fermento
piceno

Antonello Maietta

La storia che stiamo per raccontare avrebbe preso probabilmente una piega differente se, in occasione dell’assaggio di un vino rosato prodotto da un contadino della zona, non fossero stati presenti Marco Casolanetti, Giovanni Vagnoni e Valter Mattoni. Era l’anno 1998; i tre viticoltori marchigiani si conoscevano da tempo, grazie all’esperienza condivisa nel gruppo “Piceni Invisibili”, un’aggregazione spontanea di produttori indipendenti, uniti dall’obiettivo di dare visibilità al proprio territorio mettendo in comune le rispettive esperienze vitivinicole.

Quel vino in cui erano per caso incappati catturò immediatamente l’attenzione per la sua originalità. Infatti, poco o nulla aveva da spartire con le caratteristiche delle varietà coltivate nel comprensorio, dove nelle vigne trovavano dimora montepulciano in primis, sangiovese e qualche altra cultivar a bacca nera. Tutti avevano sentito parlare di questo misterioso vitigno, ma la sua conoscenza si era persa nel tempo. Frugando nella memoria collettiva, si formularono diverse ipotesi sulla sua origine – alcune non ancora del tutto accertate –, e il desiderio unanime decretò che valesse la pena approfondire l’indagine.