il gigante
buono

Luigi Caricato

Vero gigante della produzione olearia, la Spagna non vanta solo numeri da primato in termini quantitativi. La via dell’eccellenza è ampiamente battuta, sebbene siano molte le criticità nella definizione di un mercato che stenta ancora a valorizzare l’intero comparto produttivo.

La monumentale Spagna olearia è un gigante senza pari al mondo. Ha sempre prodotto ingenti quantitativi di olive destinate all’oleificazione, sin dai tempi degli antichi Romani, e tuttora resta al centro di ogni relazione commerciale. Rispetto al passato, oggi ha scoperto la propria cifra identitaria e la impone ovunque, sui mercati internazionali, attraverso una crescente opera di investimenti in termini di promozione e marketing. Per lungo tempo l’Italia l’ha dileggiata, ritenendola produttrice solo di grandi volumi ma non di qualità. Invece non è così. Ci sono i numeri, certo, ma anche la qualità, così come l’eccellenza. Non è un caso che gli extra vergini spagnoli si qualifichino con successo nei più prestigiosi premi internazionali. Ed è incredibile come l’opinione italiana intorno a questo Paese sia stata sempre in luce negativa, quando i fatti dimostrano il contrario.

Ciò non significa che in Spagna non abbiano seri problemi, anzi, sono più numerosi che da noi. Gli olivicoltori sono scesi più volte in piazza per reclamare una maggiore dignità commerciale al prodotto. Anche lì l’olio è sopraffatto dalla forza bruta della grande distribuzione, che ne ha svilito sensibilmente il valore: l’olio sempre in sottocosto, reso commodity, non gratifica l’impegno dei produttori. Sono i medesimi problemi, irrisolti, che riguardano l’Italia, con le catene distributive che penalizzano fortemente, e in modo disonorevole, il prodotto in sé, indipendentemente dalla qualità. Tuttavia, da diversi anni la Spagna sta reagendo con tenacia, creando nuovi segmenti di mercato, e definendo allo stesso tempo il profilo di un consumatore più attento e sensibile. Non è facile, ma i risultati sono buoni. L’impegno premia. Così, oltre a puntare su standard qualitativi sempre più elevati, con raccolte anticipate delle olive per ottenere caratteri sensoriali meglio connotati, si lavora egregiamente anche sul design, creando gamme di alto profilo destinate a un pubblico esigente. Riesce inoltre a essere più competitiva rispetto all’Italia, poiché i costi di produzione sono sistematicamente e sensibilmente abbattuti, senza compromettere il livello qualitativo, grazie all’adozione di una tecnologia più efficace e sistemi di allevamento razionali, fondati sull’alta densità degli impianti.