Il pane accompagna l’uomo fin dalla nascita, e il suo atavico valore simbolico lievita nel corso della storia.
buono come il pane
Morello Pecchioli
Cracker? Tiè! Grissino? Tiè! A fare il gesto dell’ombrello alla sottile galletta salata e al filiforme bastoncino, a nome di tutti i tipi di pane,
panini e pagnotte che s’infornano nella Penisola, ci pensa l’altoatesino pretzel che ha la forma giusta per interpretare la parte: due mani che
incrociano le braccia. A dir la verità, la vocazione del povero pretzel, tirato in ballo per la forma a braccia conserte, sarebbe tutt’altra che quella
di spernacchiare il prossimo. Nato nell’Alto Medioevo in qualche monastero del Nord Italia e diffusosi in tutta la cristianità rimanendo radicato nei
paesi di lingua tedesca, il pretzel (o brezel) è un pane pio. Prende il nome da pretiola, cioè piccolo dono, ricompensa. Era la mancetta in natura che i
monaci davano ai discepoli che imparavano a memoria passi della Bibbia.
Ma i versacci a cracker e grissini, anoressici parenti della michetta, rappresentano la rivincita del pane che qualche decennio fa sembrava avviato al
capolinea, in quanto ritenuto un arcaico cibo di riempimento, il simbolo della lotta alla fame quando la fame non c’era più, per giunta vittima della
martellante propaganda della linea che lo metteva al bando: magro è bello, vade retro pagnotta. Avanzino i denutriti, moderni, ipocalorici,
surrogati di filoncini e rosette.
Grazie a Dio, le mode dietetiche contrarie al pane durarono poco. Il pane, alimento sanpaolino (“Quando sono debole, è allora che sono forte”), dopo qualche anno di apprensione si prese la rivincita, favorita da due fattori: l’insopprimibile, atavico, bisogno di nutrirsi del padre di tutti i cibi – il pane è per lo stomaco ciò che l’aria è per i polmoni – e la maggiore consapevolezza in fatto di nutrizione. Il pane non fu più considerato solo un riempitivo o un complemento di altri cibi, ma un prim’attore, piacevole in sé e per sé. Sulla mensa dei nuovi stili alimentari, sulle tavole dei gourmet il pane divenne un gioiello gastronomico, bontà tra altre bontà. Cibo prezioso da servire prima e durante il pasto. Dall’entrée alla scarpetta.