quando la birra è agricool
Riccardo Antonelli

In un mercato che accoglie le espressioni artigianali con sempre maggiore entusiasmo, il profilo identitario del birrificio agricolo si fa ancora più distintivo in termini di qualità, freschezza e unicità delle materie prime.

Ci sono voluti un po’ di anni, ma è diventato ormai frequente trovare tra gli scaffali delle birroteche o nelle carte dei pub la definizione “birrificio agricolo”. Che cos’è esattamente? La prima impressione è che si tratti di un birrificio che produca in toto le materie prime necessarie alla produzione brassicola, forse perché abbiamo in mente quanto viene comunicato da molte cantine. A ben guardare, però, anche le cantine hanno la possibilità di acquistare parte delle uve altrove per elaborare i propri vini. Un birrificio agricolo deve essere in grado di sostenere attraverso la coltivazione diretta una significativa percentuale di materie prime utili per realizzare le proprie birre.

Da un punto di vista meramente strategico, un’azienda agricola cela vantaggi interessanti per i produttori, motivo per cui negli ultimi anni si è registrato un aumento considerevole di birrifici che adottano questo modello imprenditoriale. Personalmente mi sento di suggerire questo approccio ai produttori italiani già in essere (attraverso una conversione aziendale) o a chi è in procinto di cominciare la propria avventura nel mondo delle birre. Infatti, il birrificio agricolo (normato con il Decreto Ministeriale 212/2010) è a tutti gli effetti un’azienda agricola, e in quanto tale è soggetta a precise agevolazioni fiscali. La produzione di malto e birra, racchiusa nel concetto di birra agricola, è stata inserita tra le attività che possono essere qualificate come attività connesse ai fini delle imposte sui redditi. Tuttavia, per essere considerata agricola, la birra deve possedere determinate caratteristiche, come quella di essere elaborata dallo stesso agricoltore che produce l’orzo. A ben guardare, le lavorazioni dei propri terreni possono essere demandate ad aziende esterne: ciò significa aumentare i costi, ma risolvendo con professionalità eventuali mancanze strutturali o conoscitive da parte del birrificio.