Nei primi anni Ottanta del secolo scorso, chi citava i vini rossi di Châteauneuf-du-Pape era ascoltato con una certa diffidenza e spesso era considerato uno snob. In realtà, quanti si avvicinavano a questo areale cercavano qualcosa che si distaccasse dal solito binomio Bordeaux-Borgogna.
Châteauneuf-du-Pape ha quasi sempre vissuto in un’aureola vitivinicola nella parte meridionale della Valle del Rodano. Nel 1309, quando il papato si trasferì da Roma ad Avignone, in un villaggio vicino, allora chiamato Châteauneuf-Calcierner, fu costruito un castello come buen retiro dei papi durante la calura estiva: una specie di Castel Gandolfo.
Dunque, la fama dello Châteauneuf-du-Pape quanto deve alla connessione papale e quanto alla sua reale essenza enologica? La domanda apre molti affascinanti interrogativi, ma è appurato che la permanenza della sede dei papi ad Avignone abbia proiettato i “Vin du Pape”, dalla gradevolezza organolettica poco certificata, in varie parti d’Europa, e perfino in Italia, che era sempre stata alquanto restia a importare i vini rossi. Questa ipotetica spinta papale può aver fatto da apripista all’attuale fama dello Châteauneuf-du-Pape, ma solo negli anni Ottanta del secolo scorso è iniziata una vera ricerca di raffinatezza in questo territorio enologico complesso, permeato da molteplici filosofie produttive. Queste intriganti sfaccettature sono ben rappresentate dal vino rosso, il più prodotto, davvero entusiasmante. Ad attirare da qualche tempo l’attenzione è ora lo Châteauneufdu- Pape bianco, celebrato con una miriade di vendemmie nella carta dei vini del ristorante stellato Astrance, a Parigi.
Tra i comuni di Sorgues, Orange, Courthézon, Bédarrides e Châteauneuf-du-Pape, i vigneti coprono 3200 ettari, incastonati tra la riva sinistra del Rodano e l’Autoroute du Soleil, e disegnano una sorta di ovale lungo quindici chilometri e largo otto. L’area vitata è da sempre divisa in quartiers, che possono confluire in quattro settori.