olio da mille
e una notte

Luigi Caricato

L’eccellente profilo qualitativo dell'olio marocchino, ancora poco conosciuto in Italia, spinge da tempo il comparto verso nuovi sensibili investimenti agronomici e tecnologici.

Provo una grande attrazione per il Marocco e per i suoi oli. Gli italiani non hanno modo di prenderli in considerazione, purtroppo, perché trovarli in commercio è alquanto improbabile. Resta però acclarato che gli extra vergini marocchini siano da considerarsi sempre più di qualità, con picchi di eccellenza raggiunti da alcune aziende all’avanguardia. Come è il caso degli oli presentati a Milano, in diverse edizioni di Olio Officina Festival. Ogni volta ho potuto notare lo stupore nei volti della gente al momento dell’assaggio, quando a parlare erano gli extra vergini. Nessuno avrebbe immaginato di imbattersi in oli così eleganti, dalle note fruttate fresche e pulite, piacevolmente intense. C’è sempre stata una certa distanza, non tanto fisica, quanto culturale, tra l’Europa e i Paesi del Maghreb. In Italia non si è mai creduto nell’olivicoltura estera, né europea, né extra europea, sbagliando. Questo grande limite degli italiani, questo provincialismo – e mi spiace se con queste osservazioni posso offendere qualcuno – non è un bene. È possibile annullare questo limite culturale solo sperimentando in prima persona la bontà degli oli di altri Paesi. Quelli marocchini, per esempio, meritano. C’è oltretutto la presenza degli italiani nel percorso virtuoso dei produttori marocchini. La tecnologia estrattiva è perlopiù tutta italiana, senza trascurare il prezioso apporto della Spagna, in particolare per la tecnologia nell’oliveto.