il poeta e il contadino
Fabio Rizzari

A Montalcino, la sorte ha voluto che due tra i caratteri più volitivi di tutto il comprensorio vitivinicolo conducessero proprietà vicine. Gianfranco Soldera, scomparso di recente, e Ofelio Fattoi.

Molti anni fa una trasmissione della televisione italica, in teoria troppo raffinata per essere apprezzata a livello nazional-popolare, ottenne un sorprendente successo di pubblico. Si chiamava Il poeta e il contadino, e i protagonisti erano gli allora fiammeggianti Cochi e Renato. Non mancavano ospiti più o meno illustri, quali Dario Fo, Enzo Jannacci, Felice Andreasi. Il pacchetto complessivo era di notevole qualità: il regista, Beppe Recchia, era un artigiano dalle intuizioni notevoli, tant’è che proprio in quel periodo ricevette il Premio Flaiano per la sceneggiatura. Il duo comico Ponzoni-Pozzetto era in una fase di espressività straordinariamente elevata. Ancora non macchiata dal rapido scivolamento successivo verso scelte di serie B (e C e D). Perfino le musiche, per dire, non erano convenzionali: la sigla di apertura era l’ouverture di Franz von Suppé chiamata in lingua originale Dichter und Bauer, Poeta e Contadino, appunto. Era il 1973. Che cosa c’entra tutta questa premessa con il vino? C’entra, c’entra. Perché in questa puntata dei vini “gemelli” o “fratelli” si parla proprio di un poeta e di un contadino. Di Gianfranco Soldera e di Ofelio Fattoi.


Due produttori che più agli antipodi non si potrebbe immaginare. Due caratteri molto differenti. Due modi estremamente diversi nel proporsi, nel concepire il rapporto con i colleghi e con la stampa, nel “pensare” il vino. E con tutto questo, due interpretazioni davvero alte negli esiti finali.