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Il numero di dicembre 2020 della rivista Vitae, curato dall'Associazione Italiana Sommelier, offre un'ampia varietà di articoli che esplorano il mondo del vino e della gastronomia. Dall'editoriale di Antonello Maietta all'analisi approfondita de "L'oro della Mosella" di Massimo Zanichelli, passando per "La saudade del Ramisco" di Roberto Bellini e "Quel che resta del giorno" di Morello Pecchioli - i lettori vengono portati in un viaggio attraverso vini, memorie culinarie e culture enogastronomiche uniche. Fabio Rizzari esplora i "Vini di confine", Eleonora Camilli affronta il tema del "Vino fra tempo e memoria" e Eugenio Tropeano ci introduce al vino "Forgiato dal vulcano". Valerio M. Visintin parla di "Mantenere le distanze", Francesca Zaccarelli esplora i "Fermenti" e Riccardo Antonelli racconta "La lotta per la latta". Luigi Caricato presenta "La Lucania ridisegna l'olio di qualità", mentre Maria Rosaria Romano narra "Una storia ad andamento lento". Il volume si conclude con "Pas dosé - New post sommelier" di AIS Staff Writer, offrendo una lettura ricca di approfondimenti e passioni enogastronomiche.

Editoriale di Antonello Maietta

L’oro della Mosella di Massimo Zanichelli

La saudade del Ramisco di Roberto Bellini

Quel che resta del giorno di Morello Pecchioli

Vini di confine di Fabio Rizzari

Il vino fra tempo e memoria di Eleonora Camilli

Forgiato dal vulcano di Eugenio Tropeano

Manteniamo le distanze di Valerio M. Visintin

Fermenti di Francesca Zaccarelli

La lotta per la latta di Riccardo Antonelli

La Lucania ridisegna l’olio di qualità di Luigi Caricato

Una storia ad andamento lento di Maria Rosaria Romano

Pas dosé - New post sommelier di AIS Staff Writer

Autori

Fotografia & Co.

la Lucania ridisegna l'olio di qualità Luigi Caricato La produzione olearia della Lucania resta ancora in gran parte inesplorata; eppure le due meritate attestazioni di origine ottenute dalla Basilicata dimostrano una qualità tutta da scoprire. Un bellissimo e insieme drammatico passaggio apre il romanzo di Mariolina Venezia Mille anni che sto qui (Einaudi, 2007), in cui vero protagonista, prima ancora degli stessi personaggi, è l’olio ricavato dalle olive. Troviamo l’olio subito al centro della scena, mentre scorre rapido, in mezzo allo stupore generale, lungo una strada del piccolo borgo di Grottole, tra l’eccitazione e lo sbalordimento della gente. Dapprima incredula e sospettosa, quando si rende conto che si tratta di olio, la folla accorre con contenitori di fortuna presi al volo, pur di appropriarsi di tanta ricchezza, facendo il possibile per non disperdere il prezioso liquido. La storia, narrata con grande efficacia da Mariolina Venezia (autrice nota anche per la fiction incentrata sul sostituto procuratore Imma Tataranni), è una saga familiare che racconta dei Falcone, attraversando in particolare il periodo che va dall’Unità d’Italia alla caduta del Muro di Berlino. Il romanzo prende le mosse da don Francesco Falcone, che riceve contemporaneamente due notizie: la prima, bellissima, riguarda la moglie Concetta, la quale dopo anni di attese e ben sei figlie, è riuscita finalmente a dare alla luce il tanto desiderato maschio, l’erede che porterà avanti il nome della famiglia. La notizia drammatica, invece, è sempre legata al parto: un po’ per la tensione del momento, un po’ per le grida durante il travaglio, con l’incontenibile gioia alla vista del sesso del nascituro, nella confusione vengono accidentalmente rotti i recipienti in cui era immagazzinato l’olio, con l’inevitabile fuoriuscita di ben cinquanta quintali. A nulla vale l’avvertimento di cumma Canniuccia, che con l’autorità dei suoi novantanove anni intima di “non toccarne neanche una goccia, sicura come la morte che quell’olio fosse strabordato dai pentoloni dove bollono i dannati dell’inferno”. In questo borgo rurale, come in ogni altro luogo della Basilicata, l’olio d’oliva non poteva che essere percepito quale simbolo di una grande ricchezza, seppure questa benedizione divina non era destinata a tutti, ma solo ai pochi che potevano permettersela. L’olio era comunque una risorsa che, nel corso dei secoli, aveva reso fiorente l’economia regionale, tanto che oggi può vantare a pieno titolo ben due attestazioni di origine: la Dop Vulture, conseguita nel 2012, e, recentissima, risalente al 5 ottobre 2020, l’Igp Olio Lucano. Finora la Basilicata olearia era perlopiù sconosciuta al grande pubblico, sia perché si tratta di una piccola regione, con una limitata superficie di coltivazione, sia perché in passato non erano presenti, come d’altronde in gran parte del Sud, le aziende confezionatrici che dominavano il mercato del prodotto commercializzato in bottiglia. In Basilicata la produzione era destinata soprattutto all’autoconsumo, quello che avanzava alla vendita del prodotto sfuso per il mercato locale o per le grandi aziende confezionatrici. La svolta è arrivata tardiva ed è avvenuta a opera delle istituzioni, prima ancora che per mano degli imprenditori. Questi ultimi si sono impegnati nel produrre bene, concentrandosi sulla qualità, ma sono stati in particolare i vari funzionari della Regione ad aver contribuito al successo e alla fama dell’olio lucano. Basti citare il Premio Olivarum, una selezione regionale che nel corso degli anni ha permesso di fare la differenza, consentendo alle aziende di misurarsi su parametri qualitativi sempre più elevati e di aprirsi al mercato con un proprio marchio. Inoltre, c’è da osservare che già alla fine degli anni Novanta erano ben 350 i campi di osservazione olivicola, espressamente voluti al fine di creare una vasta e capillare rete di assistenza per le imprese. Altrettanto fondamentali si sono rivelati i seminari tecnici, i corsi di formazione, le attività di divulgazione promosse dalla stessa regione Basilicata, attraverso le proprie strutture operative, come nel caso specifico dell’Alsia, l’Agenzia Lucana di Sviluppo e di Innovazione in Agricoltura. Le istituzioni, in questo caso, sono state fondamentali e determinanti.  Non è stato facile, visto che la regione si colloca al confine di due colossi olivicoli: da un lato la Puglia, che da sola rappresenta la metà e oltre della produzione nazionale, e, non da meno per capacità produttiva, la stessa Calabria, come pure la Campania.  Oggi sul mercato si trovano diversi marchi, seppure la conduzione sia di impronta più familiare che manageriale, ma intanto le peculiarità degli oli lucani sono evidenti e riconoscibili, e hanno ampiamente meritato le due attestazioni di origine. L’olivo in Basilicata è sempre stato una presenza costante, anche nei periodi più complessi. Oggi la superficie olivetata copre circa trentamila ettari; le aree più vocate sono le valli del Bradano, la costa ionica e tirrenica e il bacino pedemontano del Vulture. La provincia di Matera, la più ricca di oliveti, domina la scena con un netto 60 per cento. Ovviamente le limitate superfici non potranno dar luogo a incrementi produttivi sostanziali, ma ciò che è ormai acclarato è la qualità delle produzioni. L’esortazione è spingere le aziende a darsi una struttura più professionale, magari unendo le proprie energie senza disperdersi. È un peccato che molte imprese rinuncino oggi a strumenti ormai fondamentali come internet, dove essere rintracciati diventa quanto mai necessario. Chiudo con l’invito a visitare questa favolosa regione, ricca di storia, come ha opportunamente evidenziato qualche anno fa il professor Joseph Coleman Carter, dell’Università del Texas, dopo aver individuato resti di drupe di olivo risalenti al VI secolo a.C. presso il sito Pantanello di Metaponto, a dimostrazione che la Lucania (come a me piace chiamare questa regione) è un cantiere aperto, con tanti siti da visitare. Non dimentichiamo che il nome Lucania, dal greco leukos (bianco), affine al latino lux (luce), era l’antico appellativo del territorio, una regione di luce che va scoperta, per chi non la conoscesse, oppure riscoperta, magari camminando tra gli olivi e visitando gli oltre novanta frantoi attivi. FONTANA DEI SANTI - Albano di Lucania (Potenza) Nome: Monovarietale Fasola Cultivar: fasola Bottiglia: 500 ml Prezzo indicativo: 15 euro Nata nel 2012, questa impresa agricola in realtà prosegue una lunga tradizione familiare e dispone di circa venti ettari situati nel Parco regionale di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane. Il titolare è Luciano Pepe, olivicoltore e frantoiano. Presenta sul mercato una linea di blend (Invaio, Family, Bioe) e una di monovarietali (Ogliarola del Bradano, Coratina e Fasola). Bottiglie eleganti, ben vestite, con un design originale e inusuale. “Prediligiamo recuperare antichi oliveti di varietà autoctone e spesso dimenticate”, sostiene Luciano Pepe. Infatti per la recensione abbiamo individuato la cultivar fasola, pressoché sconosciuta, che si coltiva nel Medio-alto Basento. Il colore è verde dai riflessi giallo dorati, limpido alla vista. Al naso ha profumi fruttati di media intensità, freschi, erbacei, puliti. Una buona fluidità al palato, una sensazione tattile morbida ed elegante, fine, delicata, con amaro e piccante ben dosati e progressivi, gusto vegetale. Chiusura con una lieve punta piccante e sentori di pomodoro. L’assaggio. PODERE CARRIERO - Montescaglioso (Matera) Nome: Effluvio Cultivar: coratina Bottiglia: 500 ml Prezzo indicativo: 12 euro L’azienda agricola di Filomena Carriero comprende venti ettari distribuiti fra la valle del Bradano e la Murgia materana, con circa 1200 alberi di olivi appartenenti alle varietà coratina, leccino e frantoiana.  Giallo dai riflessi verdolini, è limpido alla vista. Al naso esibisce profumi fruttati di media intensità, erbacei. Al palato si evidenziano la buona fluidità, l’armonia, l’eleganza, il gusto vegetale, l’amaro e il piccante ben dosati e persistenti. In chiusura emergono note di erbe di campo e una lieve punta piccante. L’assaggio. TENUTE ZAGARELLA - Matera (Basilicata) Nome: Bio Cultivar: ogliarola del Bradano, leccino, coratina e frantoio Bottiglia: 500 ml Prezzo indicativo: 8 euro I fratelli Piergiorgio e Paolo Quarto hanno proseguito l’attività del padre e del nonno, incrementando a loro volta la superficie olivetata, fino a raggiungere un totale di diecimila piante di olivi delle varietà ogliarola del Bradano, tarantina e cima di Melfi, le cui olive vengono molite nel frantoio aziendale. Giallo oro dalle sfumature verdi, limpido. Si apre al naso con profumi fruttati di media intensità e con richiami netti all’oliva verde. Al palato è morbido e di buona fluidità, dolce al primo impatto, con amaro e piccante ben dosati. In chiusura ha note di mandorla e foglia, con lieve punta piccante. L’assaggio. LAGALA - Venosa (Potenza) Nome: Essenza Cultivar: coratina e ogliarola Bottiglia: 500 ml Prezzo indicativo: 18 euro L’azienda di Angelica e Arnaldo Lagala è ubicata nell’areale del Vulture; gli olivi affondano le radici su terreno lavico. Accanto alla produzione di olio e vino, i titolari pongono grande attenzione all’accoglienza, attraverso un proprio ristorante e alcune camere. Giallo dai riflessi verdi, limpido. Si presenta al naso con profumi fruttati di media intensità,  L’assaggio. puliti e freschi, riconducibili all’oliva verde e dalle nette connotazioni erbacee. Al palato ha un gusto  vegetale spiccato, una buona fluidità e richiami al carciofo, con amaro e piccante ben dosati. In  chiusura una lieve punta piccante e note di mandorla. CALANDRO - Pisticci (Matera) Nome: 100% Italiano Cultivar: ogliarola del Bradano, cima di Melfi, coratina Bottiglia: 500 ml Prezzo indicativo: 8,50 euro L’azienda, a conduzione familiare, ha sede a Pisticci, nel Metapontino. L’olio è stato ricevuto per via indiretta e dell’azienda si hanno scarne notizie. Il sito web aziendale reca solo una foto suggestiva con le olive invaiate distese sulle reti di raccolta e l’annuncio che promette: Presto online. Giallo dai lievi riflessi verdi, è limpido alla vista. Al naso si apre con note olfattive fruttate medio leggere che rimandano all’oliva verde e alle erbe di campo. Al palato è morbido, dall’impatto dolce, di buona fluidità, con un gusto vegetale riconducibile a vari ortaggi e una lieve nota amara e piccante armonica. Chiude con una punta piccante e sentori di mandorla. L’assaggio. MARVULLI - Matera Nome: Cenzino, Ogliarola del Bradano Cultivar: ogliarola del Bradano Bottiglia: 500 ml Prezzo indicativo: 9 euro Tutto ebbe inizio negli anni Sessanta, quando Vincenzo Marvulli si dedicò alla coltivazione dell’olivo a Matera, privilegiando in particolare la cultivar ogliarola del Bradano. Ora se ne occupa in prima persona Giovanni, che ha intitolato questo olio in onore del padre Vincenzo. Sono una trentina gli ettari coltivati in agricoltura biologica. Giallo oro dai riflessi verdi, limpido. Al naso libera profumi fruttati di media intensità che rimandano alle erbe di campo. Al palato è morbido, di buona fluidità, con note amare e piccanti armoniche, dal gusto vegetale, sapido, con richiami al carciofo. In chiusura una lieve punta piccante e i sentori di mandorla. L’assaggio. ASSO DI ULIVO - Acerenza (Potenza) Nome: Asso di Ulivo Cultivar: coratina e acerenza Bottiglia: 500 ml Prezzo indicativo: 11 euro Bella azienda capitanata da Simone Di Gaetano, che miete continui successi nei concorsi oleari per la grande cura riservata al processo produttivo. I vigneti si trovano a un'altitudine compresa fra i 400 e i 770 metri sul livello del mare. Oltre alla coratina, si dedica alla valorizzazione della cultivar acerenza, prettamente lucana, che prende il nome proprio dal comune in cui ha sede. L’assaggio. Giallo oro, limpido alla vista. Si apre al naso con note fruttate di media intensità e rimandi netti alle erbe aromatiche e a sensazioni agrumate. Al palato ha buona fluidità e morbidezza, fragranza e gusto vegetale, con amaro e piccante ben dosati, una lieve percezione di astringenza e una punta piccante progressiva che si riscontra anche in chiusura. FRANTOIANI DEL VÙLTURE - Venosa (Potenza) Nome: Olio Vù Cultivar: ogliarola del Vulture, più altre cultivar Bottiglia: 500 ml Prezzo indicativo: 12 euro Si tratta di una realtà che raggruppa produttori olivicoli e frantoiani dei paesi di Atella, Barile, Ginestra, Maschito, Melfi, Rapolla, Rionero in Vulture, Ripacandida e Venosa, i quali hanno deciso di collaborare e di seguire le indicazioni del disciplinare di produzione dell’olio Dop Vùlture attraverso un’unica etichetta commerciale, appunto l’Olio Vù. L’assaggio. Alla vista è di colore giallo dai riflessi verdi, limpido. Emergono al naso note fruttate verdi di media intensità, dalle nette connotazioni erbacee. Al palato è morbido e armonico, sapido ed elegante, con sensazioni amare e piccanti lievi ma persistenti, ben dosate. In chiusura mandorla verde e una lieve punta piccante.

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