La domesticazione della vitis vinifera inizia circa novemila anni fa, nella fertile Mesopotamia, lì dove è nata anche l’agricoltura. La vite non era propriamente coltivata e, nonostante il ritrovamento di recipienti di terracotta che sembrano vasi vinari contenenti vinaccioli, non si sa per certo se e come venisse prodotto il vino. Per arrivare alla coltura della vite come la conosciamo oggi, ci sono voluti almeno altri quattromila anni di sperimentazione. La vite e le sue tecniche di coltivazione e vinificazione hanno compiuto un viaggio storico fatto di commercio, conquiste e scambi culturali, che partendo dal Caucaso e dalla Fenicia passò per gli egizi, poi dai greci e dagli etruschi e infine fu completato dai romani.
A questi ultimi va riconosciuto il merito di aver portato la viticoltura in ogni angolo dell’Impero, in molte forme tuttora esistenti. Ciò che chiamiamo
viticoltura moderna ha solo un secolo di vita, e tutto il progresso scientifico degli ultimi decenni non è che la conseguenza necessaria di un sapere
culturale e colturale molto più antico e lontano, che vede la tradizione greco-etrusco-romana come substrato di nozioni fondamentali alla contemporanea
coltivazione della vite, così come la cultura greco-latina è il seme del moderno Occidente. Solo comprendendo il percorso intrapreso dai popoli antichi
verso la scoperta delle varie forme della vite si può risalire alla scoperta della viticoltura di qualità. Basti pensare che i grandi vini del nostro
tempo nascono da viti allevate secondo metodi e canoni che appartengono agli antichi romani.
La vitis vinifera, di origine euro-asiatica, è in natura una pianta rampicante, una liana. Senza le dovute cure non dà quei frutti con le
caratteristiche atte per la buona vinificazione. Ed è proprio lo studio della potatura della vite e delle forme di allevamento migliori che segna un
passaggio fondamentale. Perché, se già Noè, dopo il diluvio universale, piantò una vite sul monte Ararat come primo passo per la ricostruzione della sua
comunità, e se già i fenici avevano fama di essere i più importanti produttori ed esportatori di vino, saranno gli egizi, i greci e poi i romani a
capire che, solo donando alla pianta la forma più consona, questa regalerà i frutti migliori. Stratagemmi sempre più efficienti per conciliare le
variabilità pedoclimatiche con le esigenze e gli obiettivi enologici. Su binari paralleli si sviluppa il filone etrusco, cui dobbiamo le forme di
allevamento “alte”, diffusesi in Europa a fianco di quelle greche grazie ai romani.