Alta Langa in prima fila
Antonello Maietta
Paolo Novara

Il Piemonte, è noto, è un’area produttiva di riconosciuto pregio per i vini rossi, in cui trovano spazio anche bianchi di eccellenza, come il Gavi, il Timorasso, l’Arneis, l’Erbaluce e quello straordinario patrimonio enologico rappresentato dalle bollicine dell’Alta Langa.


Il settore spumantistico piemontese ha radici remote, che risalgono alla metà dell’Ottocento. Pioniere fu Carlo Gancia, che nel 1848 si trasferì a Reims per studiare le tecniche di lavorazione dello Champagne. Al suo ritorno, nel 1850, avviò insieme al fratello Edoardo una piccola attività. Mettendo a frutto le conoscenze acquisite in Francia, iniziarono la sperimentazione di un prodotto elaborato con la tecnica del metodo champenoise, utilizzando l’uva moscato. Sempre in quegli anni Carlo Gancia intuì che l’area era ottimale per la coltivazione delle uve utilizzate in Champagne, lo chardonnay e il pinot nero, già presenti in Piemonte dall’inizio dell’Ottocento grazie ai conti di Sambuy e successivamente al marchese Leopoldo Incisa. Gancia favorì quindi la diffusione di questi due vitigni presso i viticoltori del circondario di Canelli. Proprio nelle cantine di Canelli - note con l’appellativo di Cattedrali Sotterranee, riconosciute nel 2014 dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità - si sviluppò la produzione di bollicine tutte piemontesi con il metodo della rifermentazione in bottiglia, il cosiddetto “Spumante italiano”.


Nel 1990 un nutrito gruppo di case spumantistiche ha dato il via al “Progetto Spumante Metodo Classico in Piemonte”, con il chiaro intento di differenziarsi dalla Doc Piemonte Spumante, che prevede una zona di produzione più ampia per le uve, una variegata base ampelografica, e consente sia il Metodo Classico sia il Metodo Martinotti. L’interesse degli aderenti al progetto si concentra invece sulla coltivazione di pinot nero e chardonnay, da spumantizzare esclusivamente con il Metodo Classico, soltanto in una specifica area del Piemonte. Nel 2002 l’Alta Langa ottiene la Doc, e nel 2011 si trasforma in Docg (con la possibilità di rivendicare le annate precedenti fino alla vendemmia 2008). Significativa è anche l’attività di valorizzazione svolta dal Consorzio, nel cui Consiglio di Amministrazione è paritetica la rappresentanza delle aziende spumantistiche e dei produttori di uve, proprio per ribadire il ruolo fondamentale dei viticoltori nel presidio del territorio.