rifermento identitario Massimo Zanichelli Non è semplice orientarsi nel delle bollicine italiane. Oggi che tutti lo producono, che cosa significa bere spumante in Italia? È difficile rispondere davanti a un panorama sempre più caotico e spesso occasionale, tra nomi di fantasia, etichette colorate, soste brevi sui lieviti e vini senza sentimento messi nel calderone dei listini per “completare la gamma” o “perché il mercato me lo chiede”. mare magnum Uscendo dalle denominazioni più conosciute (Franciacorta, Trentodoc, Oltrepò Pavese Metodo Classico, Alta Langa) e dai suoi vitigni internazionali (lo chardonnay, i pinot nero e bianco), vorrei tracciare un percorso più insolito legato al Metodo Classico italiano (più qualche ancestrale) da uve autoctone. Un viaggio trasversale dalle “Alpi alle Piramidi” - uno dei tanti possibili - alla conoscenza di alcune bollicine “fuori dagli schemi” tra le più sorprendenti, espressive e personali del panorama spumantistico attuale. CAVE MONT BLANC DE MORGEX ET LA SALLE Valle d’Aosta Blanc de Morgex et de La Salle Metodo Classico Pas Dosé Glacier 2018 Valle d’Aosta Blanc de Morgex et de La Salle Metodo Classico Pas Dosé Cuvée du Prince 2014 Brut Nature Cuvée des Guides Cave Mont Blanc Ai mille e più metri di quota di Morgex il vitigno prié blanc, esclusivo di questa zona, lotta quotidianamente per sopravvivere al clima glaciale. Fin dal 1983, anno di fondazione di questa cantina cooperativa (il presidente è il giovane Nicholas Bovard, l’enologo è Nicola del Negro), lo spumante è un Metodo Classico che viene dal freddo. Diverse le cuvée elaborate, unico il comune denominatore: il carattere montano. Il Glacier (30 mesi sui lieviti, sboccatura ottobre 2021) lo traduce in un naso d’altura, tra fiori di montagna e genepì, e in un palato rocciosominerale, rarefatto e tagliente, di forte contrasto. La Cuvée du Prince (sei anni sui lieviti, stessa sboccatura), lo esprime, sin dal colore, con un’identità più intensa e marcata: buccia d’agrume (limone, pompelmo, cedro) e fiori gialli, palato maturo e succoso, una carbonica carezzevole e animata. La Cuvée des Guides – mille bottiglie lasciate per due anni a 2173 metri di quota con dégorgement dopo 48 mesi sui lieviti (ottobre 2021) – lo radicalizza: senso di purezza montana, profumi d’alpeggio, fremiti pietrosi, agrume siderale, carbonica fluente, sorso penetrante, finale lunghissimo. LA SCOLCA Metodo Classico Brut Blanc de Blancs La Scolca D’Antan 2009 Metodo Classico Brut Rosé La Scolca D’Antan 2009 Nome storico con più di un secolo di vita e tradizione; marchio prestigioso conosciuto anche fuori dai confini nazionali; simbolo del Gavi, prodotto per la prima volta nel 1919: questo, e naturalmente molto altro, è La Scolca della famiglia Soldati, oggi condotta da Chiara con il padre Giorgio. Qui non si è fatta solo la storia del vitigno cortese, ma lo si è anche interpretato in modo eclettico e radicale con un Metodo Classico – il D’Antan – capace di elettrizzare i sensi. Il Blanc de Blancs, dopo dodici anni di lenta maturazione sui lieviti (sboccatura primo quadrimestre 2022), è un apice: colore paglierino dorato intenso e luminoso; olfatto espansivo-espressivo, dotato di ariosità balsamica, agrumi bianchi e rossi (buccia di cedro e bergamotto), gelsomini e alberi in fiore, lievito evoluto ed elegante; bocca cremoso-succosa, con polpa di pesca solcata da correnti minerali, scorza di limone e arancia, persistenza fresco-tonica, progressione irradiante. Dal canto suo, la versione Rosé (sboccatura terzo quadrimestre 2021) ha un colore che vira al bronzo (c’è una goccia di pinot nero che tinge il cortese), un naso di fascinosa evoluzione tra sentori di canfore, mogani antichi, peonie, agrumi, sottobosco, e una bocca che esplode per succo e tensione, per contrasto e sapidità, con rilievo finale di piccoli frutti rossi, tamarindo e nuance esotiche. ARMANDO PARUSSO Metodo Classico Extra Brut Etichetta Bianca 2016 Metodo Classico Extra Brut 100 mesi Etichetta Nera 2011 Che cosa ci si poteva aspettare da un produttore che ama le imprese e le sperimentazioni come Marco Parusso, celebre e audace barolista, se non la sua personalissima versione di un Metodo Classico da uve nebbiolo? Ecco, dunque, l’Etichetta Bianca (sboccatura marzo 2021): colore rosa intenso dai riflessi cipria, afflato olfattivo intenso e floreale, sorso dalla carbonica briosa, dal frutto spiccato e saporito, dal tannino vivo, dall’allungo progressivo. Ed ecco un’Etichetta Nera (stessa sboccatura) che, al suo secondo anno di produzione, traduce i nove anni trascorsi sui lieviti in pura sublimazione: c’è una buccia di cipolla leggera e brillante allo sguardo, un olfatto di fiori (viole), agrumi rossi, minerali marnosi, esalazione di terra calda, e al palato un’effervescenza dinamica, un’ossidazione nobile, una canfora, una rosa, un lampone, una sottigliezza sapida e una tensione acido-tannica che è come sentire un Barolo di Monforte con le bolle. MONGIOIA Metodo Classico Extra Brut Meramentae 2017 Propugnatore di un moscato bianco fuori dalle strade più battute e convenzionali, Riccardo Bianco (“cognomen omen”) è uno dei più versatili, instancabili e originali interpreti di questo nobile vitigno piemontese. Non fa eccezione questa versione a Metodo Classico, purtroppo sempre più rara nel panorama produttivo regionale, uscita per la prima volta nel 2011 con trenta mesi sui lieviti dopo tre anni di esperimenti. Il quadro sensoriale dell’ultima annata è irresistibile: paglierino leggero e brillante; fragranze spiccate di muschio e mandarino, tripudio di erbe aromatiche (salvia, rosmarino, timo), selva di orti, menta purissima, freschezza balsamica. La bocca, rigorosamente secca e allietata da una corolla carbonica finissima, è un apologo aromatico/officinale/mentolato, con il fiore della salvia, del timo e del rosmarino in perfetta circolarità organolettica, e allungo spropositato, quasi lisergico. BISSON Portofino Spumante Metodo Classico Dosage Zero Abissi 2017 Portofino Spumante Metodo Classico Dosage Zero Abissi Riserva Marina 2017 Pierluigi, detto Piero, Lugano ha cominciato a far fermentare i mosti a sei anni, di nascosto, imitando quello che facevano i genitori di un compagno di scuola. A trent’anni, è il 1978, mentre ancora esercita la professione d’insegnante di disegno e storia dell’arte, apre a Chiavari la cantina-enoteca Bisson, che da subito valorizza vitigni locali come la bianchetta genovese e il ciliegiolo. Trent’anni più tardi – dopo studi, ricerche e un sogno rivelatore – immerge le prime bottiglie di spumante nelle acque della Cala degli Inglesi di Portofino, inseguendo una visione: sostituire la cantina interrata con gli abissi del mare, che presentano condizioni ideali di conservazione: a 60 metri di profondità ci sono 15 gradi di temperatura, la giusta pressione atmosferica e assenza di ossigeno. Dal 2014 l’immersione avviene nella Baia del Silenzio di Sestri Levante; le operazioni di sboccatura sono ovviamente realizzate in superficie. L’Abissi e la sua Riserva – da uve bianchetta genovese, vermentino e çimixà – formano un dittico quasi speculare: il primo (18/24 mesi di permanenza subacquea) ha colore paglierino dorato, un naso d’agrume bianco (limone, pompelmo) e rosso (bergamotto), una carbonica impetuosa, uno sviluppo frontale, contrastato, dal timbro iodatomarino. Il secondo (30/36 mesi sott’acqua e sboccatura effettuata nell’estate del 2021, qualche mese dopo l’Abissi) ha un orlo più dorato, olfatto di pompelmo rosa e lime, mandorla sbucciata, ossidazione complessa, elementi minerali-salmastri, un sorso rigoroso e penetrante, acido, con il rosa del pompelmo e del sale (iodato) che fanno balenare suggestive sinestesie. LA PERLA – MARCO TRIACCA Metodo Classico Extra Brut 2018 La Valtellina, territorio montano, è notoriamente il regno della chiavennasca, nome locale del nebbiolo. In pochi conoscono la pignola, storica varietà raramente vinificata in purezza. A renderle giustizia c’è questo apollineo Metodo Classico prodotto da Marco Triacca, che ormai non è più solo un figlio d’arte (il padre Domenico è stato uno dei protagonisti della viticoltura – celebri i suoi pionieristici filari a girapoggio – e dell’enologia valtellinesi), ma una personalità che brilla di luce propria. Bastano due anni sui lieviti (sboccatura marzo 2021) per disegnare uno spumante dall’aspetto fulgente, con profumi che restituiscono un’idea di limpidezza e purezza, come una linea di luce sull’orizzonte: fiori d’altura, burro d’alpeggio, erbe di pascolo; carbonica cremosa e vivida, sorso maturo, nuance di pasticceria, un’acidità laminata che genera salivazione e ampia, sapida persistenza. PASINI SAN GIOVANNI Metodo Classico Extra Brut Centopercento Metodo Classico Dosaggio Zero Rosé Ceppo 326 2016 Il nome dell’azienda unisce quello della famiglia Pasini, arrivata alla terza generazione con Paolo, Luca, Sara e Laura, a un toponimo locale in un vincolo fortemente identitario. Al centro della produzione c’è il groppello, nobile vitigno che ha trovato il suo habitat ideale sui dolci e temperati rilievi della sponda bresciana del lago di Garda. È interpretato in purezza con due rossi (Il Valtènesi in acciaio, Arzane in legno) e due rosati (Chiaretto Rosagreen in acciaio e Lettera C in ceramica) a denominazione di origine, e con due Metodo Classico a schema libero (la spumantistica è attiva in azienda, con nomi e vitigni diversi, dal 1980). Il Centopercento vinifica il groppello in bianco con almeno 36 mesi sui lieviti (sboccatura novembre 2021): colore paglierino ramato brillante, profumi di lieviti fresco-evoluti, con una ventata di fiori rossi e una leggerezza di frutti di bosco, palato di bella souplesse, limpido al gusto, preciso nella carbonica, sapido, penetrante, che emana e fa persistere una nuance di frutti rossi. Il Ceppo 326 è la versione Rosé (sboccatura giugno 2021) in cui, accanto al groppello, c’è dal 2014 un 10% di erbamat (tremila piante piantate a Raffa nel 2009). Buccia di cipolla intensa e brillante, evoluzione dinamica all’olfatto con bouquet di fiori e composizione di frutti di bosco, palato modulato, espressivo, che s’impone con un finale di frontalità, persistenza, sapidità. ALFIO NICOLODI Metodo Classico Brut Cimbrus In Valle di Cembra, il territorio più estremo della viticoltura trentina, c’è una varietà storica a rischio di estinzione chiamata lagarino bianco, conosciuta con il nome, vernacolare e onomatopeico, chegarèl: se si mangiano in abbondanza le sue uve, le proprietà lassative sono garantite. Alfio Nicolodi, vignaiolo cembrano tra i principali promotori del recupero degli antichi vitigni locali, ne coltiva poco più di tremila metri quadri suddivisi in diverse parcelle, la più alta delle quali è situata a 750 metri di quota, offrendone una versione spumantistica con ben 78 mesi sui lieviti (l’ultima cuvée è stata sboccata nel dicembre del 2021). Il colore è paglierino leggero e brillante, i profumi – freddi e artici da sembrare quasi innevati – restituiscono impressioni d’altura, di fiori aulenti e agrumi freschi; il palato è succo citrino, scorza d’agrume, sensazioni di giglio, acidità tagliente, sale siderale, progressione senza fine. BELLENDA Conegliano Valdobb. Prosecco Sup. Metodo Classico Pas Dosé S.C. 1931 Millesimato 2018 Spumante Extra Brut Radicale 2018 LE VIGNE DI ALICE Conegliano Valdobb. Prosecco Sup. fermentazione in bottiglia .G 2015 P.S. Integrale Brut Metodo Ancestrale 2015 “Tra moglie e marito non mettere il dito” dice un vecchio adagio. Mi atterrò al consiglio e, per non fare differenze, riporto i vini di entrambi i coniugi, Umberto Cosmo e Cinzia Canzian, che producono due generi spumantistici sempre più rari nel mondo del Prosecco: il Metodo Classico (controcampo del più conosciuto spumante Charmat) e l’ancestrale (l’evoluzione estrema del colfòndo). Le uve arrivano dalle colline di Carpesica, ridente frazione di Vittorio Veneto, nella parte orientale della denominazione, dove ha sede la cantina. L’S.C. 1931 di Bellenda (i fratelli Luigi e Umberto lo hanno dedicato al padre Sergio Cosmo, fondatore dell’azienda), sboccato nel settembre del 2021, ha colore paglierino brillante, un naso di lieviti raffinati, di temperamento minerale, sentori calcarei, nuance nocciolate, un palato scandito dai granuli fini della carbonica e da un sapore secco e saporito. Il .G delle Vigne di Alice (il nome dello spumante, nato nel 2009, omaggia il passaggio storico dalla Doc alla Docg) presenta un colore paglierino vivido, profumi di fermenti agresti, alberi in fiore, pesca bianca, una carbonica cremosa e risoluta, un finale di nocciola fresca e sbuffi balsamici. I due ancestrali sono stati imbottigliati durante la prima fermentazione per evitare l’aggiunta di solfiti. Il Radicale ha colore brillante e appena velato (le due cose non si escludono a vicenda), sentori di agrumi freschi, cachi, mandorla sbucciata, crosta di pane, una carbonica modulata, sottile, un sorso pieno di sapori, di acidità guizzante e tensione sapida. Il P.S. Integrale, che ha trascorso più tempo in bottiglia, rivela quanto l’evoluzione giovi a questa tipologia in termini di intensità: cromatica (è più velato e opalescente), olfattiva (agrumi, fiori bianchi, nespola), gustativa (succosità allietante, carbonica soffusa, persistenza in continuo fermento). GIORGIO CECCHETTO Metodo Classico Brut Rosa Bruna 2012 Dopo la versione classica della Doc Piave, quella moderna dalle oculate surmaturazioni e quella passita, cosa mancava a Giorgio Cecchetto – l’esegeta, l’alchimista, il cantore del Raboso, cui ha perfino dedicato il dominio del suo sito web, che non riporta, caso raro e forse unico, il nome aziendale – se non il Metodo Classico? La “perla nera” del Piave è diventata così una Rosa Bruna con una macerazione di una dozzina di ore e una permanenza sui lieviti pluriennale (ho assaggiato due sboccature: febbraio 2019 e marzo 2020). Tra il corallo e la melagrana, ha luminoso colore rubino-granato antico, e un olfatto cangiante di rosa appassita, bacche rosse selvatiche, insospettate tensioni iodate. La bocca magnifica l’acidità del raboso, che sferza il succo dell’agrume rosso e la carbonica crepitante e pulviscolare in un trionfo di sottobosco scapigliato, lampone minerale, tamarindo selvatico. Incessante la verve sapida finale. MIOTTI Breganze Vespaiolo Spumante Metodo Classico Dosaggio Zero 2017 Nell’operoso Veneto non mancano mai le novità, ed è un esordio, questo, con il sapore della storia addosso, visto che i Miotti – il veterano Firmino, icona del territorio, e la figlia Franca, che lo affianca dal 2000 – rappresentano la tradizione di Breganze e hanno con l’autoctona vespaiola un rapporto viscerale e versatile: ci sono le versioni in bianco (Vespaiolo e Vespaiolo 16:9), il frizzante con rifermentazione in bottiglia (Strada Riela) e naturalmente il passito con il Torcolato. Inevitabile, dunque, l’approdo al Metodo Classico, una creazione di Franca. Dopo 36 mesi sui lieviti mostra un colore paglierino intenso e brillante, con fresche e fragranti sensazioni olfattive di fior d’arancio e buccia d’agrume, un’evoluzione del frutto che ritorna al palato sotto forma di albicocca; il sorso è maturo e succoso senza cedimenti sul piano del contrasto e dell’equilibrio. La carbonica è carezzevole, allietante, lo sviluppo gustativo si ammanta di pulviscoli balsamici, il finale è asciutto, saporito, persistente. CANTINA DELLA VOLTA Metodo Classico Brut Christian Bellei Millesimato 2016 Metodo Classico Dosaggio Zero La Prima Volta 2018 Lambrusco di Sorbara Metodo Classico Brut Rosé 2017 Lambrusco di Sorbara Metodo Classico BrutRosso Lambrusco di Sorbara Metodo Classico Brut Trentasei 2014 Nella sua cantina di Bomporto, tra le pianure sabbiose del Modenese, Christian Bellei ha portato la spumantizzazione del lambrusco di Sorbara a traguardi inimmaginabili. Lo ha fatto valorizzando la spiccata acidità del vitigno e la precisione del Metodo Classico, che esige rigore e perfezionismo. La batteria è una sinfonia di scale cromatiche e tonalità espressive. C’è il Christian Bellei 2016 (sboccatura novembre 2021), che è bianco, ma ti sembra di sentire il profumo rosafloreale del Sorbara, mente il palato, che lavora per sottrazione, è laminato, tagliente, con trama prepotentemente saporita. C’è La Prima Volta 2018 (sboccatura dicembre 2021), il più giovane, color rosa leggerissimo, che profuma di fragola ed estrae tutto il sale del Sorbara in un crescendo irriducibile. C’è l’acme del Rosé 2017 (sboccatura luglio 2021), dalla veste buccia di cipolla brillante, un olfatto che espande nell’aria le fragoline del bosco, la rosa, la cipria, un palato che traduce l’anima della varietà lambrusca più anomala e originale (poco colore, frutto e tannino), con una carbonica che è un soffio e un sorso che è un assolo floreale, un afflato di finezze minerali. C’è il BrutRosso (sboccatura dicembre 2021), tra il rosa antico e il rubino melagrana, che è un virgulto di contrasti, un sussulto erbaceo-selvatico, un input di rabarbaro ed erbe mediche. E, infine, il Trentasei 2014 (sboccatura gennaio 2021), con veste corallo, finezza di lievito evoluto e radicale, sentori di peonia e tamarindo, carbonica crepitante, umori balsamico-selvatici, acidità lamellare, sapore inarrestabile. BARACCHI Metodo Classico Brut 2018 Metodo Classico Brut Rosé 2017 Scomparso prematuramente lo scorso anno a 64 anni, Riccardo Baracchi è arrivato al mondo del vino attraverso il successo del Falconiere, Relais & Châteaux di Cortona: un luogo da sogno affacciato sulla Valdichiana, con camere immerse nel verde dei vigneti e degli uliveti, una Spa e un ristorante che è stato, fino a quest’anno e per lungo tempo, l’unico della provincia a fregiarsi della stella Michelin. Con la stessa passione e determinazione ha portato alla ribalta la sua seconda creazione, la cantina, fondata nel 1997 e annessa al resort, facendola brillare nel panorama regionale. Commemoriamo il ricordo di questo produttore con i due Metodo Classico di cui è stato pioniere in Toscana, ora elaborati dal figlio Benedetto. Il primo, a base di trebbiano (sboccatura 2021), nasce sotto l’insegna dell’intensità: nel colore paglierino vivo, nel frutto maturo e fresco dell’olfatto (pienezza di frutta bianca), nel sapore, tonico e verace come si conviene al suo vitigno, con sviluppo armonico-modulato e finale fresco e maturo, in perfetto raccordo con l’incipit. Il secondo, sangiovese in purezza (sboccatura 2022), mostra un piglio caratteriale e scalpitante, tanto ai profumi, quanto al gusto, frontale e contrastato, dai fascinosi angoli sapidoossidativi. GIGLI Metodo Classico Brut Rosato Extra Brut Barsaglina, chi è costei? Varietà a bacca rossa, spesso usata in taglio con il ciliegiolo, il canaiolo e l’aleatico, e ormai dimenticata, è diffusa nell’area intorno alle Alpi Apuane, tra la provincia di Massa-Carrara, da cui sembra originariamente provenire (è nota anche con i sinonimi massaretta e carrarese), e quella di Lucca. Proprio in quest’ultima, a Oneta, un antico villaggio di poche anime sulle colline di Borgo a Mozzano, nella Garfagnana più profonda, Angelo Bertacchini, agronomo con studi universitari a Pisa, alla fine del 2010 ne impianta mezzo ettaro nell’azienda agricola dei nonni Alvaro e Anna, elaborando, complice il clima fresco della valle del Serchio, versioni spumantistiche dall’impronta fortemente artigianale. La versione in bianco (36 mesi sui lieviti, sboccatura a mano del febbraio 2021) ha colore rosa leggero (non sono usate la bentonite o altri chiarificanti), spiccati profumi floreali, sorso succoso, selvatico, saporito e verace, la cui spontanea morbidezza sposa un’acidità da sottobosco. Il Rosato è invece un “metodo interrotto” o “torbato”, come li definisce il produttore, ovvero con il fondo (e tappo a corona). Ha colore rubino leggero, un olfatto rustico e viscerale, un’effervescenza gagliarda, un senso di chinotto e tamarindo. D’ARAPRÌ Metodo Classico Brut RN 2017 Metodo Classico Brut Rosé Sansevieria 2017 Quando Girolamo D’Amico, Louis Rapini e Ulrico Priore, tre amici uniti dalla passione per il jazz e lo Champagne, si sono messi in testa nel 1979 di produrre Metodo Classico in una zona come la Capitanata foggiana, nessuno avrebbe immaginato, forse nemmeno loro, che avrebbero scritto un capitolo inedito e fondamentale della spumantistica italiana. A casa D’Araprì (acronimo che fonde le iniziali dei cognomi dei tre fondatori) la bollicina, elaborata nei mille metri quadri delle cantine sotterranee nel centro storico di San Severo, è stata dunque un atto visionario, e oggi che la successione è garantita dai rispettivi figli Anna, Daniele e Antonio il futuro non sembra meno radioso. A illuminarlo c’è soprattutto un RN (sboccatura 2022), da uve bombino bianco, che dispensa un colore leggero e luminoso allo sguardo, un’onda olfattiva di rara complessità (mandorla sbucciata, note salmastre, aria di scogli spazzati dal vento, ardore mediterraneo, nobili tensioni ossidative), un sorso caldo e saporito, dalla carbonica crepitante e continua, dal finale ossidativo-agrumato, teso e salivare. Il Rosé Sansevieria 2017, nero di Troia in purezza (sboccatura 2022), ha colore rosa antico, profumi intensi di fiori appassiti, petali di rosa e pompelmo rosa, buccia d’agrume rosso, lieviti nobili, e un palato speziato, tostato, tra cipria e agrumi, con un tannino farinoso e mordente. MARCO DE BARTOLI Metodo Classico Brut Nature Cuvée VS Terzavia 2019 Sicilia Metodo Classico Brut Nature Terzavia 2018 Metodo Classico Brut Nature Rosé 2019 Dopo il metodo perpetuo e la vinificazione in bianco, la Terza Via del grillo marsalese propugnata da Renato, Sebastiano e Giuseppina, i figli dell’indimenticato Marco De Bartoli, prevede l’elaborazione di un Metodo Classico a dosaggio zero con l’aggiunta di mosto fresco per l’innesco della rifermentazione in bottiglia. La Cuvée VS 2019 (sboccatura 2021) ha colore dorato caldo e intenso, un naso folgorante di mandorla sbucciata, gheriglio di noce, brezza marina, mitili, scoglio, un palato cremoso e ossidativo, saporito e salmastro, con allungo incessante e sale marino che sembra non finire mai: come un Vecchio Samperi con le bollicine dentro. Il Nature 2018 (sboccatura 2021) ha un profilo quasi speculare, ma con un colore più brillante, minor esuberanza olfattiva e più rarefazione gustativa: aria di mare, ostrica, mandorla sbucciata, ossidazione controllata, sorso di sfrontata naturalezza, calibrato nella carbonica, balsamico-salmastro al gusto, con elementi ossidativi e marini che si mescolano e confondono, e una continuità spropositata di sapore, che evoca le saline marsalesi. Il Rosé 2019 (sboccatura 2021), da uve pignatello, ha colore rubino leggero e un carattere più vinoso: è intenso, floreale, umorale, con sentori di sottobosco e di melagrana; ha contrasto sapido, una bollicina sottile, una tensione sapida e un finale di ciliegia selvatica. I VIGNERI Metodo Classico Brut Rosé Vinudilice A Nave, frazione di Bronte, celebre per i suoi pistacchi, versante ovest dell’Etna, quello più selvaggio e meno esplorato, in mezzo a un bosco di lecci (ilice in siciliano, da cui il nome del vino), una vigna di mezzo ettaro con alberelli centenari di grenache, minnella nera e bianca, grecanico e trebbiano è posizionata a più di 1200 metri di quota, nel punto più alto del vulcano e forse d’Europa. Qui nasce il Vinudilice di Salvo Foti, enologo etneo con anima da vignaiolo, profondo conoscitore della sua terra (le ha dedicato un libro imprescindibile, Etna. I vini del vulcano). Questo Metodo Classico (almeno due anni sui lieviti, sboccatura aprile 2021) ha brillante color buccia di cipolla, un naso d’agrume d’altura e fiori montani, un palato vulcanico, dall’acidità spiccata e tannino finissimo, dal sapore di bergamotto e tamarindo, dagli umori boscosi, dal finale persistente.