il punto sul pigato Antonello Maietta Geograficamente e convenzionalmente Genova divide la Liguria in due aree distinte, la Riviera Ligure di Ponente e quella di Levante. La prima, che si estende verso occidente da Vesima, ultima propaggine del capoluogo, sino al confine francese, nei pressi di Ventimiglia, è un lungo tratto di costa caratterizzato da insenature ampie e sabbiose intervallate a promontori aspri e rocciosi. Sono diversi i luoghi che ne hanno segnato la storia. Potremmo iniziare da Savona, antico centro dei Liguri Sabazi e alleata di Cartagine durante la seconda guerra punica contro Roma, appoggiata invece da Genova. Dopo alterne vicende la vediamo nel XI secolo amica della Repubblica Marinara di Genova, per poi riprendere le ostilità con essa fino al 1528, anno della definitiva conquista di Savona da parte di Andrea Doria. Proseguiamo con Noli, dapprima municipio romano e nel Medioevo base bizantina. Stretta tra Savona e Finale Ligure, feudo dei marchesi Del Carretto, nel 1192 divenne Repubblica indipendente e tuttora rivendica lo status di quinta delle Repubbliche Marinare italiane. Ad Albenga, la città degli Ingauni, Cesare conferì la condizione di municipium e la cittadinanza romana per l’aiuto fornito nell’opera di romanizzazione della Liguria occidentale. Più avanti si incontra Imperia, capoluogo di quella parte di Liguria anticamente chiamata Intemelia e legata a Genova già nel XIII secolo. Istituita nel 1923 dall’aggregazione di undici comuni, tra cui Porto Maurizio e Oneglia, prende il nome dal torrente Impero, che ancora oggi separa i due borghi. Si raggiunge infine Sanremo, ammantata di serre e coltivazioni di fiori già dalla prima fascia dell’entroterra, un aspetto che ricorda il ruolo strategico della floricoltura nell’economia del territorio. La felice morfologia della Riviera Ligure di Ponente si riflette sulle condizioni climatiche: le Alpi Marittime che incontrano l’Appennino al Colle di Cadibona, infatti, la proteggono dai venti freddi settentrionali, mentre gli effetti mitigatori del mare consentono di godere di un clima mite tutto l’anno. A gennaio le temperature massime raggiungono i 25/26 °C, mentre in estate non si superano quasi mai i 31/32 °C; durante la stagione invernale difficilmente si scende sotto lo zero. Dal 31 marzo 1988 il termine Riviera Ligure di Ponente indica anche un vino a Denominazione di Origine Controllata. È più corretto parlare di una serie di vini, poiché il disciplinare già a quell’epoca era piuttosto articolato e prevedeva l’indicazione obbligatoria di uno dei seguenti vitigni: pigato, vermentino e rossese. La zona di produzione comprende numerosi comuni in provincia di Imperia e di Savona e interessa quella di Genova esclusivamente per i comuni di Arenzano e Cogoleto. Per valorizzare alcuni specifici areali, il disciplinare aveva già introdotto la possibilità di utilizzare, in aggiunta alla denominazione principale, tre sottozone geografiche: Riviera dei Fiori, corrispondente all’intero territorio della provincia di Imperia; Albenga o Albenganese per l’area che spazia da Andora ad Albenga, compreso l’entroterra; Finale o Finalese per la zona che si estende da Borghetto Santo Spirito a Noli, anche in questo caso compreso l’entroterra. Il disciplinare fu in seguito profondamente modificato con il Decreto Ministeriale del 16 settembre 2003, che emancipò l’Ormeasco di Pornassio dedicandogli una Doc specifica; le ultime modifiche, tra il 2011 e il 2014, hanno inserito le sottozone di Taggia (riservata al Moscatello) e Quiliano (per la Granaccia). Contestualmente, per vermentino e pigato sono state previste anche le tipologie Superiore e Passito. Se l’origine del vermentino è tuttora parecchio incerta e divide i ricercatori, sul pigato il mistero si infittisce. Non ci aiuta neppure la minuziosa Pomona italiana, edita nel 1817. L’autore Giorgio Gallesio scriveva a proposito del primo: “Il vermentino è il vitigno prediletto del Genovesato, e quello che gode la riputazione la più estesa fra le varietà che si coltivano da Ventimiglia a Sarzana”. Del pigato non vi è traccia in quell’opera, neppure un accenno, eppure il Gallesio, originario di Finalborgo, nel cuore della zona di maggior privilegio della varietà, avrebbe dovuto imbattersi in un vitigno così particolare. La spiegazione arriva qualche decennio più tardi, intorno alla fine dell’Ottocento, quando il lavoro delle commissioni ampelografiche provinciali offrì le prime notizie certe sulla sua coltivazione: risultò che il vitigno era presente da tempo nel circondario di Porto Maurizio e in buona parte della Riviera, ma il vino che si otteneva era identificato nelle poche etichette dell’epoca come “Vermentino Pigato”, e il termine pigato non indicava il nome della varietà, bensì un aggettivo. Si trattava, dunque, di un Vermentino con le pighe, ossia puntinato. È molto probabile che il nome derivi dalla voce dialettale pigàu, che significa picchiettato, puntinato, per le piccole macchie color ruggine presenti sull’acino, chiamate localmente pighe. Oggi è acclarato che la sua origine derivi da spontanee mutazioni genetiche gemmarie del vermentino. Questo aspetto, che ha messo in luce una possibile sinonimia del vermentino con il pigato, è emerso da un’indagine ampelografica comparativa compiuta sui due vitigni nel 1990. Pur riconoscendo caratteristiche proprie ai due genotipi esaminati, queste non sono risultate sufficienti per una distinzione in cultivar separate, sebbene nei documenti ufficiali pigato e vermentino abbiano sempre avuto descrizioni differenti, sancite da due distinte catalogazioni nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale n. 149 del 17 giugno 1970, dove il pigato fu iscritto con il numero d’ordine 190 e il vermentino con il 258. In breve, non si tratta dello stesso vitigno, ma i due sono con certezza consanguinei. Diversamente dal vermentino, che ha una zona di produzione piuttosto vasta, soprattutto al di fuori della regione, il pigato si coltiva soltanto nell’areale sopra indicato, ed è pertanto molto più identitario. A onor del vero, c’è stato qualche piccolo impianto sperimentale nella Riviera di Levante, come quello avviato alla fine degli anni Ottanta dal conte Nino Papirio Picedi Benettini, che nel suo podere del Chioso, nello Spezzino, mise a dimora un pugno di barbatelle di pigato, desistendo però quasi subito, un po’ deluso, perché nei grappoli non si manifestavano le pighe d’ordinanza. Il suo esempio è stato seguito una decina di anni dopo da Piero Lugano, che nell’entroterra del golfo del Tigullio oggi è l’unico a mantenerlo in produzione. Alquanto difficile da coltivare, al pari del vermentino costringe il vignaiolo a tenerlo costantemente sotto controllo, soprattutto nelle fasi precedenti la vendemmia, a causa di una lieve carenza di acidità; tuttavia, ripaga delle attenzioni ricevute con note olfattive ampie ed eleganti, con una ricca struttura e una accentuata dotazione di morbidezza. Sono lontani i tempi in cui il Pigato giocava le sue carte migliori nell’immediatezza del consumo: un numero sempre maggiore di produttori si cimenta con tipologie assai longeve, dotate di una significativa prerogativa di evoluzione nel tempo. Questo risultato si ottiene grazie al lavoro in vigna, con cernite severe dei grappoli migliori, e in cantina, dove la fermentazione spesso è preceduta da una macerazione sulle bucce per favorire l’estrazione di sostanze coloranti e materia viva da plasmare. È vinificato prevalentemente in acciaio, per preservare il corredo aromatico, anche se non mancano eccellenti esempi nell’uso del legno. Il Pigato può essere considerato il più moderno e attuale tra i vini di Liguria; pur non avendo una storia così lunga come il Vermentino e neppure un areale di produzione sufficientemente vasto per poter contare su specifici modelli di riferimento, si è costruito un percorso ben definito. Dalla metà degli anni Sessanta una manciata di vignaioli lo ha accudito con amore, considerandolo un patrimonio da non disperdere. Tra questi vanno citati senza dubbio Pippo Parodi, Aldo e Umberto Calleri, Tommaso Lupi, Claudio Rondelli, Riccardo Bruna, e prima di lui il suocero Virginio Capello. Non sono più tra noi, ma hanno saputo passare il testimone alle nuove generazioni, che dagli esordi del nuovo millennio si muovono con disinvoltura nella conduzione di rinomate aziende. Come in buona parte della Liguria, anche qui la presenza delle donne in vigna è sempre stata una grande risorsa, e lo si comprenderà meglio dalla lettura delle schede aziendali. La decana Bice Comparato, classe 1925, moglie di Pippo Parodi, tuttora si reca di tanto in tanto a controllare le vigne. Nella ristorazione regionale il Pigato vanta una nutrita schiera di estimatori, capeggiata dal compianto sommelier Franco Solari, che nel suo ristorante Ca’ Peo di Leivi organizzava ogni anno il premio “Ronseggin d’Ou” (Roncoletta d’oro) da assegnare al miglior vignaiolo di Liguria, e il Pigato saliva sempre sul podio. I produttori non hanno neppure abusato delle affettuose considerazioni nei loro confronti da parte di comunicatori del calibro di Mario Soldati o Luigi Veronelli, giusto per citarne un paio fra i più noti: questo fa parte del loro carattere schivo, poco incline all’autocelebrazione, che preferisce far parlare i fatti, in questo caso il vino. Riviera Ligure di Ponente Pigato 2020 - A MACCIA Il nome, in dialetto ligure, richiama il paesaggio discontinuo della zona, tra boschi, vigne e oliveti. La superficie aziendale ricopre una dozzina di ettari, in cui è il vitigno pigato a fare la parte del leone: le due declinazioni da sole rappresentano circa i tre quarti della produzione. Nelle etichette campeggia orgogliosamente la scritta “Quarta generazione di donne in vigna”, l’ultima delle quali è rappresentata dalla giovane Carlotta Carminati. Paglierino chiaro, esprime vividi sentori di fiori d’acacia e mela golden, accompagnati da un tripudio di erbe aromatiche, tra cui spiccano salvia e maggiorana. La beva è fragrante e dinamica, con una composta acidità e una decisa chiusura sapida. Riviera Ligure di Ponente Pigato Vigne Vëggie 2019 - MASSIMO ALESSANDRI Molta strada è stata fatta da quando, nel 1996, il papà Luciano ha avviato l’attività agricola per rifornire il ristorante di famiglia ad Albenga, dove è ancora possibile scovare qualche bottiglia con diversi anni di affinamento sulle spalle. I vini di Massimo Alessandri, infatti, sono caratterizzati da una spiccata tipicità e da un notevole potenziale di evoluzione, doti che si manifestano in particolare nell’elegante Vigne Vëggie. Giallo dorato luminoso; l’olfatto è cesellato da percezioni di scorza di cedro candita, sciroppo di sambuco, resina di pino e una delicata speziatura di cannella, retaggio dei 10 mesi trascorsi in tonneau. Il sorso è materico e vellutato, sostenuto da una solida struttura. Riviera Ligure di Ponente Pigato 2020 - LAURA ASCHERO L’attuale proprietario, Marco Rizzo, è il figlio dell’indimenticata Laura Aschero, donna energica e risoluta, che a sessant’anni ebbe la felice intuizione di dedicarsi alla viticoltura, in controtendenza con l’abbandono del territorio che stava impoverendo la valle Impero. Lo affiancano due donne altrettanto determinate, la moglie Carla e la figlia Bianca. In cantina si interpretano in modo impeccabile le sole varietà tradizionali della Riviera Ligure di Ponente. Il Pigato fa il suo esordio con un giallo paglierino luminoso; al naso si colgono sentori di pesca bianca, foglioline di basilico ed erba cedrina, che arricchiscono un sorso di viva freschezza e di lunga persistenza. Riviera Ligure di Ponente Pigato 2020 - MARIA DONATA BIANCHI L’areale prospiciente il golfo di Diano Marina gode di una particolare vocazione per la viticoltura, perché le montagne lo proteggono dai venti freddi settentrionali e il mare amplifica l’irradiazione solare. Alla guida dell’azienda che porta il nome della mamma è Marta Trevia, che con il papà Emanuele ha raccolto l’eredità morale e professionale del nonno, il compianto enologo Rino Trevia, al quale si deve la crescita qualitativa dell’intero comprensorio. Un Pigato di grande fascino preannunciato dallo smagliante color paglierino, cui fanno seguito note di susina gialla, maggiorana e melissa. Il sorso è caldo, ma dotato di tensione, grazie alla percettibile sapidità che rinvigorisce la beva. Riviera Ligure di Ponente Pigato Bon in da Bon 2019 - BIO VIO L’entusiasmo del titolare Aimone Vio ha contagiato l’intera famiglia, impegnata con diverse mansioni in azienda. Sotto l’attenta regia della figlia Caterina, la giovane enologa di casa, il Pigato è declinato in ben quattro tipologie. Dal fragrante Marené all’austero Grand-Père, con lunga macerazione sulle bucce, passando per l’esordiente EsSenza, vinificato senza aggiunta di solfiti, è tutto un susseguirsi di emozioni, che trovano la sintesi nel Bon in da Bon, “buono per davvero” nel dialetto locale. Paglierino intenso con inserti dorati, scandisce all’olfatto profumi di bergamotto, finocchietto selvatico e refoli di macchia mediterranea. Generoso e morbido all’assaggio, si distende con vivace freschezza e vena sapida. Colline del Genovesato Pigato 2020 - BISSON Piero Lugano avviò l’attività nel 1978 in una piccola cantina sotto i portici del centro di Chiavari, acquistando piccole partite di uva da conferitori di fiducia sparsi nell’entroterra del Tigullio. La sua fama recente è dovuta alla felice intuizione di intraprendere nel 2009 la pratica dell’affinamento nei fondali marini per l’iconico Metodo Classico Abissi. La sua propensione alla sperimentazione lo aveva già portato, alla fine degli anni Novanta, a impiantare il pigato nella Riviera di Levante, dove è l’unico produttore. Bel paglierino brillante; emana sensazioni di glicine, mela verde e sedano, mentre una stuzzicante sapidità compensa la calibrata morbidezza che avvolge il palato. Riviera Ligure di Ponente Pigato U Baccan 2018 - BRUNA Da oltre cinquant’anni il nome Bruna è un sigillo di garanzia in termini di tipicità, dapprima con papà Riccardo, fondatore dell’azienda, e oggi con Francesca Bruna, che prosegue l’opera insieme al marito Roberto e alla sorella Annamaria. Allo storico Pigato del vigneto Le Russeghine, prodotto dal 1972, si sono aggiunti nel 1999 il monumentale U Baccan e nel 2009 il fragrante Majè. U Baccan nasce dalle vigne più vecchie ed esprime una spiccata identità territoriale, sfoggiando un paglierino luminoso venato da riflessi oro, con tratti olfattivi di pesca tabacchiera, pompelmo e maggiorana, adagiati su un bouquet di glicine e melissa. L’assaggio, pieno e avvolgente, è bilanciato da una solida architettura fresco-sapida. Riviera Ligure di Ponente Pigato 2020 - LUCA CALVINI L’attività è stata avviata nel 1978 da Luigi Calvini, rinomato commerciante sanremese di prodotti ortofrutticoli, che inizialmente acquistava le uve da conferitori locali. Il figlio Luca ha impresso una svolta innovativa, con il ripristino dei vigneti di famiglia e la valorizzazione dello storico Moscatello di Taggia, inserito di recente nel disciplinare della Doc Riviera Ligure di Ponente. Il Pigato è un campione di eleganza, già dal luminoso colore paglierino, inciso da riflessi verdolini. L’incipit di biancospino e glicine cede subito il passo a toni fruttati più decisi di melone bianco, mentre l’assaggio è disegnato da un vigoroso tratto sapido e da una persistenza che richiama nuance agrumate. Riviera Ligure di Ponente Pigato Saleasco 2020 - CANTINE CALLERI Già dalla metà degli anni Cinquanta il fondatore Aldo Calleri commercializzava in tutta la Liguria vini provenienti dal vicino Piemonte. Sul finire degli anni Sessanta decise di ampliare l’offerta vinificando piccole partite di uve conferite da amici vignaioli. Il figlio Marcello oggi prosegue l’attività con pari entusiasmo. Due le proposte di Pigato, una dalla beva più immediata, di maggiore complessità la seconda, che nel nome Saleasco richiama la località in cui ha sede la cantina. Paglierino brillante e profilo olfattivo di gelsomino, albicocca e pera abate, rifinito da nuance di timo. Il sorso è in piacevole equilibrio fra una stuzzicante freschezza e il vellutato abbraccio calorico. Apogèo 2019 - CASCINA DELLE TERRE ROSSE Sull’altopiano delle Manie, un’oasi incontaminata immersa nella macchia mediterranea a pochi chilometri dal litorale finalese, l’azienda deve il nome alla particolare colorazione della terra, dalla tessitura ricca di minerali. Vladimiro Galluzzo e la moglie Paola seguono da sempre i dettami della viticoltura biologica. Propongono il Pigato in tre avvincenti declinazioni: una versione classica, una ottenuta da lunga macerazione sulle bucce, l’Ottava Meraviglia, e infine l’Apogèo, vinificato parzialmente in legno piccolo: dall’aspetto paglierino venato d’oro, profuma di fieno, nespola, pepe bianco e percettibili refoli iodati, per chiudere con un sorso di sapida impronta. Riviera Ligure di Ponente Pigato 2020 - CASCINA FEIPU DEI MASSARETTI Bice e Agostino “Pippo” Parodi hanno contribuito parecchio a far conoscere il vino di Liguria al di fuori dei confini regionali: sono stati infatti tra i primi, negli anni Settanta, a commercializzare il loro vino esclusivamente in bottiglia. L’attività è seguita oggi dal genero Mirco Mastroianni, che da tempo collaborava in cantina. Il Pigato è il fiore all’occhiello della produzione, proposto anche in una versione ottenuta da criomacerazione sulle bucce, La Palmetta. L’interpretazione tradizionale esprime un vivace colore paglierino; al naso ricorda la pesca bianca, impreziosita da soffi balsamici di menta selvatica, mentre la struttura fresco-sapida dell’assaggio è un esempio di pura raffinatezza. Riviera Ligure di Ponente Pigato 2020 - CASCINA NIRASCA Nirasca è una piccola frazione di Pieve di Teco, situata a ridosso delle Alpi Liguri, dove il vitigno di riferimento, l’ormeasco, è coltivato oltre i 500 metri di altitudine e declinato in tutte le sue versatili sfaccettature. Tuttavia, Gabriele Maglio e Marco Temesio, quest’ultimo affiancato di recente dal figlio Niccolò, amano cimentarsi anche con i vitigni a bacca bianca. Il Pigato si presenta con un paglierino delicato, rifinito all’olfatto da note di mela golden, pera abate e susina goccia d’oro, che anticipano sentori di citronella, rosmarino e fieno appena tagliato. All’assaggio offre una piacevole morbidezza, in perfetto equilibrio con un’acidità ben tratteggiata. Riviera Ligure di Ponente Pigato Superiore Cremen 2019 - PAOLO DEPERI L’ingresso di Paolo Deperi nel mondo del vino è recente – l’azienda è stata fondata nel 2004 –, ma da sempre la famiglia si dedica con encomiabile impegno alla valorizzazione del territorio. Un esempio significativo è il restauro conservativo del castello dei marchesi di Clavesana a Rezzo, nelle cui cantine riposa sui lieviti un Metodo Classico ottenuto da uve pigato. Due sono le versioni tradizionali, di cui una declinata nella tipologia Superiore: veste un abito giallo paglierino lucente, con richiami olfattivi di fiori di zagara e mela cotogna, accompagnati da soffi iodati e un corredo di macchia mediterranea. Il sorso è di ottima bevibilità, con una vivida freschezza a bilanciare la vena calorica. Riviera Ligure di Ponente Pigato Gèva 2020 - DURIN L’azienda deve il nome a nonno Isidoro, Durin per gli amici, anche se ad avviare l’attività fu il figlio Angelo. L’attuale impronta è stata determinata, agli inizi degli anni Ottanta, da Antonio, con il contributo della moglie Laura. La loro intraprendenza ha dato vita a Bàsura, il primo Metodo Classico ottenuto da uve pigato, affinato nella magica atmosfera delle grotte di Toirano. Nella nuova linea di vini senza aggiunta di solfiti si distingue il Pigato Gèva, termine dialettale che significa zolla. Paglierino intenso dai riflessi oro rosa, con una sequenza olfattiva di mela renetta, scorza di limone ed erbe officinali, per poi accomiatarsi in un assaggio di piacevole equilibrio. Riviera Ligure di Ponente Pigato 2020 - FONTANACOTA Marina Berta e il fratello Fabio hanno iniziato l’attività nel 2001, ampliando la realtà agricola avviata dal padre Antonio fin dagli anni Cinquanta. I vigneti sono disposti in due differenti areali: quello adiacente al castello di Pornassio è dedicato al vitigno ormeasco; nell’altro, in val Prino, zona famosa anche per l’eccellente produzione olivicola, le viti di pigato sono messe a dimora insieme a vermentino e rossese. Il Pigato presenta un bel paglierino solare, con un ventaglio olfattivo di albicocca, pera abate e buccia di mandarino, adagiato su note floreali di mughetto e gelsomino, mentre in bocca è caratterizzato prevalentemente da sapidità e freschezza. Riviera Ligure di Ponente Pigato I Soli 2020 - FORESTI Avviata nel 1979 da Felice Foresti – stimato produttore che batteva palmo a palmo le cantine del circondario alla ricerca delle migliori partite di vino da proporre a una ristretta cerchia di clienti –, questa realtà è diventata ben presto un punto di riferimento per l’estremo lembo di Liguria al confine con la Francia. Oggi il figlio Marco, in una cantina moderna e ottimamente attrezzata, lavora con maestria le uve della tradizione, in particolare il rossese, vitigno principe del territorio. Il Pigato si offre alla vista con un manto paglierino chiaro, impreziosito da un bouquet fruttato di mela verde, uva spina e polpa di agrumi, che sfuma lentamente su un palato rinfrescante e di agile fattura. Riviera Ligure di Ponente Pigato 2020 - GAJAUDO Fin dalla sua fondazione, nel 1962, ad opera di Adriano Gajaudo, l’azienda ha associato al nome di famiglia la dicitura Cantina del Rossese, per concretizzare il legame storico con il vitigno più rappresentativo del comprensorio. Da tempo al timone dell’attività ci sono i figli Giulio e Fulvio, che hanno incrementato la qualità dell’offerta attraverso significativi investimenti in vigna e in cantina. In una gamma piuttosto articolata si colloca un gradevole Pigato dal colore paglierino intenso, dotato di un ventaglio olfattivo di frutta esotica, con mango e papaia in primo piano, cui fa eco una rigogliosa fioritura di ginestra. In bocca è sapido e adeguatamente bilanciato da una setosa morbidezza. Riviera Ligure di Ponente Pigato U Pendin 2020 - LA VECCHIA CANTINA L’attività ha origine nei primi Ottanta da Umberto Calleri, figura insigne nel panorama vitivinicolo del territorio. Alla sua morte la figlia Paola ha preso in mano le redini della cantina, in cui già collaborava insieme al marito Ennio. Da poco ha fatto il suo ingresso in azienda anche il loro figlio Filippo. Il Pigato è declinato in diverse tipologie, a partire da un suadente Passito fino al più recente Metodo Classico. Nel Pigato tradizionale, di colore paglierino chiaro con riflessi verdolini, si colgono i tipici sentori di pesca gialla, corbezzolo e fiori di camomilla, che sfumano su cenni di timo e maggiorana. Il sorso è pieno e avvolgente, mitigato da una calibrata vena fresco-sapida. Sette Vite Spigau 04 - LE ROCCHE DEL GATTO Difficile raccontare in poche righe un personaggio eclettico, competente e appassionato della sua missione (perché la sua non è semplicemente una professione) come Fausto De Andreis. Facciamo parlare allora uno dei suoi vini, con 17 anni di affinamento, che inonda il calice di una vivida luminosità ambrata dai barbagli topazio. Esordio olfattivo nel segno del ginger e della lavanda essiccata, con una squillante voce iodata e suggestioni speziate di curcuma e cardamomo. A rifinire il tutto, sullo sfondo, idrocarburi, propoli e miele di melata. L’assaggio è animato da un vivo e deciso contrasto, che alla morbidezza del tempo oppone una dilagante generosità salina. Vignamare 2009 - LUPI Pioniere dell’enologia di Liguria, nel 1965 Tommaso Lupi con il fratello Angelo iniziò a vinificare le uve tradizionali del Ponente in un antichissimo convento, scegliendo i migliori appezzamenti. Tommaso è mancato a febbraio del 2019; in azienda era già subentrato il primogenito Massimo, che ha ceduto l’attività dopo pochi mesi. In attesa di seguire gli orientamenti della nuova proprietà, abbiamo riassaggiato una delle migliori annate del Vignamare, dall’uvaggio rimasto a lungo ignoto; si ipotizzava una quota di vermentino, ma in realtà è un Pigato in purezza. Oro liquido alla vista, poi una sequenza olfattiva da manuale, in cui si colgono pesca noce, melone bianco, salvia, rosmarino, melissa ed elicriso. Assaggio di carattere, dominato tuttora da una vena fresca e sapida in grado di fermare il tempo. Riviera Ligure di Ponente Pigato 2020 - PODERE GRECALE Dall’impianto del primo vigneto, nel 2003, e il battesimo ufficiale dell’azienda nel 2007, Lino Roncone e la figlia Serena hanno letteralmente bruciato le tappe e oggi la loro attività, nell’areale di Bussana, in valle Armea, a un passo da Sanremo, è tra le più apprezzate della Riviera. Da qualche anno è stato avviato un progetto per recuperare e restituire valore al Moscatello di Taggia, un vino dalla fama leggendaria. La parte preponderante della produzione è rappresentata da vermentino e pigato. Bella livrea dal tratto paglierino luminoso, con note olfattive di cedro, mela cotogna, menta selvatica e un piccolo accenno di bosso. Il sorso è pieno e caldo, puntellato da una gradevole dotazione di freschezza e sapidità. Riviera Ligure di Ponente Pigato Moie 2018 - RAMOINO Ramoino è una dinamica realtà imprenditoriale che di recente ha aperto la strada alla terza generazione di vignaioli, rappresentata da Fabiana, figlia di Domenico Ramoino, figura storica tra i produttori della Riviera di Ponente. La filosofia aziendale non si limita a privilegiare i vitigni tradizionali del comprensorio, ma ricerca le aree più vocate per ciascuna varietà. I vigneti per la selezione del Pigato Moie sono ubicati a Ortovero e a Sarola, dove ha sede la cantina di vinificazione. Paglierino intenso con profumi di piacevole nitore che richiamano pesca nettarina, nespola, salvia ed effluvi iodati. L’assaggio è in equilibrio tra una morbidezza in grado di donare volume e un epilogo sapido. Riviera Ligure di Ponente Pigato Cappellanìa 2020 - SANCIO L’azienda nasce alla fine degli anni Settanta con l’appellativo di Cappellanìa, dalla località nel comune di Spotorno in cui è situata la cantina. Il fondatore Mario Sancio, oltre alla professione di agente di commercio nel settore dei vini, si prodigava nella produzione di Pigato, più per un’autentica passione che per motivi economici. Nel 2000, con il passaggio della proprietà al figlio Riccardo, la ragione sociale è stata trasformata in azienda agricola Sancio, e Cappellanìa è divenuto il nome della selezione di Pigato. Paglierino dai riflessi dorati, il naso spazia dal pompelmo alla pesca gialla, per poi indirizzarsi su timo e salvia. Il sorso è in equilibrio fra la tensione sapida e l’avvolgenza calorica. Riviera Ligure di Ponente Pigato Superiore Giuanò 2018 - TENUTA MAFFONE Eliana Maffone e il marito Bruno Pollero dal 2009 hanno ripreso in mano i vigneti di famiglia nel borgo di Acquetico, a oltre 500 metri in alta valle Arroscia, creando in breve tempo una solida reputazione. Coltivano prevalentemente ormeasco, mentre tra i bianchi l’attenzione è tutta per il vitigno pigato. Una scelta di cuore, con al vertice il Pigato Superiore Giuanò, dedicato al nonno Giovanni Battista: è ottenuto da uve vendemmiate alla fine di ottobre e vinificate parzialmente in piccole botti. Giallo dorato vivido, profuma di cedro candito, camomilla, zenzero e un accenno salmastro. L’esuberanza calorica che avvolge il palato è perfettamente bilanciata da una vibrante trama fresco-sapida. Riviera Ligure di Ponente Pigato 2020 - TERRE BIANCHE Nel lontano 1870 Tommaso Rondelli impiantò i primi vigneti di rossese in una terra bianca e argillosa, caratterizzata dai fenomeni erosivi dei calanchi. La posizione assai favorevole, a un’altitudine di circa 400 metri, in una zona già avvantaggiata dal clima mite, consentì di ottenere nel tempo prodotti di qualità. La scelta del vino per questo articolo era orientata verso lo spettacolare Arcana Bianco, di cui abbiamo assaggiato l’annata 2014, ma la dicitura “150° Anniversario” che campeggia sull’etichetta del 2020 ci ha spinti a unirci ai festeggiamenti. Paglierino brillante dai lampi dorati, con fragranti sentori di mela verde, basilico e finocchietto selvatico. Il palato è morbido e senza spigoli, ben armonizzato da una rifrescante sapidità. Riviera Ligure di Ponente Pigato 2020 - CLAUDIO VIO Furono i genitori di Claudio, Natalina ed Ettore Vio, all’inizio degli anni Settanta a mettere a dimora le prime vigne di pigato sulle alture di Vendone, a circa 300 metri sul livello del mare, nell’entroterra di Albenga, avviando una piccola produzione vinicola destinata a una ristretta cerchia di affezionati clienti. Oggi Claudio può contare sull’aiuto del figlio Stefano, che da pochi anni lo affianca in azienda, ma la produzione è rimasta di limitate proporzioni. Il Pigato sfoggia un colore paglierino vivo e smagliante, con sentori di melone bianco, borragine, maggiorana e rosmarino. La beva è agile, di vivace freschezza, bilanciata da una superba avvolgenza, che sfuma in un epilogo lungo e appagante. Riviera Ligure di Ponente Pigato Verum 2019 - VIS AMORIS L’azienda è stata avviata nel 2004 con un minuscolo vigneto già impiantato a pigato, nella frazione di Caramagna, sulle colline di Imperia. I primi incoraggianti risultati hanno convinto la famiglia Tozzi ad acquistare gradualmente piccoli appezzamenti vicini, strappandoli dallo stato di abbandono in cui versavano. Ancora oggi il pigato è l’unica varietà coltivata e dà vita a una gamma che comprende un Metodo Classico, un vino fermo vinificato in acciaio, un altro maturato in legno, e il Verum, con lunga fermentazione a contatto con le bucce. Giallo dorato, profuma di cedro candito, miele di zagara e fiori di camomilla essiccati. L’assaggio è esemplare, grazie al guizzo sapido che mitiga l’avvenente morbidezza. Riviera Ligure di Ponente Pigato 2020 - VITICOLTORI INGAUNI Nata nel 1976 per iniziativa di 13 viticoltori, questa solida realtà cooperativa conta oggi circa 200 soci, distribuiti sul territorio delle due Doc Riviera Ligure di Ponente e Ormeasco di Pornassio e dell’Igt Colline Savonesi. La prima sede operativa era ubicata nei locali sottostanti il comune di Ortovero, ma questa soluzione si rivelò ben presto inadeguata a causa della crescita costante dei soci e delle uve conferite. Oltre la metà della produzione è dedicata al Pigato, proposto in diverse tipologie, tra cui una da agricoltura biologica. Paglierino tenue con sentori di glicine e lime, intrecciati a delicati richiami di rosmarino, per un palato gradevole ed equilibrato.