l'abito bianco del Vin du Pape Roberto Bellini Nei primi anni Ottanta del secolo scorso, chi citava i vini rossi di Châteauneuf-du-Pape era ascoltato con una certa diffidenza e spesso era considerato uno snob. In realtà, quanti si avvicinavano a questo areale cercavano qualcosa che si distaccasse dal solito binomio Bordeaux-Borgogna. Châteauneuf-du-Pape ha quasi sempre vissuto in un’aureola vitivinicola nella parte meridionale della Valle del Rodano. Nel 1309, quando il papato si trasferì da Roma ad Avignone, in un villaggio vicino, allora chiamato Châteauneuf-Calcierner, fu costruito un castello come buen retiro dei papi durante la calura estiva: una specie di Castel Gandolfo. Dunque, la fama dello Châteauneuf-du-Pape quanto deve alla connessione papale e quanto alla sua reale essenza enologica? La domanda apre molti affascinanti interrogativi, ma è appurato che la permanenza della sede dei papi ad Avignone abbia proiettato i “Vin du Pape”, dalla gradevolezza organolettica poco certificata, in varie parti d’Europa, e perfino in Italia, che era sempre stata alquanto restia a importare i vini rossi. Questa ipotetica spinta papale può aver fatto da apripista all’attuale fama dello Châteauneuf-du-Pape, ma solo negli anni Ottanta del secolo scorso è iniziata una vera ricerca di raffinatezza in questo territorio enologico complesso, permeato da molteplici filosofie produttive. Queste intriganti sfaccettature sono ben rappresentate dal vino rosso, il più prodotto, davvero entusiasmante. Ad attirare da qualche tempo l’attenzione è ora lo Châteauneufdu- Pape bianco, celebrato con una miriade di vendemmie nella carta dei vini del ristorante stellato Astrance, a Parigi. Tra i comuni di Sorgues, Orange, Courthézon, Bédarrides e Châteauneuf-du-Pape, i vigneti coprono 3200 ettari, incastonati tra la riva sinistra del Rodano e l’Autoroute du Soleil, e disegnano una sorta di ovale lungo quindici chilometri e largo otto. L’area vitata è da sempre divisa in quartiers, che possono confluire in quattro settori. La parte ovest dell’Aoc, vicino al Rodano, è caratterizzata dagli éclats calcaires, schegge di calcare. La vite ha difficoltà a svilupparsi, cresce lentamente, perché le radici trovano molti ostacoli nel penetrare nel sottosuolo: questo favorisce la coltivazione dei vitigni a bacca bianca, che offrono un vino saporito e fresco, dalla struttura solida e un orizzonte evolutivo molto interessante. Nel settore nord, nord-est e parzialmente est, che guarda a Orange, i terreni sono il risultato del ritiro del fiume Rodano. La natura ha modellato ondulati pendii sabbiosi composti da arenarie del Miocene, di origine marina, risalenti tra i venti e gli otto milioni di anni fa, quando il Mediterraneo invase la depressione davanti all’arco alpino, per creare in seguito la valle del Rodano. Sotto la superficie, con pietre di modeste dimensioni, si incontra la sabbia, molto gradita alle radici della vite. Questa conformazione del sottosuolo, che rappresenta il 35 per cento dei vigneti, è molto favorevole al grenache rouge, al roussanne e un po’ meno al grenache blanc. La zona principale dei celeberrimi galets è quella del centro e del nord, nord-ovest, a sinistra della D68 che da Châteauneuf-du-Pape va verso Orange. Sono terrazze del Quaternario, con i galets roulés, ciottoli lisci che coprono un sottosuolo di argilla, scisti e granito. I ciottoli, oltre a drenare l’acqua, garantendo il controllo delle malattie crittogamiche, accumulano il calore del sole e lo restituiscono la notte, mentre al di sotto l’argilla, assorbendo l’acqua, si trasforma nella banque du sous-sol. Questa fortunata combinazione si riflette nel vino bianco, favorendo l’ampiezza, la potenza, la vellutatezza che arrotonda la spigolosità dell’acidità sostenuta, trasferendo all’alcol l’edificazione della ricchezza gustativa in concorso con la sapidità, quasi salina. Anche l’espressione fruttata è agevolata dal terreno, marcando però la parte della maturità, mentre il floreale si addolcisce e il vegetale flette verso la garrigue. Infine, l’area che dal centro della denominazione si protende verso est è dominata dal grès rouge. I suoi detriti miscelati con argilla e calcare sono favorevoli alla produzione del vino bianco, fornendogli talvolta anche una lieve trama tannica. Il paesaggio viticolo è molto frammentato, con frequenti boschi di pini di Aleppo, querce verdi e bianche e arbusti mediterranei aromatici. L’altitudine dei vigneti spazia dai 20 ai 128 metri (Les Atouts) sul livello del mare. Il vino bianco è influenzato da questi fattori naturali. Le differenze tra suolo, sottosuolo, fattori naturali, vitigni che vi vegetano e la mano dell’uomo creano le condizioni per ottenere molte tipicità di Châteauneuf-du-Pape Blanc, tanto che Michel Blanc, Presidente della Federazione dei produttori afferma: “Il binomio suolo-vitigni dona uno stile a ogni Maison”. Poi c’è la querelle dei vitigni: 13 o 18? I vitigni autorizzati sono i seguenti: grenache (noir, gris e blanc), mourvèdre, syrah, cinsault, muscardin, counoise, clairette (blanche e rose), bourboulenc, roussanne, piquepoul (blanc, gris e noir), picardan, vaccarèse e terret noir. Una lunga estate calda caratterizza il clima dell’areale, oltre mille ore di sole per sette ore al giorno e una temperatura sopra i 25 °C. Il mistral che soffia da nord-est asciuga le viti, sanifica l’atmosfera e favorisce la concentrazione del succo dell’uva; può spirare anche violentemente, e questo non è un bene, ma il pericolo maggiore lo presenta in primavera, perché porta freddo e pioggia, con rischio di gelate. La vigna dà il meglio quando le condizioni della maturazione non sono dominate dalla siccità, perché, se è accompagnata dal mistral, la maturazione dell’acino può essere compromessa per “arrostimento” del frutto e perdita di acidità, mentre con piogge non violente e un’equilibrata umidità le performance sono migliori. Lo Châteauneuf-du-Pape Blanc rappresenta solo il 7 per cento della produzione totale. Il grenache blanc resiste alla siccità e gradisce il terreno sassoso, dà vini opulenti, ma poco caratterizzanti nel profumo. La clairette blanche (e rose) ha aromi di mela, albicocca e pesca, fiori di tiglio e barba del finocchio, per contro non ha molta acidità. La varietà roussanne cede molto floreale: caprifoglio, peonia e iris, oltre a chicco di caffè verde e balsamicità, e possiede un potenziale di affinamento. Piquepoul blanc e gris danno vini distintamente neutri e ricchi in alcol, da impiegare in assemblaggio. Il picardan ha toni olfattivi di muschio, mentre il bourboulenc apporta fragranze di fiori di ginestra e frutta esotica. Vitigni, suoli, microclimi, esposizioni, pendii e versanti rappresentano un puzzle ingarbugliato, in cui 320 viticoltori lavorano la terra e 220 domaine commercializzano il vino. L’eterogeneità regna sovrana, cui si aggiungono diversi stili di vinificazione e differenti cuvée, fino al monovitigno. La tradizione enologica è molto artigianale: numerosi sono i vignaioli indipendenti ed esiste una sola cooperativa. Una comunità quasi familiare, che una visita in loco può confermare. Tutto ciò, è ovvio, non si trasforma in un’identità vinicola uniforme e, come nel rosso, le variabili sono molteplici. Si parte da una base comune, la pressatura delicata delle uve per ottenere il succo da fermentare. Da qui in avanti si aprono scenari che includono l’uso di vasche in cemento tradizionali, oppure quelle a forma di uovo (per facilitare il mantenimento in sospensione delle fecce fini). C’è chi usa solo acciaio, chi impiega le barrique, chi alterna acciaio e legno. Le differenze si presentano anche nelle fasi di assemblaggio, maturazione e affinamento. Sommando i fattori fissi e variabili, quelli di tradizione e di savoir-faire, quando ci si trova per la prima volta di fronte a una bottiglia di Châteauneuf-du-Pape Blanc, si può adattare l’affermazione di Forrest Gump: questo vino è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita. Châteauneuf-du-Pape Blanc Cuvée Anonyme 2019 - Xavier Vignon 13% vol. Gran parte delle vigne sono situate nel settore del grés rouge. In quest’annata la cuvée è composta prevalentemente da roussanne e grenache blanc, con una piccola aggiunta di clairette blanche (10%). Lo stile produttivo prevede la vinificazione e la sosta in barrique per sei mesi, mentre un terzo della massa rimane in acciaio. Il paglierino si accende di lampi d’oro. Spiccano un’intensa vaniglia (avrà tempo di assorbirla) e una dolce tostatura di legno, insieme a toni floreali, come l’elicriso e il tarassaco, e un tocco di croccante di arachidi al miele dato dal grenache. Di struttura media, con un icastico effetto di rotondità che trattiene il finale di bocca, e in questo passaggio evolutivo ne compromette un po’ l’eleganza. Châteauneuf-du-Pape Blanc Insolente 2019 - Domaine des 3 Celliers 13% vol. La vigna Les Serres è situata nella parte a sud dell’Aoc, vicina al Rodano. Il suolo è ricco di galets roulés, che coprono del calcare frantumato. Il vino è ottenuto da roussanne in purezza. La fermentazione è svolta in acciaio, con sosta sulle fecce fini. Sono solo 920 le bottiglie prodotte. Paglierino trasparente. Uno stravagante vegetale, con peperoncino verde all’impatto, si congiunge alla mela cotogna attraversando effetti floreali che ricordano il caprifoglio, la peonia e il gelsomino. Il gusto è segnato dalla presenza di una gradevole ed estemporanea piccantezza vegetale, con un senso di asciutto falsamente tannico. La lunga persistenza si arricchisce di un tratteggio che richiama la radice di liquirizia. Châteauneuf-du-Pape Blanc Les Clairette de Gabriel 2017 - Château de Vaudieu 14% vol. I vigneti si trovano nel cuore dell’Aoc, dove i suoli sono molto eterogenei, con prevalenza di calcare e silex mescolati a sabbia, che darà finezza al vino. Unicamente da clairette blanche, è fermentato in acciaio e matura per undici mesi in barrique nuove. È rischioso lavorare questa varietà in legno, perché la sua forza non sta nell’acidità e si ossida velocemente. Colore oro giallo, lucido. La combinazione tra l’apporto di mandorla dolce non tostata, nocciolina e cocco e quelli varietali di fiori di tiglio, di pesca e albicocca compone un’attraente e un po’ inusuale complessità. Ha un gusto salino che si fonde nella rotondità e sfiora la setosità; chiusura un po’ tentennante ma gradevole. Châteauneuf-du-Pape Blanc Cuvée Tradition 2019 - Château de la Gardine 14,5% vol. Le vigne, appena quattro ettari, si trovano a est del villaggio, in quella parte dell’Aoc caratterizzata dagli èclats calcaires, cioè calcare urgoniano, simile a quello del Jura, che infonde una sapidità molto minerale. I vitigni impiegati sono roussanne al 50%, grenache blanc e clairette blanche al 20% ciascuno e un 10% di bourboulenc. La fermentazione è svolta in acciaio e per un terzo in barrique; la successiva fase prosegue per sei mesi in acciaio e ancora barrique. Ha una limpidità paglierina. Si nota della fresca garrigue nella complessità olfattiva: semi di finocchio, coriandolo e maggiorana, a conforto di una tipicità territoriale. Il picco gustativo è nella sapidità, che dà sostegno al corpo e si lascia accarezzare dalla rotondità, confluendo in un finale marcato da ananas, kumquat e pepe bianco. Châteauneuf-du-Pape Blanc Clos de l’Oratoire des Papes 2018 - Stephane Ogier 13,5% vol. Le vigne sono situate poco fuori il villaggio, verso est, con terreni composti da ciottoli, roccia calcarea e sabbia fine. I vitigni roussanne, grenache blanc e clairette blanche si dividono equamente il 90% della cuvée, lasciando il resto al bourboulenc. La fermentazione e la maturazione avvengono in acciaio. Brillante paglierino, elargisce fragranze floreali e fruttate con un tocco vegetale; un po’ chiuso, ha bisogno di tempo nel calice. Al palato è sottile, fresco e finemente sapido, ma dà l’idea di voler resistere qualche anno in affinamento; la chiusura è lunga e impreziosita da erbette aromatiche, salvia e maggiorana. Châteauneuf-du-Pape Blanc 2018 - E. Guigal 13,5% vol. Il Domaine E. Guigal è una potenza enoica d’eccellenza della Valle del Rodano, basti citare La Landonne, la Turque e La Mouline. Nelle vigne sono presenti i galets e l’argilla si colora di rosso. La cuvée è tradizionalissima: grenache blanc 45%, roussanne 25%, clairette blanche 15%, bourboulenc 10%, piquepoul 3% e il rarissimo picardin con il 2%. La fermentazione è svolta in acciaio; a seguire un quarto della massa sosta in legno (barrique e demi-muid, per metà nuovo) e la maggior parte in acciaio. Quasi oro pieno. È necessario attendere qualche minuto prima che il vino rilasci i suoi profumi, tra cui svettano la fresia, la gerbera e il garofano; segue un cenno di pietra focaia e di pesca bianca. Al gusto già esprime un equilibrio molto gradevole, dove la coesione delle sostanze sapide con la componente morbida dà origine a un’elegante chiusura di mandorla bianca e menta. Châteauneuf-du-Pape Blanc 2019 - Château La Nerthe 14% vol. Le cinquantasette parcelle di vigneti aziendali compendiano l’identità dei quattro suoli dell’Aoc. Le vigne hanno un’anima argilloso-calcarea e sabbioso-argillosa protetta in superficie dai galets roulés. Il grenache blanc (40%) si accompagna a roussanne (34%), clairette blanche (20%) e bourboulenc (6%). Il roussanne fermenta in botti di legno (da 228 a 600 litri) di cui un terzo nuovo, a contatto con le fecce fini, le altre uve solo in acciaio, sempre sulle fecce. La cuvée è creata poco prima dell’imbottigliamento. Paglierino con orlo oro. Il primo richiamo olfattivo è un ricordo di polvere di gesso e di carbonato di calce, leggero e ammaliante, che lascia spazio alla frutta fresca, all’iris e al giglio asiatico. Al gusto è “esplosivo” nella saporosità, crea una vibrazione fresca che si lascia avvolgere dalla rotondità della presenza glicerica. Molto attraente la solidità salina (quasi sale grosso) che si allunga saporita nella persistenza gusto-olfattiva. Châteauneuf-du-Pape Blanc 2019 - Domaine Chante Cigale 14% vol. L’areale è quello contrassegnato da ciottoli lisci e arrotondati, poco distante (verso ovest) da Châteauneuf-du-Pape, con sottosuolo stratificato in argilla e calcare. La cuvée è composta in parti uguali da roussanne, bourboulenc, grenache blanc, clairette blanche e piquepoul, ed è espressione di quattro selezionati lieu-dit. La fermentazione avviene in acciaio, eccetto un terzo in barrique borgognone; segue poi una sosta sulle fecce fini per sei mesi. Classico paglierino. Tutto l’olfatto è un’offerta balsamica e vegetale, molto cumino, semi di finocchio e un leggero anice stellato. La freschezza riesce a competere sia con la sapidità sia con il calore dell’alcol, creando un equilibrio gustativo all’interno di una struttura piena. Un inatteso finale sapido dalla sensazione di acqua d’ostrica rende delizioso il suo ricordo. Châteauneuf-du-Pape Blanc La Fontaine 2018 - Domaine Grand Veneur, Alain Jaume 14% vol. Le vigne si trovano nella parte settentrionale, confinanti quasi con l’A7. I pendii sono argillosocalcarei, con pietre in superficie, e sotto sabbia: un terroir favorevole al roussanne e alla ventilazione del mistral. La Fontaine è un lieu-dit. Il vino è ottenuto solo da uva roussanne; fermenta in legno e matura per dieci mesi in barrique, per metà nuove, le altre di secondo passaggio. Il colore giallo mimosa anticipa lo stesso senso floreale al naso, che s’accompagna alla peonia, alla garrigue e a una lieve resina di pino. Il passaggio in barrique architetta un effetto odoroso di pan brioche grigliato, nocciolina e propoli. Ha una rotondità piena e avvolgente, che sfumando lascia emergere una salinità salmastra, in un piacevole equilibrio e dalla godibile scia di frutta tropicale. Châteauneuf-du-Pape Blanc Prestige 2017 - Domaine de la Janasse 14,5% vol. I vigneti, nella parte est dell’Aoc, confinano con l’autostrada del sole, a sud di Courthézon. I terreni sono composti principalmente da sabbia e argilla. Il blend è formato da roussanne, con un’aggiunta del 15% di grenache blanc e lo stesso di clairette blanche. Mentre il roussanne fermenta e matura in barrique, in prevalenza nuove, con bâtonnage per sette mesi, il resto soggiorna in acciaio. Tinta leggermente dorata, vivace. Ha profumo floreale di mimosa e camomilla; nel fruttato spiccano il mango e la papaia. Gusto molto saporito, quasi di zenzero; la freschezza si colloca un gradino sotto, mentre la gradevolezza dell’equilibrio è costruita dalla forza alcolica. Lungo il finale, connotato da sentori di erbe aromatiche. Châteauneuf-du-Pape Blanc 2019 - Domaine de la Côte de l’Ange 14,5% vol. Le uve sono raccolte in parte nella zona est della denominazione (suolo con éclats calcaires) e in parte a ovest (grés rouge); la vigna è di appena 1,30 ettari. La cuvée è composta da grenache blanc e bourboulenc per il 30% ciascuno, con roussanne e clairette blanche al 20% ognuno. Prima di iniziare la fermentazione i grappoli sono diraspati e lo svolgimento si effettua prevalentemente in acciaio e per un terzo in barrique nuove, con bâtonnage. Vivido paglierino. L’olfatto fluttua tra erbe aromatiche, resina dolce e fiore fresco di lavanda. Il volume liquido è sottile, con dosata sapidità e alcol corroborante, che offre un senso di asciutto, quasi di polvere calcarea soffiata dal mistral. Châteauneuf-du-Pape Blanc 2018 - Château Sixtine 14,5% vol. Situato poco fuori Châteauneuf-du-Pape, direzione Courthézon, ha vigne piantate su suolo argilloso, argilloso-calcareo con sabbia. Il vino è ottenuto da roussanne; fermenta e sosta in barrique, con bâtonnage. Non è frequente incontrare il roussanne in purezza e soprattutto con uso di legno, che rischia di nascondere le espressioni profumanti più preziose e fragili. È un luccicante dorato. All’olfatto riesce a trattenere la tipica personalità varietale del tè alle erbe e di tisana mentolata. Ha un gusto che miscela freschezza agrumata, pepe bianco e un lungo effetto salino. Châteauneuf-du-Pape Blanc 2019 - Domaine de Beaurenard 14% vol. Le vigne giacciono su suoli argillosi e sabbiosi, coperti dai galets roulés. Sono impiegati clairette blanche e rose, grenache blanc e gris, bourboulenc, roussanne, piquepoul e picardan. La fermentazione avviene sia in acciaio sia in legno (botti e barrique), segue poi la sosta sulle fecce fini per otto mesi. Il paglierino brilla alla vista. Effonde profumi di spezie dolci, fiore di ginestra e mughetto, gesso frantumato. Il binomio sensoriale gustativo è una combinazione tra morbidezza e sapidità; l’acidità, pur nascosta come impressione, favorisce un’abbondante salivazione che nell’allungarsi nel finale si insaporisce con un’idea di pepe bianco. Châteauneuf-du-Pape Blanc Les Safres Blanc 2019 - Le Clos du Caillou 14% vol. La vigna Les Bédines, nella parte nord-est, ha terreni sabbiosi miscelati con le argille del Miocene, qui chiamate safres; in superficie sono presenti, a macchia di leopardo, anche piccole rocce. I vitigni impiegati sono grenache blanc per il 40%, clairette blanche e roussanne in parti uguali. Dopo una macerazione a freddo per una notte, segue la fermentazione in barrique in parte nuove, in parte di quinto, sesto e settimo passaggio; segue la sosta per quattro mesi ancora in barrique. Vivace il giallo paglierino. L’esordio olfattivo è un po’ in sofferenza, nascondendo una tenue nuance di scorza d’arancia, mela golden e pera; dopo qualche minuto emerge il floreale, con fiori di acacia e dente di leone. Il palato è sorpreso da un effetto gustativo lievemente astringente, che dà un senso di asciutto condito da sapidità; alla fine un recupero di rotondità rifinisce l’equilibrio; chiude con radice di liquirizia. Châteauneuf-du-Pape Blanc 2019 - Château des Fines Roches 13,5% vol. I vigneti si trovano nella parte sud-est, con ciottoli in superficie e sotto argilla rossa. Il blend è composto da grenache blanc per il 50%, bourboulenc 20%, roussanne 10% e il resto clairette blanche. La fermentazione è svolta in vasche di cemento, dove il vino sosta poi per otto mesi. Paglierino solare. Al naso abbina il vegetale, di mallo di noce, con una godibile nota di alga marina, pompelmo e fiori primaverili. Il gusto è riccamente salino e dà una scossa di freschezza un po’ citrina, che nell’equilibrarsi lascia uno stuzzicante effetto di pompelmo rosa. Ha una media struttura e nel finale propone una sensazione di lattuga. Châteauneuf-du-Pape Blanc 2019 - Clos des Papes, Paul Vincent Avril 14% vol. L’azienda impiega tutti i vitigni, con percentuali simili dettate dalle esigenze delle annate. Le uve sono raccolte in più parcelle dal terreno molto eterogeneo. La fermentazione e il successivo allevamento (su fecce fini per quasi 5 mesi) sono svolti in acciaio. Il giallo è paglierino. Emerge un fruttato di pesca nettarina, susina, ma anche cedro e bergamotto; nel floreale spiccano narciso ed elicriso, mentre fa capolino un po’ di garrigue. La freschezza al gusto ha il sapore dell’acidità del cedro e la sapidità dà energia; si crea anche un avvolgente effetto serico. Il finale si affievolisce nell’eco di miele millefiori. Châteauneuf-du-Pape Blanc 2019 - Château de Beaucastel 14% vol. I sette ettari di vigneti lambiscono l’A7 un po’ a sud di Orange. Il suolo è coperto dai galets roulés, sotto si incontrano le molasse del fondale marino del Miocene, con arenaria e scisti. I vitigni impiegati sono roussanne (80%), grenache blanc (15%) e a seguire bourboulenc, clairette blanche e picardan. La fermentazione è svolta per due terzi in acciaio e un terzo in barrique; seguono otto mesi di sosta prima dell’imbottigliamento. Colore oro. La fragranza della mela verde e dei fiori primaverili è accompagnata da un rinfrescante agrumato e un tocco di pietra focaia; a contorno un tono di mandorla e nocciola. Equilibrio gustativo inappuntabile nella piacevolezza, con un accordato effetto sensoriale tra freschezza, sapidità e pseudocalore, la cui consonanza gustoolfattiva edifica una struttura di medio corpo, dal lungo finale minerale. Analizzando le descrizioni di questi vini, si prende ancor più coscienza di quanto afferma Michel Blanc: “Il binomio suolo-vitigni dona uno stile a ogni Maison”. È proprio così, soprattutto nell’espressione dei profumi diretti e indiretti, che risentono deliziosamente del mix dei vitigni impiegati e dell’interpretazione enologica. Anche l’uso del legno è molto migliorato rispetto al passato; nei campioni degustati il dosaggio è risultato equilibrato, e quando va un po’ sopra le righe dà l’idea che possa confluire nell’essenzialità del bagaglio odoroso del vino. Quel binomio caratterizza anche la percezione gusto-olfattiva nella parte delle sostanze sapide, con una freschezza che non interpreta il ruolo di voce narrante del racconto, ma crea un effetto di sottofondo.