I vini-paesaggio che esploriamo in questa puntata non provengono da vigneti confinanti in senso stretto. La regione – le Marche – e la denominazione d’origine – il Verdicchio dei Castelli di Jesi – sono comuni, ma le proprietà distano un paio di chilometri in linea d’aria.
Le due aziende sono però confinanti in senso più nobile ed esteso: condividono la stessa terra e ne esaltano il carattere. Senza fronteggiarsi in una competizione commerciale e personale. Secondo l’ispirata distinzione di Antonella Tarpino (Il paesaggio fragile, Einaudi 2016), la frontiera divide, il confine condivide. Nel concetto di frontiera è implicita l’idea di scontro, di contrapposizione. In quello di confine, a partire dall’etimologia cum finis, si coglie il senso della condivisione. Privilegiando così “la linea di con-giunzione – ciò che è comune tra due territori – a differenza della frontiera (da frons, fronte, fronteggiare), che è ciò che li divide”.
Senza contare che due chilometri non sono nulla, anche restando agli aridi dati catastali. Diceva nell’antica trasmissione radiofonica Alto Gradimento un personaggio del proteiforme Mario Marenco:
- Abbiamo in linea il professor Sbarbantini. Ci sente, pronto?
- Sì pronto, sono Sbarbantini. Sto telefonando da Reggio Emilia, vicino a Massa Carrara.
- Ma come professore, mica sono città vicine!
- Sì, ma è più vicina Reggio Emilia rispetto a Massa Carrara di Torino rispetto a… Washington.
Secondo la stessa logica incontrovertibile, la storica azienda Bucci e il più recente nucleo produttivo di Pievalta sono perfettamente confinanti. Siamo nell’area di una delle tipologie di bianco più illustri d’Italia, la denominazione d’origine Verdicchio dei Castelli di Jesi. Questa porzione di territorio prende il suo etimo dai numerosi, piccoli borghi fortificati che sorsero in epoca altomedievale: le castella, o i castelli, fa riferimento alle robuste mura difensive che li cingevano.
Nonostante la significativa vicinanza al mare – una quindicina di chilometri da Jesi – nella bassa valle Esina il clima ha inflessioni continentali; sebbene non così pronunciate quanto nell’alta valle Esina di Matelica.