Il termine “forgiato” richiama alla mente una lama, una spada, e se i ricordi delle avventure che leggevamo da ragazzi non sono ancora sbiaditi, immaginiamo una spada incastrata in una roccia. Ebbene, l’Aglianico del Vulture non è tanto lontano da questa rappresentazione. Un vitigno potente con un carattere fiero, degno della spada di un cavaliere templare, che affonda le sue radici nella roccia del vulcano spento; da qui acquisisce caratteristiche gustative e un temperamento che quasi ci fa dimenticare di essere al Sud, a un passo dal Mediterraneo, e pare piuttosto una zona vitivinicola mitteleuropea. È solo un attimo, però. Subito il terroir lucano si manifesta in tutto il suo splendore, con caratteristiche che rendono unica questa zona a nord della Basilicata.
L’area del Vulture, un vulcano spento a memoria d’uomo, nei cui crateri si sono formati due affascinanti laghi, ha dato origine a suoli caratterizzati da una comune matrice: uno strato di tufo a profondità variabile tra i cinquanta centimetri e i due metri su cui poggia un altro strato di terreno, che può essere sabbioso, ghiaioso, limoso, a volte venato di marna o tenacemente argilloso, a seconda della zona. In tutti i casi, durante la siccità estiva, il tufo, minerale particolarmente poroso, per capillarità è in grado di assicurare il giusto apporto di umidità alle radici (in questa zona si dice che il tufo “allatta” le piante), restituendo l’acqua accumulata con le precipitazioni dei mesi invernali. Negli ambienti caldo-aridi meridionali questo fenomeno fisico assume un’importanza fondamentale, superiore a quella dell’orientamento di filari o dell’esposizione più o meno diretta e perpendicolare ai raggi solari. L’energia del sole è sempre disponibile, anche e spesso più del necessario; il vero asso nella manica di questo territorio è dunque la disponibilità della risorsa idrica, ma non è l’unico. In questa area della Basilicata il clima non è tipicamente mediterraneo, ma piuttosto temperato, con escursioni termiche significative, fattori che nobilitano il patrimonio olfattivo delle uve e contribuiscono a bilanciare la componente zuccherina degli acini con l’acidità.