radicalmente. Lasciata la capitale, si dimenticano i fitti palmeti e si incontrano coltivazioni infinite di canna da zucchero; procedendo verso Azua, ecco terreni più sabbiosi, piante di cactus giganti e una vegetazione molto rada. È la zona più siccitosa e secca. I primi ceppi di vite, arrivati grazie a Cristoforo Colombo, furono quelli di mission (chiamata in Cile pais) e fu il conquistatore Hernán Cortés a coltivare la vite in questo luogo e a produrre il primo vino.


Ocoa Bay è un progetto ambizioso, nato tra il 2005 e il 2008, quando i primi terreni vennero acquistati da un pool di investitori americani e dominicani. Si coltivano con metodo biologico piante da frutto tropicali di ogni tipo, come il frutto della passione, detto chinola, papaya, pattaya (dragon ball), alberi di fico e moltissime erbe aromatiche. Non mancano gli ortaggi, utilizzati assieme alla frutta nell’incantevole ristorante vista mare, che propone piatti con ingredienti “dal campo alla tavola”.


Gli attuali soci sono il medico dominicano Guillermo Villalona, vissuto per trent’anni negli Stati Uniti, e l’americano Steve Dentsman, anch’egli medico. Guillermo vive in questo paradiso, indossando i panni non più di medico ma di agronomo, insieme alla moglie María Claudia Mallarino, direttrice del progetto. Ci accompagna con un mezzo elettrico a visitare alcuni punti chiave dell’area, che conta circa centocinquanta ettari, compreso il bosco di Ocoa e le colline circostanti. Si tratta di un programma molto più ampio, che rientra tra i primi dieci progetti sostenibili più grandi al mondo. Il ristorante, la cantina e la sala degustazione sono stati creati da un’impresa leader nell’architettura bioclimatica e sostenibile, utilizzando principalmente legno e pietra, pura espressione di questo territorio. Per sviluppare un’agricoltura rispettosa dell’ambiente, al servizio della salute dell’uomo, è stata coinvolta la popolazione locale, condividendo le conoscenze e insegnando un modo di coltivare consapevole. Gli studi sul clima e sul suolo hanno permesso di identificare le piante da frutto e i vegetali più adatti a questo terroir.