vacanze
a metà

Valerio M. Visintin

Se virus vorrà, anche quest’anno andremo in villeggiatura. Con i quattrini che restano; se ce ne restano al fondo di una crisi che ha disseccato i conti di mezza Italia.

Sceglieremo in massa di restare entro i confini, affermano gli esperti. Per risparmiare, soprattutto. Anche se i politici non mancheranno di leggere in questo affollamento domestico la retorica posticcia di un supremo senso di responsabilità.

La rimpatriata degli italiani in vacanza si è già registrata lo scorso anno. Il fenomeno dovrebbe ripetersi in proporzioni ancor più significative. In conseguenza di ciò, è ragionevole pensare che negli hotel e negli alberghi delle nostre località turistiche torni prepotentemente in auge il rito della mezza pensione. Mai sopito, a dire il vero, ma in tendenziale flessione di popolarità. Mezza pensione, secondo lo storytelling, significherebbe soggiorno con colazione e cena. Sarebbe un’opzione vantaggiosa, priva di controindicazioni: con modico supplemento sulla tariffa della camera, si avrebbe diritto a un pasto completo, bevande escluse. Nessuno osa rivelare all’incauto turista quali siano i costi psicologici e morali della suddetta formula.

Ve li svelo io, per testimonianza diretta. Essendo un componente di quel ceto medio franato nei piani bassi della piramide sociale, sono costituzionalmente condannato a infliggermi le pene della mezza pensione.

Il dramma comincia in sordina, quando sul tavolo della colazione s’affaccia un foglietto ciclostilato (il ciclostile ha la sua sacca di ostinata resistenza soltanto nei bureau degli alberghi da tre stelle in giù).

Trattasi di menu nel quale sono segnati tre primi e due secondi del giorno. Nel tempo di un caffellatte, dovremo scegliere quel che mangeremo dieci ore più tardi: “stelline in brodo”, “eliche al pomodoro”, “eliche e stelline in brodo con pomodoro”, “petto di pollo lessato”, “petto di arista ai ferri”.

- Scusi, ma che animale sarebbe l’arista, secondo voi?

Domandai, una volta, al cameriere di un alberghetto toscano.

- Icchell’è? L’è un tipo d’un maiale delle parti nostre. Vive qui sopra…

- Lo allevate in soffitta?